E il premier disse; non ci sto più di G. Z.

E il premier disse; non ci sto più E il premier disse; non ci sto più Voci di dimissioni (rientrate) per i brogli inviato a PODGORICA Centomila schede false in più o in meno non avrebbero caiiibiato il risultato di queste elezioni. Ma il piccolo «caso» esploso ieri in Mon�tenegro spiega megho di molti altri come questa consultazione sia stata organizzata, con quali sistemi e soprattutto con quanta credibilità. La vicenda esplode così: ieri mattina un'agenzia di stampa montenegrina, la «Montenafax», lancia una storia straordina�ria. Momir Bulatovic, avversario di Milo Djukanovic in questa Repubblica (e in Jugoslavia pri�mo ministro, secondo i criteri di nomina di Milosevic) si sarebbe dimesso. Da Belgrado il Grande Capo gli aveva chiesto un adeguato sup�porto di voti, lui ne aveva promes�si ISOmila poi la scarssissima affluenza aveva infranto il patto. E' però la seconda parte della notizia a risultare più interessan�te: dopo il disastro, il Capo avreb�be imposto a Bulatovic un'impre�sa disperata, quella di far giunge�re in qualche modo alla Commis�sione elettorale di Belgrado 100 mila schede false. Ma come? Ecco confezionata anche l'ulti�ma parte della storia: un aereo militare era pronto a partire da Podgorica con destinazione Bel�grado su ordine diretto di Nejbosa Pavkovic, capo di Stato Mag�giore deh'esercito e fedele subor�dinato del Presidente. Bulatovic avrebbe detto:((Questo è troppo», e se ne sarebbe andato. In termini di propaganda que�sta è una piccola bomba: una miscela talmente esplosiva da spingere lo stesso governo monte�negrino a un silenzio prudente. A reagire con furia è invece il parti�to di Bulatovic, l'((Snp», filiazione locale del partito socialista di Milosevic. Il suo vice premier, Zoran Zizic, all'ora di pranzo tiene una rovente conferenza stampa per denunciare «l'incredibile truffa» e 1'«inattendibilità totale» deUe notizie diffuse. «Non c'è un solo elemento di vero è stata la dichiarazione l'intera vicenda è frutto di una montatura, Bulato�vic non ha mai pensato di dimet�tersi e resta al suo posto». E' proprio così. Momir Bulato�vic è a Belgrado e, in momenti come questo, a tutto potrebbe pensare tranne che a dimettersi. Ieri sera compariva nella confe�renza stampa serale deUa signora Corica Gajovic, segretaria genera�le deir«Sps» e grande esponente dell'area dei «falchi». Era l'incon�tro con cui il regime tentava di sostenere un'insostenibile vitto�ria. Poco prima Bulatovic aveva affidato alla «Tanjug», agenzia ufficiale, il suo pensiero pohtico: «In ogni caso il presidente Milose�vic rimarrà in carica fino alla fine di giugno, come da mandato costi�tuzionale». Dunque, l'intera storia dei lOOmila voti falsi va considerata falsa come quehe ipotetiche sche�de. Fra l'altro visti i risultati che si profilano quei voti rubati non avrebbero cambiato l'andamento delle cose, soprattutto dopo la scarsissima affluenza ai seggi dei montenegrini fedeh a Milosevic. Al povero Zizic, sempre più smarrito dinanzi all'accavallarsi dei disastri, non resta che un argomento: «Comunque sia anda�ta, in Montenegro il mio partito ha ottenuto il novanta per cento dei voti...». Percentuale vergogno�sa se si considera che il cento per cento dei votanti era rappresenta�to da filoserbi. Il governo montegrino ha una posizione molto diversa: «Pensia�mo proprio che Vojislav Kostuni�ca abbia conquistato la vittoria assoluta», dice il vice premier Dragisa Burzan. «A partire da adesso ci aspettiamo che rassegni i poteri». [g. z.]

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Montenegro, Podgorica