«Mi dkeva: se arrivu la poliriq incido fatti» di Guido Ruotolo

«Mi dkeva: se arrivu la poliriq incido fatti» «Mi diceva: se arriva la polizia uccido tutti» hiisa Caltagirone: ho viaggiato um notte intera con la pistola puntata intervista Guido Ruotolo ROMA Villa «Tre Orologi», la dimo�ra della famiglia Caltagi�rone. Sotto un gazobo, proprio accanto all'ingresso. E' qui che la signora Luisa Farinon Caltagirone riceve un gruppo di giornalisti, per rac�contare quello che lei stessa dirà essere stato «un fatto tragico», «che deve rimanere solo un episodio» della sua vita. Luisa Farinon è distesa, straordinariamente serena. Parla quasi con distacco, come se raccontasse una storia capi�tata ad altri, di quelle tredici ore vissute da ostaggio. Nel corso dell'intervista, riferen�dosi a Leo Begasson, il filippi�no che l'ha sequestrata, la signora Farinon non lo chiame�rà mai per nome. Poco prima delle sette di sera, dopo pochi minuti che era rientrata dall'interrogato�rio a palazzo di Giustizia, arriva sotto il gazebo la signo�ra Farinon, accompagnata dal marito, Francesco Gaetano Caltagirone, e dai figli Azzurra e Francesco. Signora Caltagirone, come sta? Ha dormito stanotte? «Ho dormito abbastanza. Non dormo molto, di solito». Ci racconta questa sua brutta avventura? «Tutto è iniziato mercoled�sera alle otto meno un quarto. A quell'ora è inizia questa storia drammatica». Ha mai avuto paura? «Spesso. Lui era molto nervo�so. E ho temuto che gli partis�se un colpo dalla piste a. Era molto agitato». Ma un colpo è partito dalla sua pistola. «Si. E' successo in camera mia. Alle otto meno un quarto sen�to bussare alla porta. E' lui, impugna una pistola. Mi dice: 'Mi dispiace, mi servono i soldi'». Guanti? «Tutti quelli che avevo». Bussa, entra, le chiede i soldi. Che succede poi? «Che mi sono difesa. Mi sono difesa abbastanza. Sono riusci�ta a chiudermi in bagno. Lui ha infranto un vetro, si è ferito. Non si aspettava la mia difesa». La sua reazione ha colpito tutti. Una reazione istinti�va? «Non pensavo che la pistola fosse vera. Poi è partito il colpo e ho capito. Poi, la mia è stata una reazione più conte�nuta. Ho cercato di calmarlo. All'inizio, era molto agitato. D'istinto, non ero tranquilla. All'inizio pensavo che fosse in preda alle droghe o alla paz�zia. Pensavo di conoscerlo be�ne e invece mi ha disorienta�to». Walter il poliziotto. Un «amico di famiglia». I do�mestici sentono il trambu�sto. Walter salo le scale e... «Lui mi aveva detto di non parlare. Ma quando sento bus�sare riesco a dire: "Mi sta rapinando ed è armato'..». Walter il poliziotto ora arma{d? «No, non era armato». Nonostante. Walter, Leo Begasson décide di pren�dervi in ostaggio. Salite in macchina. Alla guida Wal�ter, accanto Leo il filippi�no. Dietro, lei... «E sempre con la pistola punta�ta contro di me o contro Wal�ter». Secondo lei, Leo Begasson aveva studiato il piano? Insomma, aveva messo nel conto il suo sequestro? «In quei primi momenti, cerca�va una soluzione por uscire dalla villa. Gli abbiamo propo�sto di scavalcare il muro di cinta, per eludere il custode. Ma poi, ci ha presi come il suo salvacondotto. Ci ha presi pro�mettendoci di rilasciarci poco dopo. Invece siamo arrivati a Trieste». La sua meta, la Slovenia. Il valico che dieci anni fa lo Krtò in Italia. Da subito deciso di andare a Trie�ste? «No. Non aveva le idee chiare. All'inizio, pensava di prende�re un treno per andare al Nord, forse in Germania». Lei e Walter cercavate di tranquillizzarlo, di convin�cerlo a lasciarvi liberi. «Volevamo convincerlo a ragio�nare. In un primo tempo, per farci liberare, gli abbiamo pro�messo che non avremo dato l'allarme, che non l'avrei de�nunciato. C'è staio un momen�to in cui ci ha dello: 'Ci penso'. Poi, ha ripreso il viag�gio. E noi, allora, gli parlava�mo delle 'aggravanti', insom�ma che si era caccialo in una storia senza uscita». Il viaggio. Il lungo viaggio che vi ha portati a Trieste. Cosa ò successo in quella Golf rossa? «Forse questa è slata la parte meno drammatica. Intendo il viaggio. Noi eravamo sempre sotto tiro. Lui puntava la pisto�la contro di me e contro Wal�ter, ma non mi sentivo in ])erìcolo. Ho