Tra guerre stellari e hot dog

Tra guerre stellari e hot dog POUTICA E FOtCLORE All/APPUNTAMENTO CHIAVE DELLA BATTAGLIA PER LA CASA BIANCA Tra guerre stellari e hot dog Il grande circo delle Convention Usa personaggi Maria Laura Rottole CI sono (sempre, At sem�pre) i palloncini, i corian�doli, le marcette, i delega�ti sovrappeso saltellanti; gli attori e e popstars, i genitori dei candidati che sembrano vecchi attori, i figli dei candi�dati che potrebbero sembrare popstars se non fossero impac�chettati in abiti da cerimonia modello matrimonio a Kansas City; tutti sul palco coi candi�dati che sembrano i protagoni�sti di uno dei seimila film sui candidati alle presidenza degli Stati Uniti. E viste dall'Euro�pa, le conventions americane fanno pensare più a uno spetta�colo ai marted�grasso del Circo Orfei che a un congresso di partito. Viste in America come sono adesso megaconsacrazioni molto rumorose d�leaders scelti da mesi, con zero suspence e audience in calofanno polemizzare ogni quat�tro anni sulla loro utilità. Perchè oggi come oggi. 'La conventions sono gli unici raality shows che nessuno vuole vedere* (Maureen Dowd. New York Times). Specie se al posto del "Grande Fratello* va in onda un figlio IGeorge W. Bu�sh) di cui non si sa bone che pensare. O no? Forse 'Lo con�ventions sono un meraviglioso antidoto al cinismo corrosivo sulla politica e sul governo. Bambini in divisa da baseball e comparse in bianco rosso e blu saiutano, la banda suona, le bandiere americane svento�lano, i delegati si emozionano, i protestatari si agitano' (Terry Golwav, New York Observer). E la democrazia america�na si auto-celebra americana�mente. Poi c'è un altro fatto, non da poco: 'Il 29 per cento dei votanti sceglie il suo candidato al�le presidenziali guardando le conventions in tv. Di fatto, le conventions con�tano più di pri�ma. Dal 1952 al 1988. la percen�tuale era sul 22 per cento* (ricer�ca della Univer�sity of Michi�gan).Insomma, saranno pure dei baracconi, ma pare servano a convincere un elettore su quat�tro. Se funziona�no: stavolta, a Philadelphia. l'idea è di vende�re 'W. Bush come un 'conservatore compassionevo�le' che rassicuri l'America multietnica. Montando una con�vention più convention che mai. per allontanare la memo�ria (peraltro negli Usa merce sempre più scarsa) dell'ideolo�gico, filoreligioso e destrorso meeting repubblicano del '96. . Dovrebbero contribuire un at�tore mascherato da Thomas Jefferson, una bimba prodigio ispanica (bacino di voti crucia�le) cha canta l'inno nazionale, un nipote di Bush mezzo messi cano che si chiama come gli altri Bush (George) e farà un discorso bilingue, il generale più buzzicone della guerra del Golfo (Norman Schwarzkopf. quello d�'Striscia la notizia*) amichevolmente collegato via satellite da una portaerei, can�tanti country e pure rock, ex giocatori di football, rabbini e arcivescovi, Miss America 1995. una nonna e una nipote (sui benefìci per grandi e picci�ni di una presidenza Bush): oltreché col candidato. Che ovviamente tiene un discorso alla fino. Ma che per vincere, per convincere quel 29 per cento, deve azzeccare una sola frase. Che lutti ricordino, che piaccia a quasi tutti. Come riusc�al suo papà a New Orleans nel 1988: 'Leggete le mie labbra: niente nuove tas�se!* Se non la azzecca, su questo anche gli analisti politici più anti-conventions concordano, sono guai; anche per uno come Bush junior che conduce nei sondaggi. Il sound bite che verri ripetuto migliaia di vol�te in tv e la cosa più importan�te di ogni convention. Il che, dicono i pro-conventions. non è peggio delle vecchie mano�vre delle rimpiante (da chi conosce la storia, sennò gli anziani) assemblee elettorali dell'era pre-Eisenhower. Quel�le dove i boss dei vari stati si riunivano per conto loro, nelle 'smoke-filled rooms*. le stan�ze piene di fumo, e decidevano il candidato. E ricordano scel�te d'epoca non felicissime. Co�me quella di Warren Harding nel 1920. Salezionato dai boss in quanto 'abbastanza inoffen�sivo e un bell'uomo, che ha perfino l'aria da presidente'. Ce ne sono stati altri cos�(il migliore fu Ronald Reagan. che nelle conventions produs�se alcune delle sue migliori prove d'attore), ma tutti scelli nelle primarie. Per le quali, ancora, lavora tanta gente. Contenta di fare il delegatcVa, di riunirsi, divenirsi, rinsalda�re i legami di branco. E meno sofisticata dei 'pundits* washingtoniani. Quella per cui si fanno parties fracassoni negli alberghi a si allineano gli stand di ricordini con logo: a Philadelphia, tra l'altro, elefan�ti repubblicani di peluche (Lui e Lei), complelini per neonati (per via del 'compassionate conservatism*?), e palline da golf, il gioco dell'elettore idea�le del GOP. Che tuttora, nono�stante compassione e mullietnicità. è spesso bianco e bene�stante. Per i più bianchi e benestanti, alle conventions (repubblicane ma anche demo�cratiche) i grandi elettori ric�chi fanno feste pazzesche, con orchestre, megabuffei e damazze in acconciature multi�strati da soap opera. Il cast ci sarebbe. Ma i pundits insisto�no, ormai manca la trama: 'Non c'è caratterizzazione dei personaggi, né conflitti, né secondo atto, e il finale é scontato', scrìve Dowd. 'In più. le luci sono veramente bruite." A destra, una militante repubblicana all'apertura della convention di Philadelphia Sopra. George W. Bush con la moglie Laura Sotto. Cheney con la moglie Lynna ^j: m Tra inni patriottici animali in peluche palloncini coriandoli ìemàrcette megabuffet e dame in acconciatura da soap opera i delegati rinsaldano di gruppo

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