Vedo nudo

Vedo nudo Vedo nudo Viaggio nella pittura del XX secolo D ICEVA il surrea�lista belga Paul Delvaux, che è presente in mo�stra con una delle sue classiche Veneri mo�derne stranite dall'ip�nosi e che s�specchia in ima sorta di psiche di pietra, di cornice preistorica: «Il nudo non esìste in se». Clio detta cos�pare anche una banalità, un semplicismo un po' alla Lapalisse. Ma se ci s�aggira in questo spettra�le o variegato gineceo di signore lilieramente mostrato «a polo», co�me dicono disìnvoltamenio i fran�cesi, ebbene, se ci si aggira in questo docile bestiario di anche, di sorrisi ed abbondanti niammollo (la matemilii è pur sempre in agguato), quoll'afiormazìone appa�rentemente semplificatrice assu�mo una sua inionsilà più profon�da. Davvero, ci sìa accorge via via, passando da Braquo a Cosar, da Pascìn a Mirò a Do Kooning, da Rodin a Segafalla Bourgeois, eho il LA MDSETTMarco 900 usa la stampella magnifica del nudo, come una tabula rasa assoluta, una tastiera mobile od immaginosa, su cui una legione d�pianisti del colore, versali nelle melodie dolio forme o nei timbri sapientomonto immateriali, ha esercitalo le più virtuoso e fantasti�che diteggialure dolio siile. Con interminabili variazioni sul tema, sempre nuove e sempre imnrovodibìli. inesauribili. Intendiamoci: non clic questa rassegna sul «Nu�do nel XX Secolo» sìa osaustiva u filologicamente completa (o forse, provocatoriamente una vera mo�stra suUàrgomenlo dovrebbe ini�ziare per lo mono dalla sironanlo Origine del mondo d�Courbei, anche se è del 1866. Forse, in assoluto, uno dei quadri più abissa�li e conturbanti al mondol. Dun�que, molte sono le lacune, a parti�re soprattulto dagli italiani, pcrSTRA LA MANA Vallerà che è difficile credere che la comparsa fug�gitiva (e nemmeno poi cosi prestigiosa) d'un solo pezzo di Mo�digliani (che nel loro sciovinismo i france�si considerano co�munque uno dei loro) o d�uno sparuto Adami (idem come sopra), possa esaurire il no�stro panorama, da Sìroni a Morlolti, da De Pisis a Mattioli. Ma non è quello lo spirito con cui guardare a talo sorta di meditata passerella d�nudi, comunque emblematici, che mettono in mosira il passate della Storia e lo scorrere delle otiehettle. Dallo scopone primilìvisiicho del cubismo alla banalità plastica�ta della pop art d�Wesselmann, dagli araDesch�liberali d�Malìsso al sadismo compresso dolio nudità selvagge od ospressionislo di Dix e l'oehsloin, dagli scherzi anatomici surrealisti di Magrilto e Masson al recupero doU'immobilismo provo�catorio di Balthus. Ma che caos d'oro, comunque! Ed anche in questa rassegna lira mollo telo di rappresentanza so non di routine) ci sono alcuno opero siraordinario, non fosse che quel luminoso ritrai�lo coniugalo di Kupka. a quello .stranissimo Chagall stropiccialo, periodo della scuola d�Leon Bakst. o il formidabile Dottumo nudo d�Rouault e un geniale iJonnu Dista sa di Picasso che viene da Boriino. E forse a giustificare il viaggio bastorohbo larrivo, da poche ore. doU'ullima grande tela di Lucion Freud, ancora odorosa d'olio e di atelier un ui^aniosco racconto d�morbosità delia carne e d�intimità della desolazione, intitolata Afìer Cminne Ma potremmo continua�re con l'elenco, passandopor esem�pio accanto alle onanisucho osce�nità funerarie di Kliml e Schìole ed entrando nella stanza del «disfatìmenlo» di Fuutrior. qui presento anche con delle rarissimo sculture che tentano, nella materia, di can�cellare le fonne riconoscìbili del corpo. O gli scolpiti nudi-insulto e busti-pugno della Richìer, che evo�cavano a Dubuffei delle «scorze d�tronchi, dello rocce, dei falli geo�grafici». Perchè il corpo, elTeltivaiiionto. diventa nel 900 urlo e riposo, luppolo e subconscio, octoplasmn e frammento, ostaggio e sollievo, omamenio e forila. In�somma specchio, ritratto e insie�me natura morta, auto-analisi, delirio e messa in scena. Ma sopraitullo geografia: invenzione d�un Eden od allusione ad un abisso. E non è un caso che la mostra si apra su duo anisii emblematici come Mulisse e Derain (con il suo splendente, divaricalo «totale» dol�io Bagnanti 1907). Perché sono proprio, quei due scandalosi prota�gonisti della oo/je auxfauves, della «gabbia dello belve», a scoprire noi Salon d'Automno del 1905 un qua�dro magnetico, datato 1863, ma sinora segregato da un ricco colle�zionista, che è il Bagno Turco di Ingres. Accanto a loro passa un giovano spagnolo che nessuno an�cora conosco a Parigi o che si chiama Picasso; anello lui cattura�lo dall'erotismo segreto di quel quadro, che nel giro di due anni avrebbe doppialo nel bordello filo�sofico dello suo Démoiselles d'Avignon. Kd ò ancora lui, come sem�pre, con un'altra opera in mostra. Donna nuda seduta del '56 a spiegarci che anche il nudo è in realtà una scatola senza fondo, un protesto por sondare il vero enig�ma della Modeniilà. L'impotenza d�ripetere il mondo, di esaurire la realtà Perchè so Broton è ancora pronto a ripetere la sua stoltizia; «Una testa? Ma si, si sa bonissimo che cosa è uno testa!» il suo ex-amico Giacomoltì. roso dalla malattia d�Cezanne, sta li, gigante�sco, con la sua immensa insoddi�sfazione, a diinostrureelio lane di riprodurrò la somiglianza, di dupli�care il vero, è inesauribile, impossi�bile. Che il compito della pittura, dunque, non si rodìnio mai... LeNuauxXXSiecle. Saint-Paul-de-Vence FondationMaeght Orario 10 alle 19 finoal30ot(obrp DA PICASSO A MATISSE, DA BALTHUS A GIACOMETTI: COME GLI ARTISTI HANNO RITRATTO IL CORPO FEMMINILE IN UNA GRANDE ESPOSIZIONE A SAINT-PAUL-DE-VENCE LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Vallerà «La toilette de Georgette», un olio su tela di Balthus del 1948, in mostra a Saint-Paul-de-Vence

Luoghi citati: Parigi, Segafalla Bourgeois, Stra