temuto dopo, alla Ine. Ouando siamo arrivali a destinazione. Quando ci ha fatto scendere dall'auto. Que�gli attimi sembravano intermi�nabili. Ho temuto quando ci ha legati all'albero, quando ha ricaricato la pistola». Durante tutto il viaggio sie�te mai scesi dall'auto? No. Anzi si. E' successo quasi subito. Eravamo ancora a Roma. Noi pressi deU'unìversilà. Ci stava per rilasciare, ci ha fallo scendere dall'auto ma poi ci ha ripensato». Cosa diceva Leo Begasson, durante il viaggio? «Ripeteva che sefosse arriva�la la polizia, avremmo fatto tutti la stessa fine. E che se, una volta che ci aveva liberaio, la polizia l'avesse braccato, non si sarebbe arreso. Diceva: 'Non mi lascerò prendere. Piuttosto, mi uccido'». Leo Begasson è morto suici�da. «E' un suicidio molto annun�cialo. Non pensavo che fosse cosi determinato». Walter il poliziotto, che ruolo ha avuto in tutta questa vicenda? «Abbiamu cercalo insieme di rendere la situazione distesa». Walter conosceva Leo Be�gasson? «Lo chieda a lui». E' vero che Leo Begasson le aveva chiesto dei soldi, in passato? «Poteva capitare, ed è capitalo, che mi chiedesse un anticipo dello stipendio. Lui era uno che spendeva. Aveva 31 anni, e i suoi desideri erano legati alla sua età. Nella inenlalita filippi�na ò la donna che deve garanti�re la famiglia, l'uomo che lavo�ra spende i soldi per sé». si dice che amasse il gioco d'azzardo.. «Amava la pesca. Me Io raccon�tava lui stesso». Ha detto cho lei ha avuto paura all'inizio e alla fine di questa brutta avventu�ra. Cosa ha pensato in quelle interminabili tredi�ci ore, mentre Leo il filippi�no le puntava contro la pistola? «Pensavo che non mi avrebbe fatto la pelle. Che se avesse voluto l'avrebbe fatto subito. Poi. pensavo che gliela avrei falla pagare, che mi sarei ven�dicala. No, non mi sono mai sentita disperala». Intorno alla mezzanotte, Leo Begasson accende il suo cel ularo. Chiama sua madre... «E a quel punto gli chiediamo di poter telefonare anche noi». E' quando, per l'ennesima volta, Leo Begasson sta pen�sando di lasciarvi liberi? «La sua preoccupazione era r uella che la nostra telefonala durasse poco, per non farsi intercettare, e che non riferissi�mo dove ci trovavamo, Walter chiama mio inarilo. Per pochis�simi attimi». Ormai, quasi alla fine del viaggio, al casello autostra�dale di Latisana, durante uno dei rifornimenti, lei è scesa dalla macchina. Ha avvertito un camionista? Come ci è riuscita? «In quella occasione, lui ci disse che ci avrebbe rilasciati. Ci ha fatto scendere. C'era un tir fermo Mi sono buttala n^Ua cabina e ho detto all'auti�sta: 'Scappi, questa è una rapi�na'... Ma lui ha puntato la pistola contro l'aulisla e siamo rijSirtiti». Ormai, puntando su Trie�ste, Leo Begasson aveva deciso qual era il suo pro�gramma? «Salvare la pelle, passare in Jugoslavia e da li. tornare nel suo paese, nelle Filippine». Quando poi la storia è fini�ta, lei ha incontrato suo marito nella stazione dei Carabinieri di Moggia. Qual è stata la prima cosa che gli ha detto? «Non ricordo. Ricordo che è stata una grossa sorpresa vede�re mio marito». Signora Farinon, cosa le ha insegnato questa storia? «Che non mi basta una sorve�glianza intema. Forse ci sarà bisogno di avere più strumenti acustici dentro casa. Se si pensa o un pericolo, si pensa che questo arrivi (ialleslemo e inve�ce è arrivato dall'intorno». In queste ore ha ricevuto molti messaggi di solidarie�tà, di partecipazione alla sua tragica vicenda. Quali anelli che l'hanno colpita i più? «Il messaggio del Presidente Ciampi e della sua signora In queste ore la mia casa ò invasa di fiori». «Ho avuto paura lui era molto agitato temevo che sparasse Ci ha sequestrati promettendo di rilasciarci poco dopo, appena usciti dalla villa Invece ci ha usati come salvacondotto e siamo arrivati fino a Trieste» «II messaggio che mi ha fatto più piacere è quello di Ciampi e della sua signora. In queste ore la mia casa è invasa dai fiori» «Eravamo sempre sotto tiro. Il momento peggiore è stato quando ci ha legati all'albero Ci diceva che non si sarebbe mai lasciato prendere, che piuttosto si sarebbe ammazzato. Spesso pensavo che mi sarei vendicata»