Quando si moriva per l'Europa

Quando si moriva per l'Europa Quando si moriva per l'Europa Guglielmo Usellini, una vita dimenticata: contro il fascismo e per la costruzione della rete federalista CHE fatta l'Europa siano sta�ti dimenticati gli europeisti, vale a dire quegli isolali precursori che a favore del processo di unificazione del vec�chio continente hanno bruciato per decenni non poche energie, non dovrebbe stupire più tanto. Come spiega Harald Weinrich, in "Lete", saggio di saettante intelli�genza, in tutto le ci vi ka la discipli�na della memoria e l'arte aell'ahlìu costituiscono le facce conniggonti della stessa medaglia. E cosi, seguendo l'imponente e inar�restabile snodarsi di Lete, il fiume dell'oblio che scorre lungo i rivoli delle nostre vite e delle vicende collettive, l'interrogativo più pres�sante e angosciosa non investe tanto i meccanismi del dispiegarsi o munì) del ricordo, speculare e complonienlare rifrazione dellu (limcnticanza, quanto piuttosto ['essenza e la profondità del bara�tro sul quale e sospesa e pende il nostro oscillare tra questi opposti poli. Eretta l'Europa (iell'economia e della finanza, defili eurocra�ti Insediati a Bruxelles e degli europarlamcntari svolazzanti tra Strasbtugo e ogni cantone dell'Eu�ropa, l'oblio non poteva che pren�derai in (wtafigio gli sparuti aposto�li dell'unificazione e io hanno ope�rato prima porche si arrivasse a dove si e giunti oggi. Un prima che, ai felicemente immomari d�oggi, suona come un presto. Un troppo presto. Uno di questi pre�cursori e stato, senza dubbio quel Guglìfilmo UBollini che in mezzo secolo di vita ha fatto tempo a pagare scotto alle travagliato vi�cende della nostra storia naziona�le dedicando quindi la pano finale della sua esistenza al sogno d�un'Europa unita. Nato ad Aruna nel Din, da una famiglia della buona borghesia n vili ni ò il quar�to d�sei fratelli. Inquieto transita poco più che vontonno attravorso i legacci o lacciuoli della stampa del regimo finché, avendo punto d�penna qualche tusliore bussìmgosu, lo sospondono dal sindacato giornalisti. Ma, coniti avviene in tante altre storie italiane, il para�dossa la fa da padrone anche nella sua vita e quindi il censuralo Usellini finisce censore. Dopo un breve periodo alla "Tribuna" di Roma, dove tiene una rubrica d�crìtica d'arte, approda al Minculpop, il ministero della Cultura Popolare, dove viene incaricato d�rivedere progetti e sceneggiature presentati per ottenere uplacel del partito. E' un ruolo non mollo onorevole pare svolto dignitosa�mente. In sovrappiù gli consente d�allacciare proficui rapporti con il mondo del cinema tanto che, sollecitamento, lascia l'incarico e nel 1939 si trasferisce a lavorare a Cinecittà. Nel frattempo s�è sposa�to con Luisa Villani, una donna ìntollìgonte e creativa, d�vivace temporamento e di grande sensibi�lità: aveva selle anni quando la sua infanzia viene investita da una tragedia famigliare. Il padre d�Luisa, il generalo Giovanni Villani, u avolio dai sensi di colpa por lo immenso perdite subito dalla sua divisione nello ore suc�cessivo allo sfondamento di Caporelto da parte dogli austro-tede�schi, si ò dato la morte piuttosto che seguire i suoi uomini in ritira�ta. Al suo capo d�stato maggiore De Medici il generale, prima di spararsi, ha lasciato un laconico biglietto: "Lascio a lei di prosoguire il terribilo compito, lo non no xmso più". Nonostante questo doorose l'orile Luisa Villani ò, por Guglielmo Usellini, una compa�gna piena d�energia ed entusia�smo. Negli anni romani i due vivono intensamente in una cer�chia di amici dove spiccano Solda�ti, Lattuada, Maselli, Comencini, FÌaiano, Irene Brin. Sandro Cerbi nel bel libro dedicato a Eugenio Colomi (e all'amicìzia di questi con Piovene) scrive di Luisa e Guglielmo Usellini: "Una foto li ritrae a passeggio nella Roma d�quegli anni, ben incappottali, con Borsalino e copricapo alla moda, un sorriso appena accennalo, una coppia elegante e apparentemen�te felice. Ma la loro unione verrà squassata dal ciclone della guer�ra". Infatti entrambi sono impe�gnati poUticamente contro il regi�me e nella costruzione, da posizio�ni socialiste, della rete federalista prefigurata dal Manifesto di Ventotene steso da Altiero Spinelli e Emesto Rossi con il contributo decisivo d�Colorili. Usellini viene arrestalo a Roma nell'agosto del 1943, durante lo prime settimane del governa Badoglio, e tenuto rinchiuso a Regina Coel�anche nel primo periodo dell'occupazio�ne nazista. In quelle settimane il pugno di ferro del tedeschi si fa sentire non solo sulla città ma in ogni momento della vita carcera�ria. I detenuti organizzano rivolte a sommosse alle quali si risponde con pugno d�ferro; sono quaranta i morti e duecento i feriti provoca�ti dalla repressione. A fine autun�no, grazie a falsi ordini d�scarcera�zione procurati da Luisa Villani con pagamento cash a funzionari corrotti Usellini e il suo compa�gno di cella, il regista Comencini, riescono a filarsela, Usellini il 30 novembre del 1943 lascia Roma, diretto verso la Svizzera che gli concederà asilo. Dal Canton Tici�no ricomincia a tessere il progetto per una futura Europa, prefìgurando l'unificazione come unica e sensata sistemazione post-bellica del continente. Usellini è ancora in Svizzera quando attraverso Ra�dio Londra apprende dell'assassi�nio a Roma dell'amico fraterno Colomi da parte degli scherri della banda Koch, al servizio delle SS. Ignora ancora, invece, il forte legame stretto, dopo la sua parten�za, tra Luisa e Colomi. Con la fine del conflitto il distacco dalla mo�glie e il difficile ritorno alla mili�tanza polìtica segnano l'ultima fase della vita d�Usellini, impe�gnato in favore dell'Europa nono�stante il fortissimo disinteresse dimostrato sul tema dalle forze politiche e dalle masse italiane. Ed è proprio superando �ristretti confini della piolìlica italiana e trasferendosi, sul finire degli An�ni QuaraAta, a Parigi che Usellini conduce, assieme a pochi altri prestigiosi testimoni, un paziente lavoro d�ricucitura del variegato mosaico politico e culturale del�l'europeismo. Segretario del�l'Union Européenne des réderalistes, la prima delle organizzazioni politiche a base europea e transna zinnale operanti dopo il secondo coafiitto mondiale, viene assorbi�to completamente da questo com�pilo estenuante, interrotto solo nel 1958 dalla morte. Il cuore malandato e la vita spartana con�dotta in una cameretta di Rue de l'Arcade lo hanno stroncala a cinquanladue anni. Da allora po�chi, pochissimi si sono ricordali di lui. DA LEGGERE Cristiano R. Merlo Il contributo di Guglielmo Usellini, in Europeismo e Federalismo in Piemonte Ohchki editore, fìren/e 1999 Harald Weinrich Lete Il Mulino, Bologna 1999 Sandro Cerbi Tempi di malafede Einaudi editore, Torino 1999 Parigi Anni 50; la città dove Guglielmo Usellini concluse la sua vita