Addio primo giorno in classe

Addio primo giorno in classe Il passaggio dalle elementari alle medie non è più un «evento» Addio primo giorno in classe Marco Nelrotti t'orino EIS1STE e non esiste, il pri| ino giorno di scuola, primo ^giórno di medie dopo cin�que anni di elementari. Non esiste in quanto avvenimento memorabile. Però esiste come sequenza di riflessioni, timori, incertezze, «daiiumonii o ri volgimenfci-vtofimsi-dHrante l'estatwrrespirali in modi diversi da tutta la famiglia, ufficializzati ora come al taglio di un nastro e poi destinali a essere riassorbiti dal ritmo della quot idianilà. l'inviamo ad abbassare la tele�camera, a percorrere questo cammino con gli occhi di Ippoli�ta, IO anni, torinese, con una sorella più piccola che incomin�cia ora la terza elementare. Pa�dre spesso In viaggio, imprendiloie nel campo della moda, ma�dre coinvolta nel lavoro, ma con nmlto tempo riservato alla fami�glia, Ouello che ricostruiamo con Ippolita e una sorta di diario familiare di un passaggio di scuo�la, di inizio d'una nuova fase, t' riserva sorprese: perché ci sono si emozioni e riflessioni, ma nessuno slacco rigido "Durante l'estate non ci ho pensalo piu di tanto. Ero conten�ta di iivere finito bene la quinta e mi godevo lo vacanze. E' stato dopo meta agosto, al mare in Liguria, che ho incomincinto a domandarmi come sarebbe sia�lo. Non por lo studio: già sapevo che aumentano le materie, che è più Impegnativo, L'idea che mi passava por la mente era la -eompngnm nuova, del miei conipugni di quinta non ne avrei trovato nessuno». L'anteprima dell'inizio del�l'anno scolastico avviene in mag�gio, quando i genitori devono provvedere all'iscrizione: «Lei esprimeva interesse per le lin�gue straniere. Allora abbiamo pensalo al Polo Sperimentale Europeo di via Kicasoli», E' senola pubblica, ma, date le richie�ste, le ammissioni avvengono per sorteggio. Ippolita; «Mi è andata bene». Durante le vacanze, dunque, pensa a una nuova compagnia piuttosto che al tipo di impegno che l'aspotta. Viene settembre e lei è-serena. Un povinenOfla madre: «Mi creavo d«à)bi. Avrò scelto bene? Koggerà? Studiando por parecchie oro francese e inglese finirà per dover ridurre il pianoforte e la piscina, Ero la più in ansia». Ippolita, invece, viaggia ver�so il giorno simbolo serena e disinvolta. Ma nel diario familia�re emergo la figura di Benedetta, la sorella. E' Tei a dover fare i conti piu gravosi con quella da�ta: «Si, perché fìnch'e ero alle elementari, sapeva di avermi al piano di sopra. Se non stava bene, se aveva un problema, chiamava sua sorella. Quando c'era l'intervallo, scendevo con lo mie amiche, come me più grandi di lei, e se la coccolavano. Ci ó rimasta male nel saliere che non sarò più li. Si sente sola, meno sicura, meno protetta». E il diario di bordo della famiglia apre la pagina del primo giorno di scuola. «Tutto mol�lo normale, ingresso alle 8,30. Un po' di imbarazzo si, non conosci gli altri. Quando ho in�contrato due bambini, una che era in classe con me e un altro che frequentava con me il cate�chismo, è stato un sollievo. Co�me pergliTritri: vedi l'grappetri di quelli che si conoscevano già. Pian piano si incomincia a parla�re, a cercare di farsi un'idea». Cercare di farsi un'idea è qual�cosa che assomiglia nella natu�ralezza dei bambini al girare intorno, all'annusarsi de^li ani�mali. Come i cuccioli, cosi eccoli guardinghi ma curiosi, con l'uni�co timore che una speranza o una fiducia diventino delusione. Ancora il diario di Ippolita. A rompere il ghiaccio sono proprio gli insegnanti, che presentano se stessi e che l'antico appello lo trasformano in un dialogo: «Que�sto è slato bello. Hanno voluto sapere di noi, del perché aveva�mo scello quella scuola. In que�sto modo ognuno ha ascoltato gli altri. In quattro ore ci conosceva�mo di più». Si scoprono affinità. E ci si rilassa: «In effetti ero tranquilla, però la sera prima di iniziare non riuscivo a dormire, mia madre mi ha dato una camomil�la. Non era paura o ansia, era curiosità, la voglia di scoprire». Il meno ansioso è il padre, che pure ha partecipato alla scella della scuola, alle risposte a ogni domanda della bambina, ma che non Vede questO'paSBiaggto cOfflTér un balzo, soltanto un passaggio. E che non recrimina sulle 350 mila lire spesa; per i libri: si domanda piuttosto se è giusto farle spendere a chi è meno abbiente, per una scuola dell'ob�bligo. E' un piccolo mondo di emo�zioni in serie quello che raccon�tano i bambini, emozioni che si insinuano nella vita dei genitori e che non sono parenti di quelle dell'Enrico di De Amicis che, il primo giurno, esce e corre a baciare le mani della mamma, e nemmeno del più moderno Bukovsky di «Panino al prosciutto» che la scuola la racconta rissa dopo rissa, con il più grande che pesta il più piccolo. I ragazzini di oggi, come Ippo�lita, scflSo CtìnSipCToirdèlTtìoTrdo che abitano. Nel «Cuore» è un evento memorabile l'ingresso del Direttore che. il primo giorno di scuola, «dopo aver parlato nell'orecchio del maestro», por�ta in classe «un ragazzo di viso mollo bruno, coi capelli neri, conigli occhi grandi e neri, con le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte». E' «un piccolo ita�liano nato a Keggio di Calabria» e il Direttore, in barba a BossiFranti, vuole che lutti gli voglia�no bene. Invece Ippolita trova naturale, nemmeno degno di dia�rio familiare, vedersi sedere ac�canto, tra qualche francese, in�glese e tedesco, una nuova ami�ca croata. Cosi come, se chiedi a sua sorella Benedetta, che in terza elementare ha una compa�gna nigeriana, che differenza c'è fra loro due, li senti rispondere; «Io ho i capelli lisci e lei ha tante bellissime treccine». Restano invece timori, incertezze e adattamenti famigliari Quel ricordo dolce-amaro è travolto dalla quotidianità

Persone citate: De Amicis

Luoghi citati: Calabria, Liguria