La nave maledetta porla 100 bimbi curdi

La nave maledetta porla 100 bimbi curdi La nave maledetta porla 100 bimbi curdi Dalla Turchia al porto di Crotone, erano chiusi nella stiva Rocco Valenti CROTONE Sfilano muti, uno dietro l'altro, su una passe�rella bianca che in meno di due metri li fa passare dall'incubo alla speranza. Con gli occhi imbambolati per le notti insonni passate nel fetore di una stiva che sembra più una latrina, tra la ruggine di una nave che cade a pezzi. Non si guardano neppure intomo per curiosità. Sono un centinaio, ma nella «Imam l'ennesima carica di immigrati attraccata alle 7 di ieri mattina al porto di Crotone ingombravano poco. Bambini. Moltissimi in tenera età. Altri abbastanza grandi da ripropor�re in viso le espressioni di sfinimento disegna�te sui volti dei papà che li tengono per mano. Ai bordi della passerella, che gli uomini della Guardia costiera hanno piazzato tra la banchi�na e la «Iman» per consentire lo sbarco, agenti di polizia contano gli immigrati mano a mano che passano. Lo fanno ad alta voce. E la somma fa 245. Un centinaio di bambini, 73 donne e 81 uomini. Sbarco numero 15 negli ultimi sette mesi in Calabria, cioè sono arrivati 4000 clandestini. Ma i numeri si dissolvono, aerdonoogni significalo guardando negli scuoabus gialli che porteranno i nuovi arrivati (hanno detto tutti di essere turchi di etnia curda) dal porto al campo di prima accoglienza allestito nell'ex base dell'Aeronautica militare dell'aeroporto Sant'Anna, alle porte di Croio ne. Seduti uno accanto all'altra nel pulmino ci sono un vecchio e una bambina. Il primo ha la barba bianca, i lineamenti asciutti e gli occhi chiari come fossero di ghiaccio; ha lo sguardo smarrito, triste, impaurilo. La bambina ha gli occhi grandi e scuri, incorniciati in un mare di riccioli neri; a vederla da fuori il finestrino potrebbe sembrare una tranquilla ragazzina spensierata che va a scuola. Ma quello che di lei non si vede sono le scarpe sformate, i pantaloni lacerati... Ma poco importa, e lo si capisce quando abbozza una smorfia di disgu�sto guardando la carcassa chiamata «Iman» con Ta quale è arrivata fin qui. La nave è stata intercettata al lar^o del golfo di Squillace da un aereo della Marina militare e poi abbordata da mezzi della Guardia costiera e della polizia di Stato. Per arrivare nel porto di Crotone ci sono volute parecchie ore, perché la «Iman» una cinquantina di metri di ferraglia, un vuoto a perdere, coro» dice il prefetto di Crotone, Giuliano Lalli era in panne ed è stato necessario l'intervenlo di due rimorchiatori. Dodici tra le persone che si trovavano sulla nave sono slate portate in Questura e trattenu�te fino alla sera, quando solo a carico di tre è stato adottato il fermo di polizia giudiziaria: sono tre turchi, che secondo gli investigatori sono il comandante e due membri dell'equipag�gio della motonave. Le condizioni dei clandesti�ni sono precarie: per una donna si è reso necessario il ricovero in ospedale. Tulli hanno evidenti i segni della fatica sopportala a stento per amvare in Italia, fatica che per altro hanno dovuto pagare 2000 dollari a testa, al momento dell'imbarco in un porto della Tur�chia. I soccorsi, coordinali dalla Prefettura di Crotone, funzionano bene. Loro, gli immigrali, stanno in silenzio assoluto. Solo qualche sorriso di gratitudine alle giovani volontarie della Croce Rossa che dispensano acqua mine�rale e merendine. Sono slati sistemati nella roulottopoli del Sant'Anna, hanno mangialo finalmente qualcosa di caldo, hanno potuto lavarsi e adesso, una volta chiesto il riconosci�mento dello status di rifugiato politico, aspetta�no con ansia il permesso di soggiorno provviso�rio grazie al quale prenderanno il primo treno che va verso il Nord, per poi varcare la frontiera con destinazione Germania, Francia, Olanda. Il segno della disperazione ha assunto qui, sulla banchina del porto di Crotone, il colore nero e la consistenza di un sacchetto in plastica: quei pochi immigrati che hanno un bagaglio al seguilo lo hanno confezionato in quel sacchetto, E dentro, ogni pezzo più «importante» come un paio di pantofole o una confezione di sapone liquido di colore blu è stretto in un altro pezzo di plastica, nera anche questa. Tra qualche asciugamano colorato e una spazzola ci sono tre o quattro fagottini ben sigillali. Come per proteggerli dall'acqua. Co�me se chi sale sulla carretta del mare è pronto a lutto, pur di scappare. Anche a buttarsi in acqua, una volta arrivati vicini alla destinazio�ne, e quanto meno dal bagno si riesce a salvare le pantofole o un indumento per il bambino.

Persone citate: Giuliano Lalli, Rocco Valenti, Tulli