Il petrolio sfonda anche quota 35 dollari di Paolo Baroni

Il petrolio sfonda anche quota 35 dollari Il petrolio sfonda anche quota 35 dollari Euro ko, poi si risolleva grazie a Francia e Germania Paolo Baroni L'Euro tocca un nuovo minimo, poi intervengono i governi e a metà giornata la divisa europea toma a respirdre. Lo stesso non si può dire invece per il petrolio ormai lanciato oltre quota 35 dollari. All'euro nemmeno le buone notizie servono^più di tanto. In mattinata i dati positivi arrivati dalla'Francia (Pil +Q,^\ nel secondo trireestre) e dalla Germania (inflazione in calo all'1,8% e produzione industriale in crescita a luglio del 3,5S) erano scivolati via come se niente fosse. La moneta europea sprofondava ancora una volta ad un nuovo minimo storico. Le rilevazioni indicative del primo pomeriggio fotografano la moneta unica a 0,8676 dollari contro gli 0,8818 di nicrcoledi. Che per noi italiani significa pagare un dollaro ben 2.231 lire. Nuovo minimo anche sullo yen a 91,21 sull'euro (93,27 l'altro ieri). Tutta colpa dei prezzi spuntati nella notte sulla piazza di Tokio dove l'euro era sceso sino a quota 86,26centesimi, ovvero 2.244 lire. Decisivo, per invertire questa tendenza, l'intervento dei governi europei e di un banchiere centrale di pesp come il presidente della Bundesbank", Ernst Welteke, tutti schierali a favore di un èuro «forte». In questa fase, infatti. gli operatori non guardano tanto i fondamentali dell'eco�nomia quanto alle mosse dei politici. E ovviamente ai prezzi del greggio che ieri, ancora una volta, hanno fatto segnare nuovi record. Il «Wti» a New York nel pomeriggio ha toccato quota 35,32 dollari al barile e questo nonostan�te le assicurazioni di un imminentó aumento delle quote Opec (si parla di 700mila barili) date a Clinton in persona dal principe saudita Abdullah. «Il prezzo è troppo alto ha spiegato ieri al suo interlocutore il presidente americano non per gli Usa ma per il mondo». Secondo un rapporto del Fondo monetario intemazio�nale sono 5 le ragioni di debolezza della nostra moneta: il differenziale di crescita Eurolandia-Usa, quello sui tassi di interesse, le prospettive a medio temiine, l'eccesso di emissioni obbligazionarie in euro, il giudizio (negativo) sulle politiche attuate da Bce e governi dei 12. Tutti parametri che fanno pendere la bilancia in favore degli Usa e che spingono gli investitori sempre più lontano dall'Europa. Secondo l'ultimo bollettino della Bce solo nei primi sei mesi di quest'anno quasi 110 miliardi di euro (ovvero poco meno di 220 mila miliardi di lire) hanno preso la strada degli Stati Uniti sotto forma di investimenti diretti e acquisti a Wall Street. A pesare sul cambio, in questi ultimi giorni, sono stale però soprattutto le dichiarazioni rilasciate morcoledi dal cancelliere tedesco Schroeder secondo il quale un euro debole avrebbe aiutato l'export. Le sue parole non hanno fatto altro che rendere esplicito il braccio di ferro che da mesi vede contrapposti Banca centrale europea e i governi europei. Un conflitto che i mercati stanno percependo con chiarezza. «Navighiamo a vista», si lascia scappare Amato da N^w York. La situazione è mollo delicata: il petrolio ormai lanciato verso i 40 dollari potrebbe infatti obbligare la Bce ad anticipare ad ottobre il nuovo aumento di un quarto di punto dei tassi atteso invece per novembre. E a questo punto i contraccolpi per l'economia potrebbe�ro essere molto pesanti. Se no stanno rendendo conto anche a Bruxelles e nelle capitali europee. «Di certo ha dichiaralo ieri sera Prodi al Tgl ridurli' lo imposte sulla benzina in questa fase non servo a molto, quanto all'euro il tempo, se riusciremo a dimostrare la forza della nostra economia, ci darà ragione». La debolezza della moneta unica «è un fatto momentaneo» ha ribadito ieri il Commissario Uè per gli affari monetari, Fedro Solbos. Francoforte conforma. «Presto ha spiegalo Tommaso Padoa Schioppa i mercati si renderanno conto che l'euro dovrebbe essere più forte». A risollevare però le sorti della divisa europea, più delle altre, è stata la presa di posizione congiunta di Francia e Germania. Al tonnine di una telefonata del ministro dello Finanze francese Fabius al suo collega tedesco Eichel dallo due capitali ó partilo un messaggio molto chiaro, una volta tanto. «Vogliamo un euro forte» hanno dichiarato i due ministri Entrambi si sono poi detti convinti che esista il potenzK'ie per realizzare un tale obiettivo Dopo le frasi pronunciate mercoled�da Schroeder, che ieri sera dagli scherm�della tv tedesca ha fatto un dietro-front, si tratta di una correzione di rotta impor�tante. Che tra l'altro ha riportato l'euro a quota 87,4 cents (87,2 la chiusura a New York). Ma la telefonata Parigi-Berlino è servila anche a spianare la strada ad un comunicalo che potrebbe ossero diffuso questo week�end in occasione del vertice di Versailles dei ministri dello Finanze. Prosento Prodi i 15 discuteranno innanzi�tutto di caro-greggio e di cambi Ma basterà un comunicato dell'Eurogruppo ad arrestare la frana del�l'euro e a smuovere l'I ipec, Il biglietto verde a 2244 lire quindi scende Intervengono governi e banchieri Oggi caro-greggio e cambio debole sul tavolo del vertice dei 15 a Versailles

Persone citate: Clinton, Eichel, Ernst Welteke, Fabius, Schroeder, Tommaso Padoa Schioppa