Saranno le donne a salvare il mondo: soltanto loro sanno far nascere e rinascere

Saranno le donne a salvare il mondo: soltanto loro sanno far nascere e rinascere Saranno le donne a salvare il mondo: soltanto loro sanno far nascere e rinascere CI viene detto (lo dice il Papa, e lo ha ripetuto recentemen�te Amarlya Sen) che le donne salveranno il mondo. Bene. Naturalmente, l'importanie è che qualcuno lo faccia, donna o uomo che sia, ma chi avesse dei dubbi sul fatto che siano proprio le donne a doversi e a potersi occupare di questa operazione che si suppone lunga e laboriosa dovrebbe leggere Maria Zambrano e anche pensatri�ci viventi e più recenti, come Chri�stine Battersby {The Pìienomenal IVoman, Polity Pressi. Perché Zambrano e Battersby stanno salvando salveranno il mondo? La risposta è abbastanza semplice: perché nelle loro parole e nel loro stile di pensiero c'è quel famoso «sogno di ima cosa» che tanto ossessionò e commosse il pensiero rivoluzionario d�questi ultimi due secoli, ossìa il venire in chiaro d�ciò che è già allo scoperto; la voce d�ciò che, non visto, è in evidenza. «Non s�può cerio dire scriveva Marx a Rugo che io abbia in stima l'epoca presente. Ma se non dispe�ro di ossa è per la sua condizione disperala, che mi riempie di speran�za». Non ogni disperazione e però in grado d�trovare in sé le ragioni della speranza, mollo dipende da come e quanto s�riesco a pensare disperata la propria situazione. Ora nel pensiero femminile le Bat�tersby precisa molto bone che cosa debba intendersi con questa ambi�gua espressione) c'è davvero il dopo-la-disperazione, il nuovo ini�zio, precisamente perché ciò di cui s�tratta non ò affatto nuovo né propriamente inizialo, coinciden�do con qualcosa che di fatto da sempre ci accado: il semplice nasce�re. Battersby e Zambrano sono pen�satrici «al feinniinile» non perché disprczzano e smentiscono le stnit ture della teoria maschile, né per�ché traducono in sintassi l'emozio�ne e pensano un pensiero vivente, con una prosa inquieta e scalpitan�te: ma perché hanno una precisa cognizio�ne e teoria della nata lità. L'essere perla mor�te è certamente un buori fondamento per un rigoroso pensiero vivente: se non altro perché la morte è «a' livella», come ricordava Totò, ed è quindi il mi�glior modo per fornirsi di un piano comune di discorso, per dare alla fragile variabilità del pensare una destinazione comune. Ma più movìtabilmente nostro, o antropologica�mente fondato, è l'essere per la vita, ossìa il pensiero della nascila, ciò che secondo Zambrano si tradu�ce filosoficaraente nel udisnastvre». Baliersby trova nell'esperionza della maternità (anche nella espe�rienza della possibilità di materni�tà] �preliminari di una antropolo�gia fondata sull'essere (avere) in se anche un altro. La relazione sé-al�tri, dice Battersby, deve essere ripensala nella prospettiva dolla natalità, ossia in considerazione del fatto che i sé sono generali. Ma cho cosa significa questo ripensa�re? S�tratta soltanto di un priviif RECENFraD'Ag gioantro[X)logico del femminile, d\ un corto primato filosofico delle donne, in quanto capaci, come ha suggerito Luisa Muraro, di «mette�re al mondo il inondo^ Buonissime risposto si trovano nei due libri di Zambrano recente�mente tradotti. Anzitutto, Delirio e destino: una autobiografia politicofilosofica in cui lo vicende della Spagna si intrecciano alla storia dell'auirice, straordinario perso�naggio di un'Europa polìticamento disfatta ma intellettualmente anco�ra gloriosa A soli dieci anni, Zambrano pubblica il suo primo articolo nella rivista della scuola. «Non ci sono bambini prodigio, in questa casal'avverte il padre Blas José, pedago�gista e socialista: il senso di una fanciullesca minorità, l'impressio�ne d�ossoro una non-auiorizzala e non-prodigiosa bambina prodigio, K'rcorrono lo pagine di questo ibro, e creano come un'impronta in tutta l'opera di Zambrano, ded dendone lintensìtè e insieme la leggerezza. Dìsnascere è infatti una esperienza elementarmente fi�losofica, è l'inizio dolla fenomenologia e delle filosofie esistenziali: IONE ca stini ma il riferimento alla nascita dà al tema un accento fanciullesco die era estraneo a Hus�serl e a Heidegger. Nell'iniroduzìone Rosella Prezzo fa un esempio molto illiuninanie: la disnascita è il momen�to in cui un bambino, che ha fino a quel punto giocalo con totale parte cipazione. all'improvviso si terma. e resta «incantalo», immobilo. A che cosa pensa.' In realtà non pensa propriamente, o se mai pen�sa a un secondo e più profondo livello di pensiero: in quel momen�to di concentrazione serissima e di incanto, il bambino ri-nasce, ri-fà la propria nascita, distrugge e rico�struisce il proprio essere al mondo. A questo punlo s�noterà che il discrimine tra il pensiero femmini�le (che salverà il mondi)) e il pensie ro maschile si fa sottile: a lutti noi occorre rifare la nostra nascita, lutti noi stiamo qui a rimettere al mondo il mondo che noi stessi siamo (e quoslo è desnacer). Tulli, non soltanto le donne (o gli artisti, i pensatori, i poeti), volendo, metto�no al mondo il mondo. Resta però un'ultima decisiva domanda: per�che dobbiamo fare questo? Perché dobbiamo, vogliamo, e dobbiamo volere, dìsnascere? Forse solo per un iwrfezionamenio della nostra idendtà personale, per un più com�piutamente «umano» che dovrà esprimerà nel ri-metterci al mon�do? La risposta è data da Zambrano in Persona e' democnuia /.a storia sacrificale, un libro dol 1958. In realtà c'è un Ione sospetto che tra poco, se qualcosa non cambia, non n sarà più mondo in cui mettersi o ri-mettersi al mondo. Non si tratta dunque di edificare se stessi, ma di lanciare un diverso modo di costru�ire e pensare la storia La Storia 6 sacrificale, e sempre stata sacrifica' lo: la stessa famiglia è sempre stata luogo di vittimo a di idoli, stnituu a eretta sul sacrificio dell'uno all'al�tare dell'altro. Ma non dovrà più essere così, può non più essere cosi: od è qui m questo punto che il tema della disnascita diventa vita�le. Senza riolaborazione-ripetizio�ne della nascita non c'è salvezza dal negativo della storia, la storia è dei vincitori, ma �vincitori saran�no vinti, e con essi forse sarà vinto il mondo stesso, perché il loro intero operare è stato t'ondato sulla negazione e il sacrificio. Non si traita allora di dare voce ai vinti, ma di sperare che i vinti riescano a salvare i vincitori. ii PENSIERO FEMMINILE NEI SAGGI DI MARIA ZAMBRANO E CHRISTINE BATTERSBY, UN MODELLO FILOSOFICO PER VINCERE LA DISPERAZIONE, PER SUPERARE LA SCONFITTA RECENSIONE Franca D'Agostini Maria Zambrano Delirio e destino Cortina, pp 304, L 42 000 Maria Zambrano Persona e democrazia. La storia sacrificale Bruno Mondadori, pp. 198. L. 24.000 SACCI

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