Catania dell'innocenza
Catania dell'innocenza AL UDO AZZURRO LE CABINE ERANO IL FRUTTO DELL'ESTRO DI CHI LE AVEVA COSTRUITE E NELL'INSIEME SEMBRAVANO UNA PICCOLA CITTÀ Catania dell'innocenza Sulla riva e 'erano i venditori di "cozzuli», telline che noi bambini divoravamo crude, sotto lo sguardo perplessi delle governanti nordiche ricordi Igor Man N EL tempo dell'innocenza, quando fummo fanciulli, ci portavano dal 16 di luf;lio sino al 18 di agosto al mare. Poi si andava a Zafferana). I miei genitori avevano una cabi�na allo «Stabilimento» detto del�le «cabine private». Una piccola città allegramente kitsch dove ogni cabina era il frutto del�l'estro del carpentiere che l'ave�va costruita, peraltro, sulle indi�cazioni bizzarre del proprieta�rio. Una piccola città di piccole casette di legno odoroso di abete e di catrame, con tanto di cucini�no e di toeletta, di veranda ecce�tera. L'acqua, no: le domestiche l'andavano a prendere alla fonta�na dell'acquedotto Casalotto, gra�vate da enormi «quarlare» d ar�gilla nel cui ventre capace il prezioso liquido si manteneva naturalmente fresco. Un inciso: quando quel grande direttore die fu Alfio Russo' «scese» a Catania per fondare «La Sicilia» siamo nell'immediato dopoguer�ra -, fra le tante cose, dietro suggerimento di Antonio Prestinenza (che gli subentrò nella direzione allorché Alfio venne chiamato a dirigere'«La Nazio�ne» cui presto segui «Il Corriere»! pensò anche all'acqua fresca. Un «bombolo» (piccolo orcio) per il direttore, un altro per il redeapo, un altro ancora per la oronaca e via così. Si beveva quell'acqua portando il contenitore d'argilla m alto per poi accostarne appena l'orlo alle labbra, rispettosamen�te. Quando Alfio parti, lasciò il suo «bombolo», firmato, a Dome�nico Sanfiiippo («Miciu» per gli amici stretti), il mitico editoreproprietario della «Sicilia» che aveva voluto Russo come diretto�re. Innovò «Il Corriere», Alfio, lanciando grandi giornalisti, gio�vanissimi, carissimi: uno per tut�ti Alberto Cavallari già «scozzo�nato» dal nostro immenso Gaeta�no Afeltra che, mancandogli il giornale, s'è messo a senvere diventando uno scrittore di stra�ordinaria forza narrativa. Alla Plaja sorse, poi, il Lido Azzurro: più razionale ed esteti�camente felice, munito d'ogni conforto. Sulla riva andavano e venivano non i «vu cumprà», i marocchini, come oggi accade su tutte le spiagge italiane, bens�i venditori di «cozzuli», di telline. Le avevano appena raccolte arau-. do la sabbia con una spedale grande rete-rastrello, le strillava�no con garbo. E noi le divorava�mo felici, aprendo le valve con le nostre dita bambine incuranti dello sguardo perplessib delle go�vernanti nordiche. Quel sapore è anche lui il sapore della fanciullezza. Dell'innocenza, Per raggiungere ogni mattina il Lido Azzurro bisognava pren�dere, fuori Porta Uzeda, un tramvt.-ttii «macie in Charleroi» che ci portava alla nostra adora�ta spiaggia facendo non poche fermate. Ricordo quella al Lido Spampinato, il più chic, ricco di bellissime donne e di un biUardino a stecca, nonché del pianofor�te del Maestro Paterno, anche' maestro di ballo. «Il monumenta�le ingresso dello "stabilimento" Spampinato, cos�come le cabine e le balaustre, erano di legno traforato e dipinto in bianco e azzurro, nel più puro stile "balneare-liberty", quel "pastiche" felliniano, in cui la Costa Azzurra si mescola con Rimini e Mondello, Odessa con Blackpool e con architetture an�glo-indiane più immaginate che viste» (cfr. Nino Recupero: «la l'Jaja; sole mare sabbian). Il Uunpo dell' innocenza è strettamente legato al Lido Azzurro, al mare azzurro davvero perché pulito, di sacra trasparenza; allo partite a tamburello, ai furtivi sguardi scambiati con fanciulline col co�stumino griffato ma soprattutto, per quanto mi riguarda, quel tempo lontano e prezioso è lega�to alla bellezza pura di Isabella Sdlininà di Sant'Elia ai nini rat a da lontano. Talvolta raggiungevamo la spiaggia in taxi. Era giallo ed enorme, una vettura Ansaldo con l'accensione a pulsante. Dal�la nostra villa di Cibali sino alla Plaja il tragitto era lungo ma affascinante. Dopo aver corso sul viale Regina Margherita sfio�rando l'ex labirinto Biscari, vale a dire la Villa Bellini (il parco pubblico), imboccavamo la via Etnea, diritta come una spada, percoirendola fino alla Porta dei Viceré, Porta Uzeda appunto. Sotto gli archi della marina, l'aria sapeva di pesce fresco poi�ché 11 si allarga la pescheria tessuta di richiami e canzoni, ravvivata dalla fontana perenne del fiume Amelano. Per arrivare al Lido Azzurro si superava il t'iuo Uiscari. un irallu puzzolen�te (le concerìe) e sinanco il deposi�to comunale delle immondizie. Ma la feUcità di andare alla spiaggia cancellava ogni lezzo, mentre ci affascinava la costru�zione imponente e misteriosa della Centrale Elettrica, La Catania della fanciullezza donde sono partilo per Roma nel 1939, è anche popolata dalle battute ruggenti del professor Maganuco vittima, divertita, de�gli innocenti scherzi telefonici di Ercole Palli e di Vitaliano Brancati. Ricordo la Cotania del Circo�lo (dei nubili) col suo buon cam�po da tennis in terra rossa, sul cpiale sfidavamo i fratelli Fiam�mingo; con Lino Lacedelli, s�quello del K2, allora giovanissi�mo maestro di sci, sull'Etna, della gioventù dorata etnea Con gli anni e successo che quella Catania «colta» formatasi nel sa�lotto di Tilonianlio Manzella, nel Lyceum dove Amalia Lanzerotti tiene a battesùno un giovine pianista chiamato Arturo Bene�detti Michelangeli, nell'epico «Giornale dell'Isola-letlerario» del poeta Villoroel, sia miracolo�samente scivolata sulle rovine della guerra, sulla fosca follia del separatismo, sull'ambiguità del milazzismo eccetera per infine chiudersi in una sorta di monade (orgogliosa) che ignora ostentata�mente la lebbra della delinquen�za organizzata. Sicché, ogni estate, si rinnova a Catania il fenomeno d'una sorta di «acqua alta» che allaga di arte, di musica, di teatro perfino il più remoto quartiere (cos�come, del resto, accade nella regalo Palermo). E in code�sta Storia vera della Catania autentica, quella sana e perenne�mente assetata di Cultura, e quin�di di Innocenza, un punto feimo è Turi Peno. E sono felice di apprendere che grazie a Pippo Bando il grande attore (la cui fama è oramai mondiale) e la città diremo artistica, abbiano fatto pare, E la pace è figlia dell'innocenza. -l-. ■*U»' v, Peicaton sulle coste della piana di Catania, mentre tirano le reti a riva
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