i democrolici adesso devono rmoiihire

i democrolici adesso devono rmoiihire I democratici adesso devono rimontare Diciassette punti di distacco da recuperare al centro 9). Ma il dato più importante emerge da uno studio della Nbc che assegna al candidato repub�blicano un vantaggio di 20 punti percentuali tra gli elettori indi�pendenti e di 10 tra le donne. In sintesi: sa Al Gore non corre subito ai ripari il suo destino è segnato. Solo che la campagna elettorale del «vice» di Clinton è in ritardo e, soprat�tutto, non ha ancora trovato i toni e i contenuti adatti per contrastaro un repubblicano anomalo coma Bush. Gli attac�chi rivolti la scorsa settimana dallo stesso Clinton contro Bush padre e Bush figlio testimonia�no il nervosismo che comincia a regnare alla Casa Bianca: il pre�sidente, infatti, da «uel marpio�ne che è, ha tentato ai scombina�re il arnione di una campagna elettorale die se non ci saranno colpi di scena rischia di premia�re il candidato del G.O.P.. Clinton, panò, non può certo fare la parte di Al Gore. Eppoi gli atlaodd personali sono enicaci fino ad un certo punto. Anche perchè rischiano cu assecondare la strategia del ticket repubblicano: Cheney, infatti, nel corso della campagna farà il mazzie�re, provocherà ogni giorno Al Gore; mentre Bush, tenterà, per quel che può, di mantenersi aldìsopra della mischia, di darai già un immagina da presidente. In questa situazione se il «vice» di Clinton cadrà ne!la trappola e accetterà lo scontro, usando un linguaggio duro e. diciamo, colo�rito, finirà per mettersi stililo stesso piano di Cheney e non di Bush. Ecco perchè per Al Gore è diventato quantomai urgente scegliere il «vice» (lo farà martadi prossimo). Una decisione com�plessa, fondamentale par rilan�ciare l'immagine sbiadita offer�ta in questi giorni dal candidato democratico. La «rosa» piano piano si sta restringendo. Lo stesso Al Gore ha confidato ai giornalisti die sono rimasti in uzza sei nomi. Ma, a sentire i bene informati, ormai le possibilità sono due insieme ad una sorpresa ribat�tezzata «wild caro» che però molti ritengono improbabile. I nomi di cui si parla sono il senatore John Kerry del Massa�chusetts e il senatore John Edwards del North Carolina. Il primo offre una bella presenza che può attirare il voto femmini�le. Il secondo è giovane e può risaltare nel confronto con il vecchio Cheney, ma anche se piace allo staffai Gore molti nel partito lo ritengono privo d�un'esperienza adeguata. En�trambi, però, non aumentano il peso specifico del ticket demo�cratico, né danno lo spessore o quell'appeal particolare che mancano alla candidatura Gore. Ecco perchè si parla di una possibile «sorpresa» finale e si tira in ballo il nome di Robert Rubin, l'ex-segretario al Tesoro di Clinton. Il nome è provvisto di un certo fascino: si tratta dell'uomo che ha guidato l'eco�nomia americana durante il boom degli anni '90. In più già di per sé determinerebbe una novi�tà: Rubin sarebbe il primo candi�dato alla vice-presidenza ebreo nella storia degli Stati Uniti. L'unico ostacolo è che da tempo non va più d'accordo cor. Clin�ton e, purtroppo, ancora oggi su Gore si staglia l'ombra di Bi flH Ml

Luoghi citati: North Carolina, Stati Uniti