Pecorelli, pentiti «attendibili»

Pecorelli, pentiti «attendibili» Pecorelli, pentiti «attendibili» Ma nessuna prova contro Andreottt Francetco La Ucala ROMA Non vi ora possibilità di condanna. Manca la prova che Giulio AmlrooUi e g i altri cin�que imputati al processo cele�bralo u Perugia abbiano ordito una congiura por assassinare il Kiomalisiù Mino Pecorelli. Co�s�viene motivata dalla Corte d'Assise presidente Giancarlo OrzeUa, giudica a latere Nicola Holunno e sei giurati ponolari la sentenza di assoluzione imiossu il 21 settembre dell'an�no scorso noi confronti dell'ex presidente del consiglio, di Claudio Vilulone (magistrato ed t-.x sonatore de vicino alla corrente andreottiana), di Pip�po Calò, Massimo Carminati, Michelangelo l-i Barbera e Gae�tano Badalamenti, esponenti ( uosti ultimi di Cosa Nostra e ( ella banda della Magliana. Una motivaziono che lascia molti spazi ai dubbi e tradisco qualche contraddizione fra la certezza della mancanza dello provo o più d'una affermazio�ne a prò losilo d�circostanze uniorso tal dibattimento. Ad una prima lettura delle 508 pagine scritte dai giudici della Corti! d'Assise, sorabrorobbe che il motivo principale dol mancato raRgìungìmcnto della prova sia da ricorcure nella impossibilità di dimostrare come richiesto dull'accusa, cui la Corto dà atto di serietà od impegno il cninvolgìmontod�Cosa Nostra nnlla idoaziono ud usocuzione delTaasaMinlb dot giornalista Mine) Pecorelli, av�venuto a Roma il 20 marzo del 1979. Secondo Tommaso Huscotta, collaborotoro n testo d'accusa, la fine dol giornalisui ora stata decretata da ima fazione mafiosa (vicina alla correnlo andreottiana e In par�ticolare a Salvo Lima ex sinda co d�l'ulomio) che Intendeva «fare un lavoro» a GiuUo Androotti attaccato pesantomentn dalla rivista «OP», dirotta da PecpreUi, L'«operazione» sareb�be stata poi eseguita grazie ad una ninorgia tra mufia n banda dolla Magliana con una sorta di intormodiuziono di Claudio Vitalono, indicato dall'accusa come in contatto con esponenti di qimlla criminalità. Tutto ciò, invece, ó ri inasto teorema sonzu provo. Ancbu se la stessa Corto d'Assise non fu mistero di qualche dubbio, ammetten�do che «restano alcuno porplossità derivanti dalla strana coin�cidenza dui i duo tronconi probatori irosonlano u cioè: l'identità ( el movente (sia la mafia die la banda dolla MaKliana temevano la pubblica�zione delle notizie scritte da Pecorelli); l'identità che avreb�be commissionato l'omicidio; la fitta rote d�rapporti, politici, sociali ed economici, palesi ed occulti (Loggia P2, massoneria segreta) che legano i vari perso�naggi coinvolti nella vicenda. Ma queste perplessità «non consentono di colmare, neppu�re con criteri logici, lo lacune probatorie sopra indicalo». Lo stesso giudizio su Vitalone non ò edificante. Secondo la Corte d'Assise, l'ex senatore de, era in contatto con la banda della Magliana («nella persona di De Podis») ma non c'è la prova che quei contatti abbia�no provocato il delitto. Ma i ghioici definiscono quello ami�cizie «uno schizzo di fango (viontusata la frase cho Vitalo�no pronunciò in sua difesa) che rimarrà attaccalo alla persona di Claudio Vitalono non trovan�do giustificazione, se non in rapporti a dir poco non chiarì, che un magistrato della Repub�blica, un senatore che ha rap�presentato l'Italia all'estero, in�trattenga rapporti con esponen�ti della malavita organizzata romana». Rispetto al procosso, però. Quello «schizzo di fango» potrebbe essere la «controparti�ta del mandato oraicidiarìo», ma potrebbe, invoce, aver avu�to origine scrivono i giudici dal «tentativo di trovare la prigione di Aldo Moro». Anche qui, dunque, non v'è cortezza. La Corte d'Assise di Perugia, come il Tribunale d�Palermo, s�sofferma sullo cosiddette «bugie» d�Andreotti o coglie in fallo l'ex presidente del Consi�glio a proposito del famoso vassoio d'argento inviato in regalo per il matrimonio dolla fìg 1,1 dell'esattore Nino Salvo con il medico Toni Sangiorgi. «Malgrado le secche e reiterate smentite di Giulio Andreotti scrìve la Corte d'Assise il regalo è stalo fallo». Lo dimo�strerebbe la concomitanza di notìzie sulla circostanza, provenienti dall'intemo e dal�l'esterno d�Cosa Nostra. Senza conlare cho sarebbe slato lo slesso Sangiorgi a confermare la notizia a sindaco di Bari, La Forgia, «durante un soggiorno per una vacanza, sul lago Mag�giore». I pentiti? L'analisi dei giudi�ci occupa un vasto capitolo e si conclude con un responso: so�no attendibili e in buona fede. La motivazione, infatti, esclu�de l'esistenza di un «complot�to» ordito dai collaboratori nei confronti di alcuni imputati. «Non è emerso si legge che costoro (i pentiti ndr.) siano stati animati da spirilo calun�nioso, proprio o di altri, allor�ché hanno riferito falli e circo�stanze». E a proposito del «ri�tardo» (solloiinealo dalla dife�sa) con cui Buscetla e Mannoia hanno parlato dei rapporti tra mafia e politica, la Corte giudi�ca l'atteggiamento dei collabo�ratori «plausibile» anche se «non moralmente condivisibi�le». Cosl venne trovato. Il 20 marzo "79, Il direttore di Op, Mino Pecorelli Sotto, il boss pentito Francesco Marino Mannoia

Luoghi citati: Bari, Italia, Palermo, Perugia, Roma