«Respiratori e fleboclisi Così li teniamo in vita» di Paolo Colonnello
«Respiratori e fleboclisi Cos�li teniamo in vita» PARLA IL CAPO DEL TEAM MEDICO .. u——-—-.: ;—; . t.*.. «....i-i-;—i^x. ^-^.u;—. ^_ «Respiratori e fleboclisi Cos�li teniamo in vita» il racconto Paolo Colonnello MILANO ADESSO tocca a lui e all'equi�pe di 14 medici e 20 infermie�ri, mobilitati nel reparte di patologia neonalale di Niguarda, i arsi che l'avventura dei 6 gemellini Pirrera esca dall'emergenza per entrare nella quotidianità di lutti i neonati. E non è facile: le prospetti�ve per i 6 prematuri non sono delle migliori. Ma il dottor Stefano Mar�tinelli, 42 anni, coordinatore del�l'assistenza clinica per il super-par�to di Mariella Mazzara, nemmeno ci pensa. Lui e i suoi colleghi si pongono al momento obiettivi più ravvicinali. Perchè ogni minuto di vita guadagnato nel reparto asetti�co, dove i piccolini se ne stanno avvolti in ragnatele di tubicini e aghi, per i medici è già una vittoria. Il dottor Martinelli, sospira: «Il nostro è un lavoro cosi, dobbiamo nasconderci le speranze e concen�trarci su quanto stiamo facendo. Solo cosi si può arrivare lontano». Sinceramente dottore, quali sono le possibilità di soprav�vivenza per i 6 gemelli? «Le casistiche per i bimbi nati sotto i 500 grammi di peso, e fino ai 600, come nel caso dei 6 gemellini, sono molto rare. Dicia�mo che nei centri migliori del mondo, si hanno possibilità di sopravvivenza fino al 50?fa dei casi. Poi bisogna calcolare che nei parti gemellali comunque questa percentuale cala...». E voi vi potete considerare tra i centri migliori del mon�do? «Non lo so. Lo stabiliranno i fatti». Che dimensioni hanno ades�so i neonati? «Dai 27 ai 30 cenUmetri: per dare un'immagine, direi poco più gran�di di una spanna de la mano». Come ci si sente ad essere responsabili della vita di 6 creature come questa? «Quasi non bisogna pensarci, an�che se in realta ci si pensa in continuazione. In questo caso, poi, le emozioni sono state fortis�sime. L'altra notte era straordina�rio vedere nascere tutti quei bim�bi contemporaneamente. Per me ò siala l'esperienza più importan�te, toccante, coinvolgente che mi sia mai capitata in ambito lavora�tivo. Comunque è una responsabi�lità che condividiamo in molli, lavoro con un team di medie' molto bravi, 10 del Niguarda, 2 del San Gerardo di Monza, uno del San Paolo e un bravissimo neonatologo che aveva appena terminalo il suo rapporto di lavo�ro con l'ospedale di Lecco». Come riuscite a farli vivere? «I bimbi respirano grazie a un tubo di gomma inserito in tra�chea attraverso le narici. I tubi sono collegati a dei respiratori meccanici. Ciascun bimbo è tenu�to in un'incubatrice riscaldata n mollo umidificata per evitare che dalla loro pelle sottilissima evapo�ri acqua corporea. Infine sono sottoposti a un costante monito�raggio cardiaco, respiratorio e pressorio». Come vengono alimentati? «Data la loro immaturità intesti�nale e polendo assimilare solo quantità limitate di latte, per le prime settimane di vita verranno nutriti attraverso delle fleboclisi mediante cateteri venosi centra�li». Fino a quando dovranno vi�vere cosi? «Essendo cosi piccoli, potrebbero avere bisogno di assistenza respi�ratoria anche per settimane. Ma a volte, se non sorgono complica�zioni e i loro polmoni funzionano bene, possono diventare autono�mi anche dopo 7 o 10 giorni, magari necessitando solo di una somministrazione d'ossigeno in incubatrice o mediante nasocannula». Come stanno adesso? •Data la gravità delle condizioni cliniche di base, che è di cstrpma prematurità e bassissimo peso (il più leggero pesa 400 grammi, il più pesante 550). possiamo dire che sono in condizioni stabilì, i polmoni sembrano rispondere be�ne alla venulazione meccanica, la pressione arteriosa si mantie�ne a livelli accettabili con un minimo supporto farmacologico. Spero che continuino a compor�tarsi cosi bene a lungo». Immaginava di poter arriva�re fino a questo punto? «Francamente no. E' stata una sfida che all'inizio pensavamo impossibile. Poi abbiamo capito che era difficile ma fattibile con ìa collaborazione di lutii». E adesso? «Adesso ci crediamo, pur rima�nendo con i piedi per terra, la parte più "facile' in realtà è quella appena terminata. Ora ini�zia il cammino più difficile». I bimbi sono a rischio e forse, se ce la faranno, po�tranno riportare dei danni permamenti. La madre ha rischiato la vita. Il vostro impegno rasenta il sacrifi�cio. E giusto? «Già, me lo chiedo anch'io... A volte anche noi siamo attanaglia�ti da grandi dubbi. Credo che la problematica delia fecondazione assistita dovrebbe prevedere uno normativa che oggi in Italia non esiste».
Persone citate: Mariella Mazzara, Martinelli, Pirrera
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