La congiura delle mani dell'uomo di Guido Piovene

La congiura delle mani dell'uomo Un territorio impoverito e dissestato, ostaggio di frane e alluvioni La congiura delle mani dell'uomo Mario Fario LA Calabria di oggi è il frutto di una congiura di malanni stori�ci e naturali» scriveva Guido Piovene nei primi Anni CO, quando la congiura doveva ancora comple�tarsi. Malanni noti, dal disbosca�mento alle boniilche sbagliate, alle costruzioni nel letto delle fiumare. Hanno impoverito e dissestato il territorio di questa punta della Peni�sola che ha le caratteristiche di un'isola, moltiplicando frane e allu�vioni fino alle «calamita» dei nostri giorni. Una dello conseguenze me�no dibattute di tanti disastri nei secoli è la relativa povertà del palrimonio monumentale della Cala�bria, in contrasto con la straordina�ria ricchezza della sua storia. Qui mise radici la Grecia nel suo splen�dore, prima di arrivare alla Sicilia, ma il meglio della Magna Grecia si trova nei musei, non sui luoghi dove sorgevano i templi. Una parte del patrimonio fu estratta dalle ma�ree di fango che coprivano periodi�camente Te testimonianze dell'età greca e romana, abbattute dai terre�moti frequenti. Quello catastrofico del 1783 distrusse a sua volta gran pane delle opere di architettura rinascimentale e barocca Sulle rovi ne ancxfra fango, lo stesso die ha portato la morte nel campeggio di Soverato. Terremoti, frane, inondazioni, questa è la congiura naturale. Nove comuni calabresi su dieci sono clas�sificati a rischio sismico, l'indice regionale di fianosità è del 70 per cento. Alla congiura naturale si ag�giunsero, dopo il tramonto della Magna Grecia, le distruttive ojjerc dell uomo, cominciando dal disbo�scamento. «La gran parte della Cala�bria era un tempo coperta da un folto manto di vegetazione. 1 greci si rifornivano di legname per le cosini zioni navali. Il disboscamenlo di�struttivo cominciò nel Medioevo e si accentuò nel tempo delle guerre tra Angioini e Aragonesi. Nell'età moderna ci fu la delittuosa dislruzione delle selve dell'Aspromonte e in i^ane della Sila. Ora dai monti sboscati e dilavali scendono fiumi di sfasciume e di terriccio, una coltre di fango si stende in basso, ovunque». Cito dal libro «Frontiera calabrese» (Napoli, 1965) di Giusep�pe Isnardi, l'insegnante ligure die dedicò la vita alla Calabria. Personaggiodawerosuaordinario, quésto Giuseppe Isnardi nato a Sanremo nel 188C. Nel 1912 vince la cattedra nel ginnasio superiore di Catanzaro, in quegli unni città cultu�ralmente molto viva Ben presto stringe amicizia con Umberto Zanotti Bianco, con i meridionalisti come Giustino Fortunato, con gli intellettuali ilei Nord (ira i primi Lombardo Radicol die fondarono 1'«Associazione nazionale jjergli interessidel Mezzogiorno». In seguito il grupixi diede vita all'«Opera con�tro l'analfabelismo» che riusc�ad aprire scuole serali, asili, piccole biblioteche, fino a quando non ven�ne «nxiuisita» dalla Opera Naziona�le Balilla. Isnardi rifiutò ogni colla? borazione con il regime tascista e con dolore fece le viiiigie per il Ni uii Caduto il fascismo ritornò ben pa-sui in Calabria, dove riprese a lavo�rare con Zanotti Bianco (tra i fonda�tori di Italia Nostra, nel 19551 e dove rimase fino alla morte. Erano stu�diosi sul campo, non teorici. Nel 1928 Zanotti si ora accumiwio nell'Aspromonte, da solo, per svolgere un'inchiesta sulle condizioni di vil�laggi terremotati. Dalle loro espe�rienze si può trarre una conclusio�ne: alla Calabria sarebbe stalo ne�cessario nel clojxiguerra un comples�sivo pLino di restauro del territorio Qualcosa di paragonabile a quello rooseveliiano (iella Tennessey Valley. Ma non c'erano i mezzi né le idee. Dopo l'iibbandono del venten�nio fascista (Mussolini òonsideraya la Calabria «un seibatoio di soldati*! marnavano fognature, acouedotti, scuole e asili i dissesto del territo�rio era stato aggravato da selvaggi disboscamenli dei tedeschi e poi degli americani Dagli Anni 50 si moltiplicarono i pialli teorici, ma le ojanv pubblichi' rimasero frammentarie e spesso ainhientalmente dannose. Fiumi di denaro furono sprecati negli anni dei grandi progetti di industrializza zione Strade e viadotti senza pre�ventiva valutazione di impatto am�bientale, dighe di incerta validità, poni e stabilimenti destinat i a resta re chiusi per anni come quello ;li Salina Jonica. li \yo\ il grandioso fiasco del cenilo siderurgico di Gio�ia Tauro che insto la distruzione ili oliveti e agrumeti bellissimi, oltre che ivdditizi ocononneameme Si aggiunse, negli Anni G0, la leljhnUHlilizia che dilagò prevalen�temente sui litorali, senza alcun controllo. Se oggi il man» in burn�sci. sommato aUa furia dei torrenti causa vittime e gravissimi danni rome a Rotxella Jonica, non si può involare la calamità naturale. Sulla costa jonica e su quella tirrenica furono costruiti villaggi, « •iS'1 stabi�limenti balneari, alberghi diivtt.i mente sulle spiagge. Pei aggùarela legge che lem.iv,i di porro il limite di 30(1 metri dalla battigia ruspe e betoniere lavoravano di notte Ma sono storie sin troppo note per essi re ancora raccontate Nel fondo rimane l'amarezza di una profonda incapadtà culturale, non solo politica ad amministrare una regione cosi povera e diffìdlc come la Calabria, anche a conoscer�ne i problemi dal! esterno. Rimane la malinconia dei calabresi più pro fondamente legati alla loro terra come 1» 'ti ricordo Corrado Aivan i Strade e viadotti costruiti senza preventiva valutazione di impatto ambientale Nella costa jonica villaggi e alberghi sono stati realizzati direttamente sulla spiaggia