Il boom americano mette l'euro alle corde

Il boom americano mette l'euro alle corde Secondo gli analisti si allontana l'ipotesi di un aumento dei tassi di interesse Usa il 22 agosto Il boom americano mette l'euro alle corde Cresce più del previsto la produttività, dollaro a 2153 lire Franco Panlarelll NEW YORK Un'altra sorpresa dell'oconomia amoricana: nel secondo trimestre di quest'anno la produuivitó è aumentata del 5,3 per cento. La previsione che vari economisti avevano fatto era del 4,3 per cento, cioè un intero punto in mono. In Ame�rica dunque si lavora di più non solo in senso assoluto, con il più alto livello di occu�pazione di questo dopoguer�ra, ma si lavora anche meglio, almeno dal punto di vista del numero dei prodotti che ogni «unità lavorativa» sforna. E questa è una splendida noti�zia per gli operatori di Wall Street, sempre timorosi di ciò che può faro Alan Grconspan, il capo della Federai Uosorvo pronto a stroncare sul nasce�rò ogni accenno di inflazione a colpi di aumento dei tassi di interesse. Poiché lui ha sem�iro detto che per combattere 'inflazione l'unica alternati�va all'aumento dei tassi è l'aumento della produttività, ecco che quell'uno per cento superiore allo più ottimisticho previsioni dovrebbe evita�re brutte sorprese dalla riunio�ne del comitato della Fed prevista per il 22 di questo mese. L'ottimo stato di salute del�l'economia americana e la cre�scita della produttività attira�no dall'estero nuovi capitali di investimento e questo fa correre il dollaro e tiene l'eu�ro alle corde. Verso le 17 ora italiana, l'euro è sceso sotto la soglia di 0,90 dollari con un minimo di giornata a 89,94 centesimi. Di conseguenza, sulla base di questa quotazio�ne, un dollaro era a circa 2153 lire. Ora l'euro potrebbe esse�re destinato a scendere anco�ra nei confronti del dollaro, forse al di sotto del minimo di 88,52 centesimi del 19 maggio scorso. L'America festeggia. Oltre tutto, il dato sulla produttivi�tà è stato accompagnato da un altro, non meno importan�te, sul costo del lavoro, che nello stesso periodo è calato dello 0,1 per cento. Una dimi�nuzione minima? Forse, ma la previsione in questo caso era di un aumento dolio 0,6 por conto, sicché la combinazione fra i due dati viene considera�ta da tutti «lo scenario miglio�re» perché Greenspan e i suoi uomini, fra due settimane, rompano la tradizione che noi corso degli ultimi dodici mesi li ha visti decidere l'aumento dei tassi per sei volto. Uno degli uomini di Greenspan, il presidente della sezione di Chicago della Fed Michael Moskow, ha detto che «nel corso degli ultimi quattro o cinque anni la produttività dei nostri lavoratori è aumentata a un ritmo medio mai visto in più di un quarto di secolo. E se la produttività cresce la nostra economia si può espandere più rapidamente di prima, senza rischi immediati di in�flazione». Un'indicazione che quel be�nedetto aumento dei tassi non ci sarà? Non del tutto. Tanto per non smentire la fama della Fod che non è mai con�tonta, Moskow ha aggiunto che «il problema principale ora è di vedere auanto può durare il recente, fortuito au�mento della produttività». Il pericola, insomma, è che questo ciclo di riorganizzazio�ne lavorativa si estingua quan�to prima, lasciando sul campo la spirale di aumenti salaria) i nel frattempo partita, ed è un lerìcolo contemplato non soo dagli uomini della Fed. Per esempio Mark Vitner, della First Union, condivide in pie�no. «Probàbilmente dice l'economia si raffredderà pre�sto, la produttività subirà una decelerazione e i costi com�pensativi un'accelerazione. Questo significa che il costo per unità lavorativa aumente�rà e che la Fed sarà costretta a consistenti aumenti dei tassi di interesse, se non subito, all'inizio del prossimo anno». Ma ci vuole altro che i distinguo di Mister Moscow o i calcoli di Mister Vitner per fermare gli inguaribili ottimi�sti di Wall Street. «Le notizia di oggi consolidano la convin�zione di un non aumento dei tassi da parte della Fed», dice�va Richard Yamarone della Argus Research. «E' davvero difficile immaginare un nuo�vo aumento dei tassi di fronte a dati attenua-inflazione co�me questi». E' sull'onda di considerazioni come quelle che ieri i due indici più seguiti del mercato dei cambi, il Nasdaq della «new economy» e il Dow Jones della «old eco�nomy», hanno fatto registrare il loro bravo, ulteriore aumen�to. A metà giornata, il primo era su dello 0,13 per cento e il secondo dello 0,29 per cento. Ancora una volta, niente di clamoroso, ma in perfetta sin�tonia con ciò che si va dicendo da giorni, e cioè che il tempo dei grandi salti (nell'uno o nell'altro sensol è finito e che quello che ci si può aspettare ora è una coerente stabilità, con movimenti di rilievo non enorme. Gli operatori scommettono su un atterraggio morbido dell'economia «Questo è molto positivo per il nostro sistema Adesso si deve vendere sempre di più» «Troppi vincoli rallentano lo sviluppo bloccando modernizzazione e innovazione» «Timidi sulle Poste e sulle Ferrovie, ancora troppo lenti su elettricità e gas Telecomunicazioni in grave ritardo» i o o o e » i e , i s i » LE BORSE O LONDRA -0.46 M ^PARIGI ^ ♦!W1 fr FRANCOFÒRTE ±0,19 GEN. FEB. MAR. APR. MAO GIÙ, WG, AGO, SET, OTT, NOV, DIC, GEN, FEB. MAR. APR, MAG, GIÙ. LUG, AGO, Wlm Dulsentxrg presidente della Beo

Persone citate: Greenspan, Michael Mo

Luoghi citati: America, Chicago, Londra, New York, Parigi, Usa