Piangi con rabbia, fino a morire poi dimentica e riprendi a vivere

Piangi con rabbia, fino a morire poi dimentica e riprendi a vivere Piangi con rabbia, fino a morire poi dimentica e riprendi a vivere REGI NblO Gii/soppo E/ apjiena riapparso in libre�ria un saggio-chiave di Eme�sto De Martino, Morte e pianto rituale (con lieve mo�difica del titolo originario! curaUi e analizzalo nella sua complessa elaborazione etnologica, antropo�logica, psichiatrica, (tu Ciani Oallini, assidua studiosa del pensiero demarlininno, cui si vede tra l'al�tro l'edizione critica di Note di campo. Spedizione in IJtcania (Argo, Lecce, 19951. Allenta a ricostruire passo do�lio passo l'itinerario di «Morto e pianto», lo Gotlirii non trascuro di roRguagliurci sul dimu culturale della lun^a stagione di guerra fredda e sull'accoglienza riserva�la a un lesto «ecconlrico» che oggi assume la rilevanza di un classi�co. Nel corteo dei prò e contro (da Ho a Salinari, do Clan Carlo Kenrelti a Osare D'Onofrio, o Guido Piovane), spicca il giudizio, che non si fa fatica a condividere, di Pietro Citati jjcr il (male Indiscutì�bile è lo felicita dall'invenzione e dalla definizione metaforica, men�tre (congestionata, vorio^intn e liarhorica» b lu congerie di mate�riali liiiguislid; e comunque «genialmenle edenico e combinatorio» risulta rintelligenzo dell'auto�re. ROSO il dovuto omaggio alle voci discordi della contemporanei�tà, sottolineati i molli picchi lumi�nosi e tdcuni limiti (speda metodolop.idldell'opero, laGallinici invi�lo a Intarconnettera i sinuuli capi�toli e le iminax.ini dell «Atlante lifiurato» in calce al volume, di REGI NGii/modo che «si possano guardare e ascoltare le lamentazioni fune�rarie delta Creda anti�ca con gli stossi occhi e lo stesse orcechie die jKjlrablxiro aprir�si dinanzi a una la�mentatrice di Ferrandina»; ed invita altre�s�a procedere nella ricerca lonen do prosonlo che II il propello demartiniano tostimonia di un lavoro mobile, sperimentalo, de�stinalo a travalicare l'etnologia «da involino» fin l�dominante noi pur autorevoli sludi italiani; 21 dio archetipi e pratiche dol pianto antico, del pianto ;xH;amj, si sono do sempre scontrati con i'ideotofila «tonto pm olla» della morte cristiana; 31 cho il baricentro del libro va individualo in un fram�mento di Benedetto Croce {Fram menti di etica, appuntol: un bra�no di caldo inijuieiudini, umanissi�mo, che include e insieme scalza il «via dalle tombe!» (ti Ooethe, Via dalle tombe, certo, ma si chiedo Croce «dui coso dobbiamo fame degli estinti, delle creature che ci furono core? "Dimonticarli", risponde lo saggezza della vita... E I uomo dimentica, si dice che ciò h opera del tempo; ma troppe coso buone e troppo ardue oiHiro si sogliono otlnbuire ol tempo, cioè ad un essere che non esiste. No: blO ppo quella dimenticanza non ò opera del tem�po; è opera nostra, cho vogliamo dimenti�care o dimentichia�mo». Nel medesimo «frammento» Croce tocca il tema che di�vorrà centrale per De Martino; ovvero la crisi, talora parossistica, di chi resta, l'approc�cio con i defunti, lo tecniche pro�iettivo entro precisi schemi verba�li, musicali, mimici tecniche spesso equivalenti o equi|xi!lenli in aree storiche e geografiche assai diverse. Si vedano ad escmpio «I fUnerali di Lazzaro Boia», lamento funebre romeno che t'olnologo ritiene uno dei piii ricchi e meglio sludioli del folklore eurojieo. Oppure il lamento funebre nei poemi omerici, con Achille, Ecubo, Andromaca colti in fase autodistruttiva e poi. grazie ulta tamenuiziono controlluta, ritualiz�zala, in veste di «guide dot pian lo»; guido per sé, por i fomitiari, per la comunità sconvolta, sulle soglie delta follia. Mn forse le pagine che a mezzo secolo di distanza maggionnenle ci attraggono continuiamo a tro�varlo nel «Lamenlo funebre luca�no». Sono gli anni in cui Corto levi e Rocco Scolellaro denunciano il drammatico iaolarnenlo, l'arrctralozza di quello sacca del Mezzo�giorno; usi e costumi, seppure lentissimamente, accusano l'urto della società moderna; e De Marti�no dove agire in fretta, con l'aiuto di preziosi collaboratori (Vittoria De Palma, l'elnomusicologo Die�go Carpilolta, il fotografo Franco Pinnal per captare un fenomeno in via di dissoluzione. Egli slesso parla del lamento funebre tucano come di un «relitto» povero di orizzonte mitico (povertà in gran parte determinata dall'assedio dello fedo egemone, col miraggio della resurrezione e la pacala attesa del «risveglio»!. Tuttavia, so scarso è il mito, ancora attivo e dunque percettibile è il rito. Da Avigliano a Tricarico, da Ferrandina a Monlomumo, da Montalbano Jonico a Pisticci, da Bernalda a CasteLsaracono, rijietuli soggiorni, difficoltosi sopralluo�ghi e pazienti registrazioni di rab�bia e pretesto di frenle alla crede�te Nemica, scene di cordoglio dal vivo o scene «artificiali», ossia a richiesta dell'etnografo (spiegan�do agli scettici il grado di validità cho le simulazioni sottendono!, di allucinati racconti sulle messe notturne dei morti, di melopee, di «attasamonlo» vale a dire blocco psichico, ebetudine stuporosa -, di preparativi per l'aldilà (la don�na di Pisticci elio stipa nella cassa in cui giace l'amato Gioacchino un paio di camicie, la pipa, un paio di mutande, «uno nuova e una con la toppa al sedere» e «la tovaglia por pulirti la faccia nel�l'altre mondo»!, ci consentono di assistere a una rappresentazione estremo di onirismo collettivo, prima che corifei e figuranti svani�scano definitivamente con le loro memorie. TORNA UN CLASSICO Dl ERNESTO DE MARTINO, ETNOLOGO SUL CAMPO IN LUCANIA, TESTIMONE Dl ALLUCINATI RITI Dl CORDOGLIO E DELIRIO Dl FRONTE ALLA CRUDELE NEMICA Il lamento funebre dalla Grecia antica di Ecuba e Andromaca al nostro Mezzogiorno negli Anni Cinquanta: la crisi parossistica di chi resta, la ricerca di protezione nel canto e nella musica, ii monito di Goethe e Croce a «lasciare le tombe» 4 ttL tuttoLibritempoLibero Lamento funebre a Ruoti, Lucania (foto di Franco Pinna), a destra «Lamentatrice di Khonsu, Tebe»: Illustrazioni tratte dal saggio dl De Martino edito da Bollati Boringhieri "iX '#^I mi-Uo inMmlim. Morto (r pianto rituale intnxlu/ioiivdiCUìraGallini. liolliitiBoringhieri, pp 387. L 55.000 SAGGIO