«Sono pulito, qualche compagno può aver fatto una fesseria...»

«Sono pulito, qualche compagno può aver fatto una fesseria...» GIANNI PARISI, EX VICEPRESIDENTE DELLA GIUNTA «HO SPIEGATO TUTTO Al MAGISTRATI» «Sono pulito, qualche compagno può aver fatto una fesseria...» intervista ROMA «Non so se sono riuscito a convincere i magistrati, per quello che mi riguarda, però, al termine dell'interrogatorio mi sono sentito rinfrancato». Gianni Parisi, ex vicepresi�dente della giunta regionale Campione, ex assessore regio�nale alla cooperazione, dirigen�te storico del Pci-Pds siciliano, è indagato dalla procura di Palermo nell'ambito dell'in�chiesta Coop rosse-Cosa no�stra. Le ipotesi di reato che gli vengono contestate sono due: concorso esterno in associazio�ne mafiosa, concorso in turba�tiva d'asta. Parisi è stato inter�rogato venerdì, per circa tre ore, dai magistrati che condu�cono l'inchiesta, i pm Paci e Sturzo. La procura di Palermo so�stiene che lei è stato lo sponsor politico dell'im�prenditore Potestio, im�prenditore legato a Cosa nostra. Il pentito Angelo Siino sostiene che lei era l'interlocutore comunista di Salvo Lima e che Lima la presentò come il collettore delle tangenti «rosse». «Se mi sono sentito rinfrancato . al termine dell'interrogatorio è perché le accuse contestatemi sono al di fuori dalla realtà. Angelo Siino mi accusa sulla base delle cose riferitegli da Salvo Lima. In vita mia, con Salvo Lima non ho mai parlato. Capitava che ci incontrassimo in aeroporto, e manco un buon�giorno o un buonasera ci scam�biavamo. E allora due sono le cose: o Salvo Lima raccontava menzogne ad Angelo Siino, op�pure Angelo Siino ha racconta�to frottole ai magistrati. Il tem�po mi darà ragione». Ma lei è stato lo sponsor politico dell'imprenditore Stefano Potestio? «Conoscevo benissimo Stefano Potestio, come lo conoscevano tantissimi comunisti. Era un compagno, un comunista. Fi�glio di bracciante è diventato un piccolo imprenditore. Ho detto ai giudici che metto la mano sul fuoco solo su di me, ma mi ha lasciato di stucco apprendere che sarebbe inseri�to nel sistema mafioso. Per come lo conosco, mi sento di escluderlo». L'accusa sostiene che men�tre si stava per aggiudica�re la gara d'appalto per la rete idrica di Caltavuturo, lei e il sindaco di Caltavu�turo, suo compagno di partito, Domenico Giannopo�lo, vi deste da fare per far vincere la gara aH'xamico» e «compagno» Stefano Pote�stio. «Nel 1998 non ero più deputato regionale da due anni. Non conoscevo l'esistenza di questo appalto che, tra l'altro, era finanziato dal ministero dei Lavori Pubblici, e ministro, al�l'epoca, era Antonio Di Pietro. Visto che i magistrati mi hanno contestato delle telefonate con Potestio... per caso, risultano in quei giorni mie telefonate con il ministero dei Lavori Pubbli�ci? Non mi pare». Nel corso del suo interroga�torio, l'imprenditore Pote�stio ha detto che lei lo chiamò per via di uno scal�dabagno rotto... «L'accusa sostiene che siccome risultano dai tabulati telefonici queste conversazioni tra me e Potestio, in queste telefonate parlavamo dell'appalto di Calta�vuturo. La verità è molto più banale: cercai ripetutamente Stefano Potestio perché mia moglie voleva cambiare il ser�batoio dell'acqua, ne voleva uno più grande. A Palermo manca l'acqua e d'estate è una sofferenza..». Insomma, per lei questa inchiesta è una bufala? Le coop rosse non hanno fatto parte del sistema di condi�zionamento politico-mafio�so degli appalti? «Non lo so, come fatto sistema�tico lo escludo. Però, in un mondo cos�complesso qualche fesseria può essere stata com�messa...». (g. ru.) «Sì, ho telefonato molte volte all'imprenditore Potestio ma solo perché mancava l'acqua e mia moglie voleva un nuovo serbatoio» Pietro Polena, coordinatore della segreteria diessina

Luoghi citati: Caltavuturo, Lima, Palermo, Roma