Domingo, eroe senza tempo di Sandro Cappelletto

Domingo, eroe senza tempo Domingo, eroe senza tempo Ha dominato il Festival di Bayreuth Un mito che da 34 anni non conosce crisi ma che ora punta sulla direzione d'orchestra personaggio Sandro Cappelletto DOPO trentaquattro anni di palcoscenico o duemilannicento recite, restaro arti�sti è più difficile che il giorno del debutto. Non bastano più talento e volontà, occorrono stile o classe. La crisi doi tenori, solido luogo comune con miste�riose punte di verità, non riguar�da Placido Domingo: a 59 anni compiuti volendo fissare, co�me lu�pretendo, la data d�nascita al 21 gennaio 1941, a Madrid è ancora capace d�ìnvontaro un personaggio, ricor�dando corno tra cantaro e basta e crnaro un ruolo, la differenza rimanga onormo. Al Festival d�Bayreuth, aunona s�.ipnil sipario su 'Vaicnìria", lui entra in scena corren�do, angosciato dai fantasmi che lo insoguono di guorro o stragi familiari. Dove sombrare un iirofuuo sfinito, impaurito, e Imi coli.i sul palcosconìcu appog�giandosi ad un tavolo, ad una poltrona, trascinando un cap�potto lungo fino allo caviglio imbottilu di pelliccia di lupo: è Siogmund, condotto dal dostino In casa di sua sorella Sìoglinde, che all'inizio non riconosco, di cui si innamora o che diventerà la sua donna: saranno il padre e la madre di Sigfrido. Wagner non condannava l'incustocome pratica contronaturu: un secolo dopo, gli antropoioghi trovoranno in alcuno società cosiddetto primitive conformo sciontlficho a quell'intuizione puotico. Montro recita, o svelle la spada dui frassino duvo l'ha conficcata suo padre Wolan, e abbraGoia lu sorollu-amanto (Wultruml Moior, magnificai o la trascina, ina mica por finta, lungo i sontior�dolio fuga su una spocio di slitta da uscnimosi, osi butta por terra con loie la copro con la pollicela o la bacia o canta senza pordore mai l'intunazìono, il passo della declamuziono, la precisione degli attac�chi, davvero regala il dono più grande elio uno spettatore può ricovoro da uno spettacolo d'onora: la credibilità croata dalla voce o dal gesto uniti, mentre l'uno moltiplica il pote�re dell'altra. Che mostro di tec�nica: sostiene il canto con gli appoggi o i fiati nocossari, son/o tradire fatica. E con il suo timbro cos�denso o sensuale, che forse non ò mai stato somplìcomonto bollo come quello d�Pavarotti, ma ha risonanze più segreto, dimostra che ò possibi�le colorare il canto wagneriano d�tìnto intimo o dolenti, che lo squillo doi "lonori oroici" non è il solo modo d�interpretarlo, che una voce latina e non germa�nica può scoccare anche lei lo sue frecce. Ha cantato Lohen�grin, Parsifal. Tristano, Tannlidusor o^iogmund già alla Scala con Riccardo Muti, mu quanta umiltà noi preparare il molo per questo debutto nel tempio wagneriano. Da vero artista sa che corti appuntamen�ti, anche so pagati molto meno dei suoi abituali cachet, non si possono fallire: nel palmarès d�una carriera, contano più d�altri. Durante le provo, eniedeva al diroltoro, Giusoppo Sinopoli, se doveva avanzare o inciiotreggiaro di un metro, a destra o forse mogliu a sinistra, porche, prima del duello con Hunding, il marito di Sioglindo nemico della stirpo cui appartiene Siegmund, la sua voce si possa sentire al meglio dando poro sompro l'impressione di provoniro, non vista, dal folto di una foresta, mentre �duellanti si cercano. Una lezione di teau^v* musicale, dedicata specialmen�te ai giovani colleghi e culmina�ta noll'ultima immagino: colpi�to allo spalle da Hunding, prima di cadore a terra, allunga il braccio destro verso il volto di Wotan, suo padre naturalo, per�ché almeno in quel momento estremo lo guardi, lo riconosca. Lui si volta dall'altra parte. Si dirà cho Siogmund canta per un atto e mozzo in tutta la Tetralogia, che il ruolo di Sigfri�do è bon più impegnativo: ma fa parto dolrintelligon/.a strategi�ca di un cantante sapersi rita�gliare �cammei su misura. Una dolio opero prodilette ora da Domingo è "Fodora"; l'aria del tenore, "Amor li vieta", dura soltantacinque secondi, più die�ci minuti di ovazioni se la canta lui. Prima di arrivare a questo rapporto ottimale tra sforzo e risultato, ha cantato Manrico noi "Trovatore" diretto da Carlo Maria Giulini, Emani, Otello con Karqjan a Salisburgo, molo poi ripreso con Carlos Kleiber: in ambedue le occasioni dimo�strò cho si può essere un grande Moro senza far rimpiangere le iperboli di Mario Del Monaco. Agli inizi della carriera, alterna�va "Bohème" e "Tosca", Rodolfo o Mario Cavaradossi, trentanni dopo si è divertito, lui tenore, ad interpretare il baritono Figa�ro in un "Barbiere di Sivigfia" diretto da Abbado: in una gran�de carriera, c'è sempre un neo. Difficile però sentir parlare di Domingo perché canta un invurosimilo duetto-con n una pop-star e magari, dopo un'ese�cuzione da spavento, deve subi�to ripeterlo per t e nla wdi sa 1 va re il disco live di quella serata. Né, al momento, si hanno noti�zie di fischi del pubblico per qualche stecca e neppure di sue annose pendenze con il fisco. Nei prossimi anni, aumente�rà le esibizioni come direttore d'orchestra professione che ha studiato sin da ragazzo, regolar�mente diplomandosi diminu�endo le apparizioni come teno�re. So riuscirà a mantenere la promessa, perché per un inter�preto nulla è più difficile che rinunciare all'odore del palcosconico e al compiacimento del�l'apparire, avrà vinto due altre battaglie, quelle deli'intelligen�za e del gusto. Le più diffìcili per un cantante. Nella foto grande. Placido Domingo; accanto Domingo stringe la mano a Luciano Pavarotti al termine di un'esibizione dei tre tenori (In mezzo José Carreras)

Luoghi citati: Madrid, Salisburgo