Danimarca, la riscossa del sì di Maurizio Molinari

Danimarca, la riscossa del s�Danimarca, la riscossa del s�Il premier: al referendum l'euro può vincere reportage Maurizio Molinari inviato a COPENHAGEN INCALZATO dai sondaggi che danno in testa il «no» nel referen�dum di gioved�sull'euro il pre�mier danese Poul Nyrup Rasmussens ha rivolto un appello accorato ai suoi titubanti connazionali. Dalla suggestiva cornice del Folketing il Parlamento simbolo della sovranità danese Rasmussens non ha negato la realtà: «I sondaggi ci dicono che questi ultimi giorni saranno una battaglia durissima ma lavoreremo sodo per capovolgerli perché sono convinto che la Danimarca può far�cela a compiere questo storico pas�so». «Il referendum è il fondamento della democrazia danese ed ha poco a che fare con la politica» ha conti�nuato il premier socialdemocratico, identificando nello «scetticismo da�nese» in vero nemico da battere nelle urne. «Quello di gioved�sarà un voto strano ha sottolineato molto danese e poco politico». Come dire: sono in gioco gli umori profon�di del paese più che la sorte del govemo. Per vincere lo scetticismo dila�gante sulla moneta unica Rasmus�sens punta nell'ultimo scorcio di campagna referendaria sulla difesa nazionalistica dello stato sociale «solo con l'euro potremo difenderlo dalle speculazioni finanziarie inter�nazionali» sui benefici che la mone�ta unica porterà alle aziende nazio�nali in termini di concorrenza e sulla più generale «possibilità di poter far sentire la nostra voce da pari a pari nell'Unione Europea». Bersagliato dalle domande al vetrio�lo dei giornalisti Rasmussens è sem�brato però più volte in difficoltà: «Sì, è vero l'euro debole sui mercati non ci aiuta affatto»; «se le sanzioni all'Austria ci hanno nociuto, ora però l'averle levate pesa poco»; «se vince 0 no saremo chiamati a deci�sioni difficih». Il capo del govemo paventa disa�stri economici e crolli finanziari e getta tutto il suo peso a fianco dei leader di maggioranza ed opposizio�ne che chiamano a raccolta i fedelis�simi e della grande stampa mobilita�ta in favore dell'euro: ma la Dani�marca scuote le spalle indifferente, sembra scivolare inesorabilmente verso la vittoria del «no». «Tantopiù è massiccio il nostro sforzo per U s�tanto più i sondaggi ci penalizzano» ammette Laars Kaaber, stratega del�la campagna referendaria per il par�tito conservatore (la maggiore forza di opposizione). Per Kaaber c'è ima debolezza di fondo nella campagna del si: «Sin dall'inizio siamo stati costretti a rincorrerli, loro attacca�no e noi rispondiamo, questo ci ha penalizzalo perché il terreno dello scontro lo hanno scelto loro». Quasto «terreno» è ben riassunto in un messaggio semplice e diretto che i manifestini quadrati blu del «Nej» affissi sulla Radhusplasen ripetono: «Votate no all'euro, contro gli Stati Uniti d'Europa». La frase pronuncia�ta dal ministro degli Esteri tedesco Joshka Fischer lo scorso 12 maggio «l'ultimo nostro passo sarà l'integra�zione totale in una federazione euro�pea» è diventata la bandiera dell'ag�gressiva ed efficace propaganda gli antieuropeisti del «Movimento di Giugno» (16,l0Zo di voti alle ultime europee). «Questa frase dimostra che dietro Maastrich, Schengen e l'Euro c'è un unico progetto spiega Heine, una volontaria ed è quello degli Stati Uniti d'Europa». La diffe�renza danese è tutta qui: il sogno federalista che ispirò Monet, Schumann e Spinelli, che spinge i Paesi fondatori dell'Unione Europea (come l'Italia) ad integrarsi sempre più e che sta dettando il calendario della Conferenza Intergovernativa in vi�sta del