Soffri: «Tante aspettative, poca fiducia»

Soffri: «Tante aspettative, poca fiducia» Soffri: «Tante aspettative, poca fiducia» «Non chiedo la grazia, ma non ho altre vie d'uscita» intervista Alberto Papual inviato a PISA INCONTRIAMO Adriano So�fri nel parlatoio del carcere di Pisa. E' la quinta estate (quarta consecutiva) che l'ex leader di Lotta continua, con�dannato a 22 anni per l'omici�dio Calabresi (con Ovidio Bom�pressi e Giorgio Pietrostefani) passa in carcere. Un anno fa, il 26 agosto, era stato rimesso in libertà, in attesa di discute�re l'istanza di revisione del processo alla Corte d'Appello di Venezia. Ma è stato di nuovo arrestato dopo il riget�to dell'istanza. Oggi è l'unico dietro le sbarre, perché Bom�pressi è agli arresti domicilia�ri per motivi di salute e Pietrostefani è latitante. Se it 4 ottobre la Cassazione doves�se confermare la sentenza veneziana, Sofri, 58 anni, po�trebbe restare in carcere fino a settantanni. In questa esta�te è venuto a trovarlo lo scrittore Antonio Tabucchi per registrare un dialogo sulta paura (che pubblicherà Setterio). In qualche modo il carcere è una ragione di paura per lei? «Francamente io non ho paura. Certamente non del carcere. Però tengo motto a evitare che questo appaia come una specie di snitovalutazioiiii dulia questioneTStittEllonale flercarcere, che deve far paura olle persone. Perché nella sua essenza 11 car�cere è un luogo in cui parsone inermi e denudate possono esse�re chiuse e sottratte uTe due condizioni decisive per attenua�re la paura: un occhio non nemico che ti veda e un orec�chio non nemico che ti ascolti. Nel carcere esistono istituzio�nalmente sgabuzzini insonoriz�zati e invisibilizzati, in cui te persone vengono buttate, essen�do in balia di qualunque cosa, esposte al terrore cho deriva da una minaccia costante e indefi�nibile. Questo è il carcere. An�che ammesso, cosa non vera, che in carcere non vengano perpetrate violenze fìsiche sul�le persone, comunque le perso�ne si trovano in uno stato di balia totatei. Questo succede anche a lei? «A me non succede. Però succe�de alla maggioranza delle perso�ne che arrivano in carcere: di sentirsi animati al fondo della tana, mentre i cani stanno sca�vando». Quante speranze le sono rimaste di uscire di qui? «Credo di non avere nessuna risposta a questa domanda sem)licemente perché non me la accio mai. Non è una cosa che dipenda da me». Che cosa si aspetta il 4 ottobre dalla Cassazione? E' ancora fiducioso? «Tengo motto al ricorso in Cas�sazione. Non è una prosecuzio�ne burocratica della vicenda giudiziaria. Ho scarsissima fidu�cia ma moltissima aspettativa». Se però il processo non dovesse riaprirsi, allora re�sta solo la grazia, per usci�re senza scontare la con�danna. «No, non credo che ci sia solo la grazia». Ci sarebbero altre vie giudi�ziarie? «No, vie giudiziarie non co ne sarebbero più. Se non il ricorso europeo, che tuttavia potrebbe essere lungo e non avrebbe conseguenze automaticamente esecutive. Ma la questione pra�tica del mio destino personale è stata da tempo accantonata, buttata a lato delta strada, co�me vicenda superflua. Si tratta da tempo di una questione sim�bolica, con l'unica complicazio�ne che io rimango in un certo senso una persona. Ma ormai è un puro incidente di percorso». E allora quali alternative ci sarebbero alla grazia? «Chi può dire ctie cosa fare in una situazione che non ha via, d'uscita. Io non lo so. Sono rare situazioni cosi nella vita delle persone. Penso che succeda a voi alpinisti, di trovarsi in un punto in cui non si può più andare né avanti né indietro. E' una cosa che mi ha sempre affascinalo, e dunque adesso faccio io una domanda: quando si è sulla parete e non si può andare né avanti né indietro, cho cosa si fa, si aspetta la grazia?». No. Se non si possono esco�gitare soluzioni tecniche, per esempio una discesa in corda doppia, ci si affida a risorse psicofìsiche che ma�gari non ci si aspetta di possedere, per forzare il passaggio. «Ecco, penso che farò così». Ma intellettuali su posizio�ni molto diverse, da Galan�te Garrone a Indro Montanelli a Giuliano Ferrara hanno sposato la causa del�la grazia per iniziativa di�retta del Capo dello Stato. Come riparazione a un tor�to, secondo le parole di Montanelli. Percné non è d'accordo? «Ci sono due cose che rimango�no immutale por me. La prima è che l'argomento dotta grazia non può riguardarmi in nessun senso. Io non dico no alla grazia né dico si atta grazia. V.' una questione che nella sua graluila sfugge completamento a qua�lunque mio pronunciamento non solo esteriore, ma persino inlimo. Il secondo punto è una domanda cho ho già girato a Montanelli in privato: lui chie�derebbe la grazia se fosse in me? O comunque, si augurereb�be la grazia? La cosa più imiKirtanle cho Monlanoth dico, con alcune