A Belgrado la guerra dei dati sul voto di Giuseppe Zaccaria

A Belgrado la guerra dei dati sul voto A Belgrado la guerra dei dati sul voto L'opposizione: abbiamo //5:^. Il regime: la vittoria è nostra reportage Giuseppe Zaccaria inviato a PODGORICA HI INTANATQ fra i meandri di una disillusione nera, Slobodan Milosevic sta cercan�do di raccogliere le idee per rag�giungere almeno quel risultato che quarantott'ore fa gh sarebbe apparso umiliante: un bahottaggio. Nel sUenzio deUe fonti ufficiali, nel continuo rinvio di risultati se non attendibili almeno dichiarati, il solo fatto che si possa tranquilla�mente affermare è il seguente: la Serbia ha appena attraversato un terremoto politico e sociale. Comunque li si consideri i risul�tati elettorali segnano non l'insuc�cesso, ma la demohzione di Slobodan Milosevic. L'altra notte fin quasi all'alba perfino il sito Inter�net del suo partito, r«Sps», indica�va l'opposizione vittoriosa. Poi qualcuno ha oscurato tutto, men�tre misteriosi burocrati applicava�no polverosi piani d'emergenza interrompendo linee telefoniche e connessioni telematiche. L'illusione coltivata dal regime nella sua ultima fase di schizofre�nica affidata alle teste d'uovo del�la «Jul», il partito della ((first lady» Mira Markovic, è crollata senza possibilità d'appello. In una fase di totale smarrimento del Capo, l'apparato esercita riflessi pavloviani nell'illusione che attesa, iso�lamento e silenzio possano atte�nuare un verdetto di evidenza assoluta. Se qualcuno non fosse anora convinto dei risultati, nel caso deUa Jugoslavia 0 criterio della prova «a contrariis» vale due volte. Ieri mentre ciascuno procla�mava la sua vittoria, partiti e partitini compivano ognuno le sue proiezioni. AUe dieci e mezza del mattino Voijslav Kostunica aveva appena dichiarato: ((Abbiamo vinto, è un giorno storico per la Serbia». Il portavoce dello schieramento proMilosevic, Ivan Markovic, poco più tardi rispondeva alla «Reuter»: «Cosa posso dirvi? Abbiamo vinto...». In quel «cosa posso dir�vi?» c'era tutta l'impotenza e lo smarrimento che investivano un blocco di potere. La Commissione Elettorale Centrale dopo qualche ora aveva interrotto i lavori, in attesa di capire cosa decidere. Dovranno riprenderli oggi, e se tutto va bene li concluderà doma�ni. Ma intanto altri elementi spin�gono a conclusioni ragionevoli. Dunque: fino a questo momento lo schieramento del «Dos», il cartel�lo deUe opposizioni, afferma con forza che Kostunica ha conquistato il 53 per cento dei voti e Milosevic appena il 33. AU'intemo del «Dos» le stime divergono, ma di poco. Il numero due del cartello elettorale, Zoran Dijndijc, in base a calcoli del suo gruppo dice che Kostunica ha vinto con il 55 per cento e Milose�vic ha perso con il 34. Lo schieramento di regime ri�batte: «Milosevic ha vinto: 44 per cento contro 41». Una divaricazio�ne enorme. Forse in questo caso fonti meno qualificate possono offrire maggio�ri elementi di comprensione. Esi�stono non tanto conteggi ma posi�zioni politiche già assunte dal partito di Vuk Draskovic, che si chiama «Spo», e da quello radicale di Vojslav Seselj, r«Rps». Ieri sera Vuk Draskovic, un tempo noto come «il Cristo dei Balcani», oppositore accanito, ac�canito collaboratore di Milosevic ed infine accanito attendista, è comparso pallido sugli schermi della tv che controlla, «Studio B», per dire: «Mi congratulo con l'op�posizione. E' ima vittoria storica, e forse il mio partito paga le mie colpe personah. Non mi sono schie�rato con i veri rinnovatori». Per il più sistematico opportunista degli ultimi dieci anni di storia serba, una mossa del genere equivale alla presa d'atto di un cambiamen�to epocale. Quasi negh stessi momenti da una stizzita reazione del regime si ricavava il crollo di un'altra allean�za. Corica Gajevic, bionda e seve�rissima padrona dell'«Sps», parla�va del partito radicale e di Vojslav Seselj come di gente «che si è venduta alla Nato». L'apparato sembra dunque perdere anche il supporto della destra, di quegli ultranazionalisti che negh ultimi tre anni gh avevano consentito di sopravvivere. In attesa dei risultati deUe presidenziah, Belgrado archivia i risul�tati deUe elezioni locali: nuovo sindaco della città è Milan St.Protic. Quel «St.» sta per Stojan, nome del nonno, già primo ministro del re di Jugoslavia. E' un membro d'opposizione ed un nazionahsta pulito. Vojslav Kostunica, vincito�re «in pectore», comincia già a comportarsi da statista evitando le questioni più delicate, legate alle trattative che in queste ore sono in corso. Ieri a chi gli domandava se una volta conquistato il potere fosse pronto a consegnare Milosevic, futuro ex presidente, al tribunale dell'Aja lui ha risposto: «Questo non è certo il problema principale, fra l'altro quello della giustizia intemazionale non è il npo campo. Abbiamo questioni più ùrgenti da affrontare». Tutte questioni, par di capire, che si potranno affrontare solo quando e se un'opposizione vir�tualmente vittoriosa ed un regime ancora in grado di reagire col sangue avranno raggiunto un pat�to di ferro su questo punto. Ma la Commissione centrale elettorale non ha ancora diffuso nessuna cifra Vuk Draskovic, il re degli opportunisti subito si congratula con Kostunica Vojislav Kostunica Una sostenitrice di Milosevic in festa davanti al quartier generale del partito

Luoghi citati: Aja, Belgrado, Jugoslavia, Podgorica, Serbia