Barak: basta con i colloqui di pace, anzi no di Aldo Baquis

Barak: basta con i colloqui di pace, anzi no L'ambasciatore Usa in Israele: nessuno può arrogarsi ii diritto di controllare da solo i Luoghi Santi Barak: basta con i colloqui di pace, anzi no «Arafat tace, non ha più senso continuare», ma poi cambia idea Aldo Baquis TEL AVIV Per tutta la giornata di ieri lo trattati�ve iru iHrooliuni e palestinesi sono stato interrotto: il premier Barak giudicando lo stallo irrimediabile aveva bloccato i suoi negoziatori. In serata, l'ufficio dello stesso premier ha annunciato la ripresa dei collo�qui. Una giornata convulsa che testinionia la difficoltà di trovare un accordo sui tomi più spinosi della pano: essenzialmente lo status ili Gerusalemme e la questione del ritór�no dei profughi palestinesi. Cori ima telefonata al negoziatore palestinese Saeb Erekat un'ora pri�ma di un nuovo incontro con la controllarlo israeliana, Gliilad Sher, il premier Ehud Barak aveva repenti�namente troncato le trattativo con i palestinesi, cho sono rimasti sbigotti�ti, Erekat ha subito intrapreso una serie di telefonale a diplomatici sta�tunitensi, europei, egiziani e giorda�ni per valutare con loro l'euetdva gravità della crisi. All'amministrazio�ne Clinton restano poche settimane di vita e d&s�pure secondo mohi commentatori al governo dello stesso Barak, ormai in stalo di mino�ranza in parlamento. Poco prima del drammatico an�nuncio dolla sospensione a oltranza dei negoziati, Barak ha convocato nel suo ufficio i più stretti collabora�tori. Si è lamentato che «dal vertice di Camp David, nel luglio scorso, in poi non ci sono più state trattative con Yasser Arafat, Conlatti si, incon�tri si, scambi di ideo si: ma negoziali veri e propri, no». Il premier ha aggiunto che Arafat non ha ancora inoltrato i propri commenti ai sugge�rimenti avanzati da Clinton a Camp David. «Per Arafat è giunto il momen�to delle decisioni. Finché non ci inoltra i suoi commenti su quelle idee ha bruscamente confcluso Ba�rak f contatti a basso livellò sono una perdita di tempo». Dalle dichiarazioni recenti dei negoziatori delle due parti si desume che i principali ostacoli restano la spartizione politica e amministrati�va di Gerusalemme (con il problema della Spianata delle Moschee, sacra al mondo islamico e anche agli ebrei) e la questione dei profughi palestine�si, Barak ha detto ieri ai suoi collabo�ratori che anche su questioni che a Camp David avevano pur registralo progressi (colonie e confini del futu�ro Stato palestinese) nelle ultime settimane ci sono stati passi indie�tro. In un aggiornamento al parlamen�to'palestinese, Abu Mazen (nuiriero due deU'Oip) ha spiegato che in Cisgiordania Israele dovrà ritirarsi fino ai confini del 1967, che in futuro potranno essere presidiati da forze internazionali. Ha aggiunto che nel�lo Stalo palestinese non sarà tollera�ta la presenza di israeliani: ossia che le colonie dove oggi abitano 200 mila ebrei dovranno essere sgomberate. La crisi nelle estenuanti trattati�ve israelo-palesiinesi (giunte ormai al settimo anno) è giunta in un momento delicato. Proprio oggi Clin�ton si accìnge a discutere con Madeleine Albright e i suoi emissari in Medio Oriente l'opportunità di con�segnare ad Arafat e Barak una bozza di accordo definitivo basato sul con�tenuto dei negoziati di Camp David, In esso dovrebbero essere incolonna�te le intese, dà un lato, e i maggiori punti di discordia, dall'altro, Clinton deve inoltre decidere se avanzare idee originali: ancora nei giorni scor�si l'ambasciatore americano in Israe�le Martin Indyk ha proposi*'una spartizione politica di Gmisdeaimc e haribaditoche nessuno praflrrogarsi il diritto di controllare da solo i Luoghi santi alle tre religioni mono�teistiche.

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Medio Oriente, Usa