Consiglio di Nizza a Copenha�gen e dintorni non piace. Per accor�gersene basta ascoltare i protagoni�sti dello scontro referendario: se il «Nej» mette all'indice gli «Stati Uniti d'Europa», lo «Ja» ne prende le distanze. «L'Euro fa parte di un piano per togliere agli Stati la sovra�nità nazionale» accusa Pia Kopersgaard, leader del Partito del Popolo Danese di estrema destra e capofila del «no». Forte la sintonia U suo alleato Helger Nielsen, capo dei socialpopolari di estrema sinistra: «L'euro è l'altra faccia del progetto di allargare l'Ue verso Est per creare un macrostato da incubo». Sul fron�te opposto liberali e conservatori ripetono all'unisono in tv «non sia�mo certo noi i sostenitori degli Stati Uniti d'Europa». L'unico timido bar�lume di europeismo resta quello dei socialdemocratici al govemo, il cui argomento più acceso è del tipo «non chiudamoci in noi stessi». Lykke Friis dell'Istituto danese di relazioni intemazionali tira le con�clusioni: «I temi pelici veri legati al futuro dell'Europa non vengono di�scussi, dunque il referendum sul�l'euro si riduce ad una scelta econo�mica fra il presente certo della coro�na forte e Ù futuro incerto dell'euro debole». «Per come è oramai impo�stato il referendum commenta Per Knutsin, editorialista del quotidia�no "Politiken" il voto è percepito dai danesi sulla sopravvivenza del proprio Stato sociale, quindi su una questione di identità nazionale mi�nacciata dall'euro di Bruxelles, de�gli scioperi francesi, spagnoli e italia�ni e dai continui scivoloni finanzia�ri». Il premier Rasmussens sente' odore di sconfitta e teme ripercussio�ni nel dopo-voto: «Svedesi e britan�nici potrebbero essere condizionati dalla nostra scelta ed anche il Censiglio europeo di Nizza potrebbe esse�re indebolito da una vittoria del no». Sarebbe infatti difficile per il gover�no danese presentarsi dopo la scon�fitta al tavolo di Nizza e dare il via libera alle riforme istituzionali ne�cessarie per l'allargamento ad Est. Il fronte anti-europeista lo sa e ha fatto del «Gran Consiglio di Nizza» un'altro obiettivo della sua pungen�te campagna: «Rifiutare l'euro signi�fica salvare i paesi dell'Est dal dover accettare in un prossimo futuro i diktat di Nizza dice il leader socialpopolare Nielsen e proporre in sostituzione dell'accentramento di Bruxelles il modello di un'Europa flessibile dove le differenze vengono salvaguardate e non affogate». Ra�smussens sa che dopo «euro» anche «Nizza» sta diventando ima parola che scotta e quindi getta acqua sul fuoco: «Se le conclusioni di. Nazza lo richiederanno saranno sempre i re�ferendum a decidere per la Danimar�ca». Ma intanto deve vincere quello di giovedì. I pronostici gli sono con�tro ma a ben vedere i precedenti no: nel '93 e '98 i referendum sull'Euro�pa passarono contro ogni previsione e le ultime elezioni politiche sono state vinte dai socialdemocraticiper ima manciata di voti allo sprint finale. «Se i socialdemocratici riusci�ranno a mobilitare ancora una volta il loro grande apparato e se molti incerti non voteranno ammette il conservatore Kaaber forse potrem�mo farcela». «Solo con la moneta unica potremo difendere lo Stato sociale dalle grandi speculazioni finanziarie» Ma il movimento per il «no» al referendum incalza «L'obiettivo della Uè è di creare gli Stati Uniti d'Europa» Il primo ministro danese Poul Nyrup Rasmussen cerca di risollevare II fronte del s) al referendum sull'euro mentre 1 sondaggi continuano a dare In testa gli avversari Isolazionisti

Persone citate: Friis, Heine, Joshka Fischer, Monet, Popolo Danese, Poul Nyrup Rasmus, Poul Nyrup Rasmussen