Sequestro-lampo, caso chiuso L'autopsia conferma il suicidio

Sequestro-lampo, caso chiuso L'autopsia conferma il suicidio Sequestro-lampo, caso chiuso L'autopsia conferma il suicidio Francesco Grignett�inviato a P0RT0R0SE (Slovenia) Il caso è chiuso, non ci sono misteri. Il filippino si è suicida�to e ormai la dinamica dei fatti è chiara. E' quanto dice da Roma il procuratore capo Salva�tore Vecchione. Confermano da Lubiana le autorità slovene. L'autopsia sul corpo di Leo Begassone, il cameriere filippi�no sequestratore di lady Caltagi�rone, ha confermato che l'uomo è morto per un colpo di arma da fuoco al petto, entrato dal petto e uscito dalle spalle, con una traiettoria dal basso verso l'al�to. Il guanto di paraffina ha segnalato le tracce di polvere da sparo sulla mano di Begasson. Il medico patologo Alfred Scerko, di Lubiana, ha impiega�to meno di un'ora per stabilire le cause della morte del filippi�no. Accanto a lui c'era il diretto�re dell'istituto di medicina lega�le di Lubiana, Balacic. Quest'ul�timo non ha dubbi sul suicidio. «Faremo altri esami dice ma per quello che mi riguarda non sono necessari». Il corpo del filippino, al ter�mine dell'autopsia, è stato ripor�tato a Capodistria e li riconse�gnato alla magistratura slove�na. Per il riconoscimento, visto che è stata trovata la patente di guida di Begasson, non è neces�sario che venga in Slovenia la moglie. Le autorità di qui, però, aspettano di coordinarsi con gli italiani. Il caso, insomma, come s'è d«Hfi»( .MMWP-., ?1 domestico Begasson era un uomo confuso che si è gettato in una avventu�ra più grande di lui. Eppure per un momento Leo deve aver creduto di avercela fatta. Quan�do è entrato nell'hotel Palace di l'orrorose, e ha avuto in mano le chiavi di una stanza, gli è sembrato che la fortuna lo po�tesse aiutare. Si è spogliato della tuta da ginnastica sporca e insanguinata. Si è lavato. Ha spostato il letto, mettendolo di traverso a bloccare la porta. E ha nascosto, si fa per dire, il suo «tesoro» nell'armadio. Per qualche ora, insomma, il fuggiasco ha potuto giocherella�re con i gioielli che aveva porta�to via da casa Caltagirone e sognare un futuro di uomo ric�co. Valevano centinaia di milio�ni, infatti, orecchini e anelli d'oro, i due fastosi collier di Bulgari, i monili di Buccellati, i dieci orologi Patek Philippe in oro tempestati di brillanti. In un cassetto, a carte, erano na�scosti anche i soldi che aveva arraffato nella cassaforte di Lui�sa Caltagirone: 1770 franchi francesi, 145 dollari americani. 220 sterline inglesi, 84 pezzi da centomila lire. Chiari residui di qualche viaggio della signora. In una tasca della tuta, inve�ce, accuratamente piegati, la polizìa slovena ha trovato un altro rotolino d�banconote. In tutto, un milione e centosettan�tamila lire. Probabilmente era�no i risparmi di Begasson, il frutto magro del lavoro di dome�stico. Si è chiarito anche il ruolo dell'agente Walter Scafati, il poliziotto che la sera di gioved�si trovava nella residenza dei Caltagirone e che ha convinto il filippino a portar via anche lui. Scafati, dopo qualche titubanza iniziale, nell'ultimo interrogato�rio ha confermato quanto la magistratura romana aveva già capito; si trovava a Villa Tre Orologi perché arrotonda lo sti�pendio facendo saltuariamente il guardiano d�notte. Sarebbe vietato dal regolamento. Ma tante. Smontato dal servizio, e lasciata la pistola nell'armeria di Castro Pretorio, Scafati era arrivato a casa Caltagirone per sostituire il guardiano nottur�no. Si trovava appunto al can�cello quando è stato avvisato da un altro filippino, tale Lincoln, che qualcosa di anomalo stava accadendo in villa. Per archivia�re definitivamente il caso, il pm romano Andrea Padalino avan�zerà ora una rogatoria interna�zionale verso la Slovenia e ac�quisirà i risultali della perizia e le relazioni di polizia. Informal�mente, però, i colleghi di Lubia�na hanno già fatto conoscere a Roma i risultati dei loro accerta�menti. Il procuratore capo Vecchio�ne ha smentito anche che ci sia un procedimento aperto su! con�to della polizia stradale, che da qualche parte era accusata di mancalo coordinamento contro le altre forze di polizia. Dice Vecchione: «Nessuna indagine. E colgo l'occasione per manife�stare il mio elogio all'Arma dei caraLinieri per la tempesiivilà dei primi accertamenti e per la professionalità manifestata». Luisa Farinon, moglie del costruttore ed editore romano Francesco Gaetano Oùtagìrone, vittima di un sequestro-lampo da parte del suo cameriere filippino