variazioni, da parecchi anni, è che io sono tropi» superbo, non cho io inorilo la grazia. Allora, io non so se lu cosa sia fondata, però non rie�sco a pensare che lui sarebbe meno superbo di me so fosso nella mia stessa situazione». A questo proposito, quello che lei chiama l'amor pro�prio a altri chiamano la superbia o l'arroganza, può averle nuociuto? «Essere fallo come sono fallo mi ha evideniememe nuociuto porcile registro un accanimento noi miei confronti. Noll'ullimo periodo tingine che snnoùscitc per denunciare il lusso e i privilegi della mia galera si sono molliplicalo: falsità abomi�nevoli. Io sono in galera esatta�mente come tutti gli altri e tengo a starci come tutti gli alln». Ma se la sentenza ò iniqua, ha senso rifiutare un modo istituzionale di superare l'iniquità? «Io voglio una semenza cho dichian falsa l'accusa cho mi viene mossa, lo sono in galera da 4 anni, e processalo da 12, per un allentato di 28 anni fa. con l'accusa di aver dello in un posto dello cose che non ho mai dolio». E qual è allora il suo atteg�giamento nei confronti del�la grazia a Ovidio Bompres�si ed eventualmente a Pie�trostefani? «Di totale favore, per il fallo che il loro stare in galera e continuare a recitare questa specie di gioco dell'oca e una pura perdila. Partecipano du soldatini di piombo aggiunti a una battaglia elio riguarda solo me. In due sensi: netta mia intenzione di non cedere e nel�l'intenzione dei miei nemici di annientarmi». Il fatto che oggi le posizioni fra lei e i suoi compagni siano diverse, può suonare come una sconfitta? «Non solo non è una sconfitta ma è per me l'unica ragione di vero sollievo. L'idea di essere in galera io, non noi tre, e dunque non avere addosso il peso della sofferenza di queste altre due persone, non dirò che mi rende spensierato, ma sicuramente molto meno in pensiero». Lei si sente responsabile dei destini di Bompressi e Pietrostefani? «Io mi senio responsabile da sempre, in questa vicenda, del�le persone che erano di Lotta continua. La posta in palio in questa partita è dunque una ragione civile e morate. Che riguarda solo me: ero io it leader di Lolla continua». Alla luce di questo, ci sareb�be stata una linea difensi�va alternativa a quella che lei ha tenuto, che le avreb�be permesso diciamo di ca�varsela? «No. Lamia è stata una batta�glia per ricostruire la verità di fatto contro un'accusa falsa. Ricostruzione riuscita oltre ogni ragionevole dubbio e dun�que dell'accusa è rimasta solo una specio'ìli pervicacia logico e vendicativa. Ma Vedilo era giit deciso: incriminazione e con�danna di Lotta continua come rm-gani*;:azione amrioui.'l pi i irto omicidio terromneor Io vor�rei che più persone protestasse�ro contro questa assurdità inve�ce che contro la mio detenzione. 1 àrofessori di storia, i professo�ri Iji diritto non possono lacere di Tronle a uno scandalo di questo genere». Quanto può pesare il fatto che si continui a parlare del suo caso, che ci sia parte dell'opinione pubbli�ca che continua a denun�ciarlo? «Anche se non se ne parlasse, non cambiorebbe niente. Le co�se potrebbero andare peggio?». Se ci fosso il silenzio non sarebbe peggio? Ci sono an�che quelli che vogliono la sua liberazione... «Si. ma la mia vicenda si e normuliz/alu e siubilizzala. Al�cuni vogliono il mio annichili�mento, altri amerebbero che fossi liberalo, ullri non gliene importa niente. Non è più un problema: è la soluzione dot problema. Comprose le cose strane, come elio io scriva sui giornali. Anche quello fa parte del paesaggio. La soluzione or�mai riguorda solo me e qualchi' altra persona che varamente sta male, e me ne dispiace moltissimo». E' una dichiarazione pessi�mistica. «No, realistica. Un'ultra delle cose cho giocano a mio svantag�gio è che il mondo si è fatto piccolo net bone e nel male e la quantità di tragedie e dolori che sciorina dalla matlina ulta sera è tale che io stesso non sono riuscito a diventare un maniaco dot mio problema. Non riesco a non occuparmi detta Ceccnia o dei Curdi, di un I milione 90U mila morti ammazzali nel Su�dan. Como posso prendere sul serio il mio problema? Se conti�nuo a girare con it mio cartello cho dice io sono in galera ingiustamcnie è come se girassi con questo cartello dentro un uspedalo dot Ruanda o dentro un lebbrosario di Bombay». «Se tornassi indietro noncambierei la linea difensiva: loro volevano solo condannare Lotta Continua» Fra poco uscirà un libro-colloquio ìcon Tabucchi sulla paura «Io non ne ho, e certamente non della galera Che comunque non sottovaluto...» «Essere fatto come sono fatto mi ha nuociuto perché registro un accanimento nei miei confronti Denunciano lussi che non ho mai avuto» «La maggioranza delle persone che finiscono qui si sente come un animale braccato in fondo alla tana»

Luoghi citati: Como, Pisa, Ruanda, Venezia