MR. VELTRONI, I PRESUME?

MR. VELTRONI, I PRESUME? AFRICA, L'AUTO DEL PATERNALISMO MR. VELTRONI, I PRESUME? Claudio Gorlier SONO remoti i tempi in cui viaggiatori e missionari esploravano il cuore dell'Africa nera, come lo scozzese David Livingstone, raggiunto con mille stenti dal giornalista, americano di adozione, Henry Stanley nello sperduto villaggio di Ujiji, sul lago Tanganika, e salutato con la frase ormai classica e involontariamente comica: «Mr, Livingstone, 1 presume?». Oggi quei territori, nelle pani più accessibili, sono visitati da turisti e da politici occidentali con tutta comodità. Come il presidente Clinton, che in Nigeria incontra il suo collega Obasanjo, un classico cavallo di ritorno dal passato di discasso generale e di ambiguo politico, accarezza un po' di bambini, esprime simpatia, fa qualche promessa e mette in guardia contro l'Aids. O l'onorevole Veltroni, che dopo un viaggio lampo pubblica un libro, Fora Dio i malato. Diario di un viaggio africano, deplorando il silenzio sulla deportazione degli schiavi, una Shoah antt litteram denunciata lo scorso anno da Wole Soyinka nel libro Tbt Btirden ofMmory. The Mute of For^hvness (Il fardello della memoria. La musa del perdono). Ora l'argomento viene cffitacemente ripreso in un documentato volume da Giorgio Pietrostefani, La tratta atlantica. Genocidio e ionile^w (Jaca Book). Intanto, un deputato americano del Michigan, John Conyers, ha rilanciato l'idea della riparazione [x-r i discendenti degli schiavi, il cosiddetto «debito», già proposto nell'SOO con la formula: «Quaranta acri e un mulo». Ma aleggia su tutta la questione una sospetta atmosfera di commosso paternalismo, di sthweitzerismo di seconda mano. Aiutiamo questi poveracci, governati spesso da politicanti corrotti, in realtà eredità del dominio coloniale e che se la fanno benissimo con le multinazionali occidentali, come dimostra il tragico scandalo dello sfruttamento delle risorse petrolifere nigeriane, sul quale il presidente Clinton ha ovviamente sorvolato, [«r tacere della legislazione comunita�ria sulla produzione del cioccolato, che strangola l'economia del Ghana e della Costa d'Avorio. L'indipendenza è stata concessa troppo presto agli africani, ammoni�sce suH'/iHwi/n" padre Gheddo, che pure l'Africa la conosce bene. Dovevano rimanere i padroni occidentali affidando ai missionari la redenzione di quei |X)poli primitivi, etemi infanti. Non sarà il volontarismo a salvare l'Africa, né i viaggi dei politici dell'Occidente. Consiglierei visite più sostanziose, magari fino a Ujiji, dove ancora oggi si arriva su ansimanti turboelica o autobus scassati o un treno lumaca, e dove nell'unico albergo decente è |x.-rfmo problematico fare la doccia. Vale la pena, onorevole Veltroni. Magari, sul posto, verrebbe raggiunto da un inviato speciale americano: «Mr. Veltroni, I presume?».

Luoghi citati: Africa, Costa D'avorio, Ghana, Michigan, Nigeria