Strage al camping, lacrime e fischi al funerale di Giuseppe Zaccaria

Strage al camping, lacrime e fischi al funerale Strage al camping, lacrime e fischi al funerale Il vescovo davanti a Ciampi: non parliamo di fatalità Giuseppe Zaccaria inviato a CATANZARO FORSE questa volta il giunco non si piegherà. La piena è passata come molle altre vol�te nella storia calabrese, sono passati altri morti ed altre devastazioni, ma se ciò che adesso sta accadendo nel Duo�mo ha un significato allora una delle più antiche piaghe di questa terra piaga menta�le, se non della natura sta per sanarsi. Ci sono migliaia di calabre�si dentro od intorno alla Chie�sa, c'è il presidente della Re�pubblica, ci sono il ministro degli Interni, quello degli affa�ri regionali, il vice presidente del Senato. Ma qui dentro c'è soprattutto un massa impres�sionante di volontari: gente dell'Unilalsi, l'associazione più colpita dalla tragedia di Soverato ed anche di altre organizzazioni della solidarie�tà. Più dietro, una folla com�patta segue i funerali di Stato senza rabbia, senza spirito di vendetta ma anche senza nes�suna intenzione di lasciar cor�rere anche quest'ultima assur�da strage, E' una cerimonia, si potreb�be dire, molto calabrese. Nel senso di dignitosa, rattenuta, com'è nel carattere di questa gente. Non parla il presidente Ciampi, che prima della Mes�sa ha incontrato brevemente i parenti delle vittime e ha dotto loro: «Voglio rappresen�tare l'ammirazione di tutti verso il lavoro del volontaria�to». Non parlano i politici presenti. Perfino l'arcivesco�vo di Catanzaro, Antonio Cantisani parla solo per quel che è necessario dire ma in qualche modo svolge funzioni altrui, alle invocazioni dell'uomo di chiesa fa seguire una pacata ma implacabile orazione civi�le. Non esprime condanne l'ar�civescovo, non lancia anate�mi. Si chiede «di chi è la colpa?». Assune il tono di chi si rivolge a tutti i presenti quando domanda se si debba credere al fatto che sarà fatta giustizia. Pronuncia a tratti un'omelia laica che si riferi�sco alle leggi che non è neces�sario fare ma applicare, alla natura violata che tutti do�vrebbero rispettare, al sacrifi�cio di tanti volontari che era�no l'i al posto di strutture che inesistenti. Le bare allineato dinanzi all'altare sono undici, coperte di fiori. Sei volontari dell Unitalsi, quattro disabili, una tu�rista. Sul feretro di di Rosario Russo, 17 anni il ragazzo morto per salvare i genitori emtrambi handicappati, e pog�giata una maglietta da calcia�tore, quella che lui, tifoso dell'Inter, amava usare. La madre è seduta pochi metri più in là: all'inizio della Mos�sa si sentirà male, verrà tra�sportala con la sedia su cui e seduta fino alla sacrestia, sarà ricondotta a braccia fino alla bara quando il rito sta por concludersi. Iniziando la celebrazione l'arcivescovo ha uronunciato tredici nomi: ancne quelli di Serafina e Salvatore, ancora ufficialmente dispersi ma uni�ti alle altre vittime nella com�memorazione. Stanno ancora cercando i loro corpi, forse fra poche ore il bilancio in vite umane di quest'assurdo ca�taclisma sarà completo. C'è un silenzio irreale, nella chiesa. La gente ascolta in silenzio le prime parole del presule che parla di «un Dio disarmato», di una sofferenza che ha avvicinato i volontari all'idealo che perseguivano. L'applauso monta, torrenzia�le, solo quando monsignor Cantisani cita l'Unitalsi ed i suoi volontari ed è un'ovazio�ne lunga, calda, convinta. Il solo riconoscimento che la gente di Catanzaro oggi senta di poter attribuire a qualcuno. L'uditorio torna silenzioso ed attentissimo quando il cele�brante sfiora il tema delle responsabilità e soprattutto delle prospettive. «Si è capito domanda l'arcivescovose le indagini potranno fare piena luce su quanto è accaduto? Ma soprattutto si è capito che le leggi devono essere applica�te sempre e nei confronti di tutti? Che siamo tutti respon�sabili della nostra stessa salva�guardia, tutti partecipi alla cultura della prevenzione, tut�ti coinvolti nella difesa del nostro territorio?». La tragedie di Soverato, insiste l'arcivescovo ed il tono finora cosi pacato adesso comincia a farsi duro deve significare una svolta nella politica del territorio, per la Calabria e per il resto del Paese, Deve fare in modo che «simili eventi distruttivi non possano più verificarsi per causa nostra». Non c'è molto alno da dire, se non raccoman�dare al Cielo le anime di chi ha pagalo cosi duramente la pro�pria menomazione ed il pro�prio impegno civile. S'inizia il rito della benedizione, nelle prime file molti disabili pian�gono, in coro dell'Unitals�ini�zia i canti di gloria. Tutto è ancora sospeso, il pubblico pare impietrilo, per�fino i parenti delle vittime hanno ripreso maschere tragi�che ma ferme, senza più lacri�me, E' solo quando la celebra zione si conclude ed iniziano i moviment i verso l'esterno che qualcuno si riscuote, si dirige verso il presidente Ciampi con la voglia di chiedere una paro�la di conforto più che con quella di protestare. La scorta presidenziale re�spingi; l'assembramento, qual�cuno cade, i politici locali si avviano a loro volta in direzio�ne del sagrato. Ed è nei loro confronti che si alza il coro, non rabbioso ma disincanta�lo, di «buffoni-buffoni» Sem�bra di capire chihi genti i e l'abbia soprattutto con chi governa i Forestali qualcuno grida che li costringono in ufficio invece di mandarli a controllare boschi e monta�gne C'è i�tempo per poche considerazipni a margine Paola Severini, responsabile di «An�geli», altra grande organizza�zione del volontariato presen�te al rito, dice che questa tragedia dovrebbe insegnare .incile qualcos'altro; ■('.aiastrofi a parte, forse per lo Stato è giunto il momento di rendersi i onto che l'assisten�za ai disabil�non può essere affidata solo all'impegno o all'eroismo dei volontari» li presidente si allontana salu�tando, i politici lucali si squa�gliami un po' più ni fretta. La prima tragica fase della trage�dia di Soverato si è chiusa in una città chiusa per lutto a pronta, tutta intera, a testimo�niare un'indignazione quieta ma profonda La famosa ritri�ta, abusata frase di Corrado Aivno («piegati giunco, i he passa la pii na . i per una volta sembra appartenen passati' Le piene torse si ripeteranno ma questa volta c'è da scommetterci, le co�scienze dei catanzaresi non si curveranno nel rifugio del fatalismo AH'inizio del rito sono stati pronunciati i nomi delle tredici vittime Applausi della folla per i volontari l funerali sono stati celebrati nel Duomo di Catanzaro

Persone citate: Antonio Can, Cantisani, Ciampi, Paola Severini, Rosario Russo

Luoghi citati: Calabria, Catanzaro, Soverato