Il fascino antico dell'«esercito straccione»

Il fascino antico dell'«esercito straccione» BANDITI O GUERRIGLIERI? 1860-1865, UNA LOTTA SENZA QUARTIERE Il fascino antico dell'«esercito straccione» Avventurieri e idealisti, ribelli a un'Italia appena nata la storia h; Rocco Molitsml 0 il cappello piumato, la mia tunica ingallonala, un morello puro sangue; sono armato sino ai denti ed esercito il comando su ottocen�to uomini e trecento cavalli», cosi si descrìveva, nel 1861, Carmine Crocco, detto Donatel�li, forse il più famoso dei «bri�ganti» lucani. Meno famoso e mono fortunato di lui (Crocco mor�di morte naturale, a 75 anni, nel 1905 nel carcere di Porloferraio) fu il suo luogote�nente Ninco Nanco, ucciso in uno scontro a fuoco, nel 1864, tra i boschi di Avigliano, vicino Potenza. Crocco e Ninco Nanco furono i capi di quell'esercito «straccio�ne» che tra il 1860 e il 1865 combattè una guerra senza quartiere, chiamata brigantag�gio, contro l'esercito regolare del neo-nato stato italiano. Nel�la sola Lucania, dal 1861 all'ago�sto del 1863 si contarono 1038 fucilazioni, 2413 briganti uccisi in conflitto e 2768 arrosti. Croc�co aveva con so cafoni e diserto�ri, idealisti filo-borbonici e pic�coli borghesi in corca d'avventu�ra. Ma oltre al suo diventarono noti i nomi di briganti abruzze�si e campani, lucani o calabresi come Zappatore o Chiavone, Medichetto o Maccherone, Colamio, Ciucciariello e Caprariello. Crocco, secondo di cinque fratelli, era figlio di un pastore di Rionero in Vulture. Si era arruolato diciottenne nell'osorcito borbonico e aveva diserta�to dopo aver ucciso un compa�gno d'anni. Si era avvicinalo ai liberali e aveva anche indossato la camicia rossa dei garibaldini. Come tulli i grandi guerriglieri conosceva bene il territorio in cui si muoveva, ma non era un «politico», anche so riusc�od aggregare attorno a sé l'insoddi�sfazione di quei contadini che si sentivano traditi dal nuovo sta�to unitario, che non solo non aveva diviso lo terre demaniali, ma aveva anche istituito la leva obbligatoria. Su questa insoddisfazione pensavano di far leva i borboni�ci per riconquistare il regno perduto. Cos�dallo stato ixmtifi ciò cercarono senza successo, di tirar le fila del movimento insurrezionale. Fecero sbarcare in Calabria un «cabecillu». José Borges, che incantò l'anima filo�borbonica dol brigantaggio. Bor�ges, un ufficiale catalano ormai sulla cinquantina, por un breve perìodo combattè con Crocco. Insieme i due, nel novembre del 1861, furono a un passo dal conquistare Potenza. Ben pre�sto però si divisero, al ribelle contadino poco importava di restaurare il regno dei Borboni. Borges, in fuga, fu ucciso, corno un Bandito, dai bersaglieri ita�liani a Tagliacozzo, a pochi chilometri dallo stato pontificio che per lui avrebbe significato la salvezza. Ma il brigantaggio non fu solo un fenomeno maschile, a condividere la vita all'addiac�cio, tra ricoveri di fortuna e fughe a cavallo, c'erano anche donne, come Filomena Pennac�chio, figlia di un macellaio. compagna del brigante Scliiavone, che fu una dello prime «pentite» e con la sua delazione fece catturare un buon numero di uomini di Crocco. O Arcangela Cotugno, moglie del brigante Rocco Chirichigno, alias CoppoIone: al suo attivo una luna serio di crimini, dal furto alla rapina, dall'omicidio alla «gras�sazione», secondo i verbali di polizia dell'epoca. O ancora Elisabetta Blusucci, alias Pignatara, una contadina che dopo la morte del marito, fucilato dal�l'esercito italiano, si diede alla macchia. Le«briganiessH» vesti�vano abili maschili e spesso orano più feroci degli uomini E nel vestire abiti maschili non erano in fondo dissimili dalla regina Maria Sofia, moglie di Francesco II, che dall'esilio cer�cava di aiutarle, tanto che arri�vò a scrivere al generale france�se Henry de Cathelineau «Prefe�rirei morire in Abruzzo, con i briganti, che vivere a Roma), Da un lato e dall'altro ci furono efferatezze. Se i brigan�ti bruciavano e saccheggiavano le case dei benestanti che non li aiutavano, tendevano sangui�nosi agguati alle truppe del�l'esercito italiano (che aveva ereditato uomini e quadri dall'esercito sabaudo) questo dal canto suo non gioco meno duro. Por stroncare la rivolta fu pri�ma dichiarato lo stato di asse�dio nelle ragioni meridionali e poi nel '63 approvata la legge Pica, che stabiliva all'articolo 2 «i colpevoli del reato di brigan�taggio, i quali armata mano oppongono resislen/.a alla for�za pubblica saranno puniti con la fucila/ione» E in molti paesi i corpi dei fucilati venivano esposti, come ammonizione: «spuntano ai pali ancora le teste dei briganti» recita un verso di ROCCO Scuielluro, il sindaco poeta di Tticarico. Ilfenomenoaggregò i contadini contro i Piemontesi che non avevano diviso le terre Tra loro molte donne Spietata la reazione: stato d'assedio al Sud e condanne a morte A sinistra un immagine di Cantina Crocco il brigarne lucano celebre con II nome di battaglia di "Donatelli. V Mcad«vw« 4 Ninco Manco, ilbrqonu ucciso nel IBM

Luoghi citati: Abruzzo, Avigliano, Calabria, Italia, Lucania, Potenza, Rionero In Vulture, Roma, Tagliacozzo