Andria si ferma, «anche il killer dev'essere Imitiate»

Andria si ferma, «anche il killer dev'essere Imitiate» UNA CITTA' SCONVOLTA PER LA PICCOLA UCCISA Andria si ferma, «anche il killer dev'essere bruciato» I giovani ai funerali: «Torniamo da TorVergata, ma è difficile perdonare» reportage Guido Ruololo Invialo sd ANDRIA LA funziono sta ixir Iniziare. La diiesu t; gremita, Mninma Gio�vina u ) m| m Vincenzo baciano la bara, OÒptrtO di '"'ri. Don Haffaole Daniele, il (Kirroco doliti diiosa d�Castel dol Monte, umiunciu: «Un angelo custode di nomo Gra�zia tt scotio ti Costei dol Monui. Un dp|)o sani piantato nel boscliotlo dove Grazia ha incontrato la mor�te». in chiosa di «Sunl'Andnta n|K)Stolo» ha la ionna di una tenda. Sullo (jitesui umda il doloro pren�de il sopravvento sul raiicom. sul�l'odio rimilo di piota pronuncia il Vescovo di Andria, Monsignore Ituil'aolo Calabro, nolla sua oinolia funebru: «Nel inuinunU) in cui si concentra sull'assassino l'indigiinziono generalo, vorrai por un solo moinonU) jionsaro dio tigli rosta un nostro tratutlo e dio, unii volta cuiisognuUi alla giustizia tuiianu. abbia modo di ravvederai., dol grave e irreparabile doloni cho egli ha meato a duo bravi e onesti genitori.., a so stosso infino, essen�do lui l'altra vittima dol suo stesso misfatto». La chiosa si è riompitn all'invonwimile o nnclio noi piazzalo il silenzio e gli sguardi di una folla commossa raccontano più cho la partecipaziono al dolora della fa�miglia Mansi, l'imixitonza della soctotii a mijirdui' il ripolors�di tmgedio corno questo. Anche quan du una donna ^rida: «Bisogna bru�ciarlo, l'assassino». Anche (piando un uomo diiodo leggi «più severe» ami roi pedofili. E' ancora il vescovo, nella sua omelia, a moltora a nudo questa imiiotonza; «i'oteva tale efferato dofilto essem evitato? Niente si poteva faro per iin|)odiro un gesto follo e rallentino, senza proavvi�so». Monsignor Calabro punte l'in�dice aintro la società die lui jierso i suoi valori. Parla, il vescovo, addirittura di una «coscienza mo�rale collettiva ubriacata da una pervasivu esaluiziuno della liber�ta, del ponnissivisino, della preconceiia contrarietà contro ogni legge e nonna sia puro morale», E chiodo a tutti un iiii|ie^no por «la monilizzaziono della vita privala e tUquèUa pubblica». I '. i) m Vincenzo o nuinuna Giovi�mi o conio so non ascoltassero le parole del vescovo. I loro sgunnli si fermano alla bora, incrociano quoll'orsacchiotto messo U, ira i fiori, sulla tiara. Sotto la tonda, nella chiesa, è una processiono di lestimonianzo o ricordi. Un grap�polo di ci nulilulini bianchi e blu. Sono i piccoli compagni di scuola di Graziella. Maestra Franca: «Ero vivace, Graziella. Era vivace e siuixmda. Aveva un cuora tenero grande grande. Era allegra ma anche introversa». Nella sagrestia cinque bambine dalla scuoia di Graziella, in fila, ospetUino il loto turno. Alla fine della comunione leggeranno i loro brevi pensierini. Nell'attesa, li ri�petono a voce alta. Tiziana: «Noi porteremo nel nostra cuore la tua setnplidtà e il tuo sorriso». Erika: «Abbiamo perso una amica cara, ma conserviamo il tuo sorriso». Vincenza: «Graziella, anche se non ci sei più, sarai sompre nei nostri cuori». All'una, il corteo funebre che si ora mosso da via Ovidio, dalla cosa della famiglia Mansi, era entrato nella diiosa. Un corteo dolente. «U6.. Grazie..», gridava e ripeteva dlsiiorato iwpà Vincenzo. «Zitti», sospiravo mamma Giovina. Il cor�teo si fermavo. Mamma Giovina accostava l'orecchio alla baro e iniziavo a dialogare con Graziella. E gli applausi che partivano dal corteo e dalla folla afiacdaui oi balconi dei ixilazzoni intemimiiev. it ii i il dialogo tra madre e figlia. Dentro la chiesa, sotto la tenda, all'arrivo della tiara sono seguiti momenti di disperazione, amplifi�cati dalla presenza delle telecame�re. Don Vincenzo Giannelli, il parrocco, è amareggiato: «E' sbaglia�to che la sofferenza diventi spetta colo». Riflette don Vincenzo: «Tut�te e due le famiglie, anche quella del giovane Pasquale Tortora, so�no sprofondate nel dramma. Noi dobbiamo avere il coraggio di parlaro e di portare conforto a tutti. Mi chiedo: in quante famiglie i bambini vivono situazioni dram�matiche, non denunciato? Situa�zioni di violenza?». C'è uno spazio, sotto lu tenda, occupaui dalle autorità, dallo dele�gazioni doll'ommimstrazionc cit�tadina e del consiglio comunale. Mai come ieri, una presenza non vissuta come ostile. C'ò audio l'ex sindaco di Andria, ex sottusegratario agli Interni, Giannicola Sinisi. Al tonnine della celebrazione ftmebro, commenta: «Evidentemente c'ò un germe malato nella società. E' inuule accanirsi contro chi con�suma questi reati. Nessuno può impedirli in una sodetà in cui tutto ò concesso. Sono stati smarri�ti i valori condivisi della comuni�tà». l.i bare esce dalla chiesa. La fttmiglia Mansi accompagna la pic�cola Graziella al dmitcro. Il piazza�le gremito di folla stenta a svuotar�si. Anelli' Damiano, Michele e Rug�gero sembrano smarriti. Loro, che sono appena rientrati dal Grande Evento, dall'appuntamento di Tur Vengala con il Papa, si sono ritrova�ti a dover fare i conti con la tragedia di Graziella. «Mentre il Papa celebrava la messa, abbiamo saputo dello mor�to di Graziella». Damiano, Michele e Ruggero riflett. no sull'esperien�za di Tor Vergala: «Eravamo due milioni di ragazzi giunti da tutto il mondo. Siamo npartiti da Tor Vergata con quel messaggio del Papa: "Sarete voi giovani ilfutura, i portatori del cambiamento". E adesso d ritroviamo od Andria con un giovane della nostra stessa età che lia oommesso questo orren�do delitto». Damiano, die per sette anni ha fatto l'animatore all'oratorio, è an�gosciato: «Vivere insieme od altri due milioni di giovani l'esperienza di Tor Vergata, ci ha aiutato ad essere crisuani. Ad Andria, ades�so, ò difiicile essere cristiani e perdonare. Non provo odio, ma non riesco a immaginare un giova�ne della mio età che possa commet�tere un delitto come questo». Ieri mattina, prima della ceri�monia funebre, in via Salvator Rosa, dove abita la famiglia Torto�re, c'è stata una processione di gente di ogni età che lanciava anatemi contro i genitori di Pa�squale l'assassino. «Anche noi cre�denti vorremmo credere che il responsabile di tale turpe misfatto non sapesse, che abbia vissuto un momento di follia nelT ammazza�re e straziare col fuoco il corpo della bambina». Chissà se le parole del vescovo Calabro sono arrivate a quelli che hanno gridato, sotto casa Tortora: «Dovete morire...».

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