Così la mafia cercò la «copertura a sinistra» di Francesco La Licata

Cos�la mafia cercò la «copertura a sinistra» Cos�la mafia cercò la «copertura a sinistra» Le carte dell'inchiesta: Provenzano decise l'accordo con le coop Francesco La Licata inviato a PALERMO E' la storia della lunga marcia di avvicinamento della mafia con l'imprenditoria. E' il racconto stando a quanto i magistrati di Palermo ritengono di aver accer�tato di come Cosa nostra, ad un ceito punto della propria storia, abbia preso coscienza del fatto che nella spartizione del «merca�to» degli appalti bisognava tener conto anche delle imprese vicine ad ambienti politici tradizional�mente ostili alla mafia. Detto in parole semplici: non si poteva continuare a gestire il business della spesa pubblica lasciando fuori del cosiddetto «tavolino» le coop rosse. In primo luogo perché bisognava fare i conti con la «for�za» di quelle imprese, abituate alla competizione dura. E poi perché, nella mente di un capo più duttile di Totò Rima, e parlia�mo di Bernardo Provenzano, pote�va ravvisarsi un motivo di «ordi�ne pohtico». Infatti, l'imprendito�re Massimo Barresi spiegherà ai magistrati che «l'accordo con le coop consentiva di disporre di quella copertura politica, per cui detenninate aggressioni, che pote�vano venire dal mondo della sini�stra e dal sindacato si appiattiva�no, perché c'erano loro presenti. In questo modo l'impresa non di sinistra poteva tentare di metter�si al riparo dagli attacchi della sinistra, non subendo quel^umus di mafiosità che avrebbe compli�cato qualunque risultato». Sarà poi il pentito Angelo Siino, protagonista e mediatore del�l'abbraccio tra imprenditoria e Cosa nostra, a chiarire 0 pensiero di Bernardo Provenzano, definito «mente raffinata» che «decise di coprirsi le spalle facendo parteci�pare le cooperative rosse, mentre Riina a Corleone buzzurro, pecuraro» aveva alzato le barricate per lasciarle fuori. Ovviamente, insinua sempre Siino, la coabitazione non poteva essere delle più semplici, ma a tutto si può rimediare. Per cui quanto i Potestio imprenditori delle Madonie vicini all'on. Gian�ni Parisi (ex segretario provincia�le del pei e poi assessore regionale del pds) si aggiudicano un appal�to, alle richieste di tangenti per Cosa nostra rispondono«Io sono comunista e non pago ai mafiosi». Allo stesso mondo il boss può replicare: «Io sono mafioso e non pago ai comunisti». Ma il fatto è dichiara Siino che poi gli affari si facevano lo stesso. Parte da lontano, il lungo ab�braccio. Dall'inizio degli Anni Ot�tanta e dalla guerra di mafia, vinta dai corleonesi. Insieme col vertice di Cosa nostra, «depurato» della presenza della mafia paler�mitana, cambia il metodo. Lo stesso Salvo Lima, ex garante della politica presso la direzione mafiosa, deve piegarsi al «sistema corleonese». Scrivono i magistrati che «il ruolo di progressivo prota�gonismo , assunto in Sicilia da Cosa nostra nel sistema di Tan�gentopoli, costituisce un caso uni�co nel panorama nazionale». E quindi «l'infiltrazione di Cosa no�stra nel sistema viene attuata mediante alcuni personaggi orga�nicamente collegati all'associazio�ne mafiosa, i quali per essere dotati dei necessari requisiti competenza tecnica, dislocazione strategica in punti chiave del si�stema, patrimonio di relazioni personali sono in grado di svolge�re l'infungibile e delicata funzio�ne di collegamento fra Cosa no�stra e mondo imprenditoriale». Uno di questi è stato Angelo Siino, oggi pentito molto ascoltato dai magistrati, autocandidatosi al ruolo che era stato dell'ex sindaco Ciancimimo. L'investitura, rac�conta l'altro pentito Balduccio Di Maggio, arrivò quando Riina rice�vette «i primi elenchi dei lavori» e nella spartizione che ne consegu�non si oppose all'entrata di Siino: «Per i lavori della vostra zona disse dòn Totò vedete un po' voi». E' lui, Siino, che da muovo collettore» mette a punto il siste�ma del «tavolino», attorno a cui sedevano tutti, anche Cosa nostra che cos�non aveva bisogno di intermediari. Come funzionava il «sistema Siino»? «Cosa Nostra selezionava a monte gli appalti sui quali inter�venire, mformando \a famiglia» competente per territorio. Nella fase del finanziamento gli uomini della mafia, Siino in testa, «intrat�tengono rapporti con quegli esponenti del mondo politico e delle pubbliche amministrazioni». Nel�la seconda fase, lo svolgimento della gara, «viene predeterminata l'aggiudicazione dell'appalto» e in alcune gare «vengono predispo�sti dei bandi che, mediante accor�te griglie di sbarramento, circo�scrivono il numero delle imprese abilitate a partecipare». Il risulta�to finale è che per «chiudere» l'affare non è neppure necessario l'intervento «autoritario» di Cosa Nostra. Tacita intesa. Anche con le coop rosse, secon�do i pm di Palermo. Più di quindi�ci appalti ((pilotati», nelle indagini che hanno coinvolto pesantemen�te alcuni esponenti del Pci-Pds. In primo piano la figura di Gianni Parisi, indagato per concorso estemo e corruzione, che Siino indica come referente dei costruttori Potestio. E aggiunge particola�ri su ima gara d'appalto per alcu�ni lavori nelle Madonie: «I soldi che il sindaco ha preteso, mi disse Lima, erano destinati all'on. Pari�si». Non sarebbe andata liscia, quella gara. Siino dice di aver saputo da Lima che Parisi «i soldi non li ha intascati» e per questo erano sorti problemi. Che genere di problemi? Il pentito la racconta così: «Ouando sorse il problema dell'area artigianale di Collesano e ci furono marce e manifestazio�ni di vari organismi ambientali�sti, con in testa l'on. Parisi, chiesi spiegazioni all'onorevole lima, che mi disse: "Si sciamano per i soldi" (litigano per i soldi, ndr). Praticamente le marce di prote�sta erano determinate dal f^tto che non erano arrivati i soldi a Parisi». Dalle indagini dei giudici di Palermo su esponenti autorevoli della sinistra emergono 15 appalti «pilotati»: in primo piano l'on. Parisi, ex segretario provinciale del Pei e poi assessore regionale del Pds ' ' '' ' 4 ' -; ■M. J * A sinistra il tribunale di Palermo, a tra una parte ell'elenco dei documenti equestrati dai udici alla Lega delle Cooperative ^^i""•i« .■:.::;":-^t::r........ Jo.o «...,,nr '"'"-l. '"■•••ti , '••"'"•..7;:-'" v;tA sinistra il tribunale di Palermo, a destra una parte dell'elenco dei documenti sequestrati dai giudici alla Lega

Luoghi citati: Collesano, Corleone, Lima, Palermo, Sicilia