L'ltalia messa in Riga segna il ritorno alla narrativa

L'ltalia messa in Riga segna il ritorno alla narrativa L'ltalia messa in Riga segna il ritorno alla narrativa Q UEST'ullìmo numero (volliminosiiisimo) d�Riga, denun�cia una grande ambizione; dico ambizione come volon�tà alla, tentativo di raccontarci cosa accado oggi in Italia, non solo nel�l'ambito dello arti (verbali e visive), ina ancho (ciò che più conta) rispet�to all'attualità tra esistenziale, so�ciale o antropologica che (juelle arti riflettono. Cosi descritto l obiettivo è temionzialmenlo meritorio a par�te l'esarno doi melodi seguiti per raKijiiinfiorlo e l'ambito degli spazi indagati. Quanto ai metodi s�giustificano in una sorta di genericità denuncia�ta. I due curatori (Helpolil�e Grazio�li) invitano a partecipare all'impré�sa un folto numero d�artLsti (Ira scrittori in prosa, poeti, pittori, foto�grafi ecc.l più o meno noli (anzi alcuni del tutto sconosciuti, almeno a ino e questo ò uno degli aspetti positivi (lolla raccolta), duali criteri i due curatori hanno seguito negli inviti? Uuellii generazionalo, limi�tando gli invil�agli artisti nati più o mono negli stessi anni o cuinunijue apiiartononti alla generazione dei curatori? Forse, ma non no sono sicuro, mancando nel volume ogni informazione (ed è un peccato) che consenta rindivìduazione anagrafi�ca degli autori presomi. Duello della (inalila della parieci|iazione? Sì. cer�to: ma non erodo che �curatori lioiisino cho quantu hanno raccolto costituisco il «meglio* deiralliialo produzione artistica italiana, No, non lo ijonsano: ma certo sono RECEN' AngGugconvinti che costiiuisce qualcosa di davve�ro significativo, che tutti gli artisti invitati «fanno siilserio: pensa�no alla questione, al�l'arte... Questioni an�che mollo diverse, an�cho deboli oggi sap�piamo che tutto le questioni posso�no ossero inlerossanli e importanti ma questioni, non un'abilità, un mestiere, una trovala o una inluiziono di cinque minuti». Dunque si tratta di artisti soprattutto seri ca�paci di intorrogaisi sul raprxirto arte e vita, e di valorizzare dell'arte le implicazioni etiche trascurandono (anzi contnistandone) la valenza meramenle estetica. Se cpiesli sono gli artisti invitali, senza intenzione d�contestarne la scelta, non (Kissiamo non dire che si tratta d�autori fa inclusione dogli scrillori già fin troppo riconosciuti: Affinati. Gorret, Fiori e Moresco e non so quale altro) inipognali in ricerche sperimentali in cui gli a.sjietl�di protesta provalgono su quelli di nuova pronosta, di autori generosi e sincori alla ricerca di un linguaggio cui stentano a dare piena forma. Sono autori dio noi abbiamo sempre rispellalo o continuiamo a rispettare pur rendendoci conto che non possono essere, come �curatori di liiya vorreblicro, la loslimonìanza autorevole e significaliva d�ciò cho bollo nella pentola dell'arte oggi in lUilia. dove cuociono realta, iierlonienu di sapore più avanzato In comunquo mono attardate in pro�blematiche sostanzialmente consu�mate) che Riga 17 inspiegabilmente trascura, Tanto più che gli slessi curatori dello raccolta, nel tracciare IONE lo lmi il percorso della nostra letteratura dagli Anni Cinquanta a oggi, pur rendendosi responsabi�li di gravi sottovaluta�zioni, non mancano di segnalare (per quel che riguarda l'ambilo dalla scrillura verbale) la presenza di una vera e propria svolta significala dal ritorno della nàrrativltà e dunque dalla imprevi�sta riacquisìzione da parto della parola scritta della rapacità di rac�contare, E allora perdio escludere o comunque non far cenno a scrillori come Ammannili, Scarpa. Novo o Mozzi cho qualunque sia il loro valore, danno (innegabilmente) il volto alla vicenda letteraria di que�sti ultimi anni? Sono scrillori che sanno raccontare la realtà in cui vìvono (o viviamo) rinunciando a ogni indulgenza verso processi di rispeccliiamento (appartonenli a al�tro lontane stagioni lotierarie e oggi solo capaci di produrre parole false) e piuttosto ìntenli a creare dentro la stessa scorrevolezza della narrazio�ne impedimenU o ostacoli capaci di deviarla, di farla uscire dai limiti della sua significazione apparento, di aprire spazi in cui imbarcare nuove tensioni e valenze e insom�ma consegnarla a quella imprendibi�lità che. nella forma doll'ambiguilà, della frammontarietà e dell'incer�tezza, sombra marcare la realtà di oggi. Ma forse mi sbaglio e i duo curatori di Riga hanno ragione. Aggiungere Ammannili o Mozzi non modifica per nulla la situazio�ne. Forse, come sembra raccoman�darci Arbasino nella sua davvero ragguardevole intervista pure rac�colta in Riga 17, forse occorre ar�marsi di un sano realismo e ricono�scere che l'Italia in questo ultimo scorcio del Novecento non ha cono�sciuto in letteratura, come nelle arti figurative, nella musica come in teatro autori fortemente autore�voli verso cui il tempo potesse sentirsi debitore. Dunque sono man�cali autori capaci di arricchire il sentimento de la realtà (e di molti�plicare la vital ma non è mancala la consapevolezza della difficoltà che la letteratura (e più in genere l'insie�me dolio discipline artistiche) ha incontralo (e incontra) nel cercare di rinnovare le forme espressive e proporsi autorevolmente al lettore; e a questa difficoltà almeno i più responsabili hanno risposto con do�lorosa serietà e dedizione impegnan�dosi (ne 6 la prova proprio Riga 17 cui allora è inutile contestare l'as�senza di questo o quell'autore) in una fitta attività di ricerca e di messa a punto delle possibili vie di uscita che se ciascuna, presa singo�larmente, non sembra proporsi co�me risolutiva, considerate nell'Insie�me rappresentano un momento im�portante dell'attività culturale del nostro Paese. In questo scaso non stupisce, anzi sembra essere affatto conoivisibile, la risposta cho Lavagetto, nel�l'altra intervista notevole compresa nel volume, fornisce alla domanda: «Secondo lei perché nella letteratu�ra italiana non ci sono �DeLillo e i Pynchon?». Lavagetto afferma: «Mi viene da rispondere con la parafrasi di una frase molto famosa: la lette�ratura non è malfatta da uno. ma da tutti*. C'è in queste parole, mi sembra, una verità crudele e ele�mentare». RECENSIONE ' Angelo Guglielmi Un numero della rivista a cura di Belpoliti e Grazioli traccia un bilancio delle arti verbali e visive: 'ultimo scorcio del '900 non lascia maestri autorevoli, ma prevale il lavoro collettivo m La rivista Riga, giunta al suo numero 17, è dedicata a un bilancio della cultura italiana nel secondo '900, con interviste, tra gli altri, a Arbasino, Consolo, Del Giudice Marco Belpoliti e Elio Grazioli (a cura di) Italia 2, Riga n.17 MarcosyMarcos.pp. 42/L 32 000 RIVISTA

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