Ritoma il terrorismo suicida. Non è invincibile
Ritoma il terrorismo suicida. Non è invincibile Ritoma il terrorismo suicida. Non è invincibile Gli attentatori sono pronti a tutto, i loro mandanti no. L'esperienza del Medio Oriente insegna come difendersi di Ehuc�Sprinzak Il 23 ottobre 1983 è stato uno dei giorni più spaventosi della storia del terrorismo moderno. Due gigante�sche esplosioni distrussero gli alloggi dei contingenti americano e francese della forza multinazionale di pace di stanza a Beirut, nel Libano, uccidendo 241 militari americani e 58 paracadutisti francesi. Entrambi gli attentati erano opera di estremisti islamici che guidaro�no fino al cuore dell'area prescelta e fe�cero esplodere le autobombe senza nemmeno considerare la possibilità di una fuga. Un modo nuovo di uccidere era andato ad arricchire il repertorio del moderno terrorismo: un'azione suicida il cui successo dipende dall'eliminazione dell'esecutore. Sulle prime la novità ave�va disorientato gli esperti della sicurez�za. Duecento anni di storia avevano la�sciato intendere che i terroristi, sebbene disposti a rischiare la vita, desideravano sopravvivere all'attentato. Questa forma inedita di terrorismo sembrò sfuggire a tale logica; diversa, quasi sovrumana, estremamente letale e impossibile da fermare. Nei sei mesi successivi agli at�tentati, Francia e Stati Uniti ritirarono i mi�litari dal Libano, implicitamente ricono�scendo che il nuovo terrorismo aveva vanificato ogni contromisura. Si costmirono barriere fisiche intorno alla Casa Bianca a tutt'oggi rimaste) e si fecero chiudere le gallerie del Pentagono desti�nate agli autobus. Il dottor Ramadan Shalah, segretario generale della Jihad islamica della Palestina, sintetizzò cos�la logica agghiacciante della nuova tattica del terrore: "La morte è l'estrema minac�cia del nemico contro di noi. ma i nostri eroi scelgono volontariamente di morire, come i soldati nemici scelgono il proprio pasto. Optando per una morte consape�volmente suicida, la determinazione a diventare shahid (martire) sconfigge la moderna tecnologia militare ", La grande diffusione del terrorismo suicida nel cor�so degli ultimi 20 anni conferma la sua raccapricciante efficacia. Esso ha rap�presentato il nucleo di numerose cam�pagne di attentati, incluse l'operazione degli Hezbollah contro l'invasione israe�liana del Libano a metà degli Anni 80. gli attentati suicidi di Hamas agli autobus di linea nel periodo 1994-96 volti a fer�mare il processo di pace tra Israele e Pa�lestina, la lotta del Pkk curdo contro la Turchia negli anni dal 1995 al 1999. La formazione di speciali unità suicide all'interno delle Tigri Tamil (Ltte) ha ag�giunto un tratto di atrocità alla guerra ci�vile in quell'isola già devastata. Oltre ad aver causato la morte di centinaia di civi�li, i terroristi suicidi dell'Ltte hanno assas�sinato due capi di Stato: il primo ministro indiano Rajiv Gandhi nel 1991 e il presi�dente dello Sri Lanka Ranasinghe Premadasa nel 1993. L'attuale presidente singalese Chandnka Kumaratunga ha perso l'uso si un occhio a causa di un tentativo di assassinarla che ha provoca�to la morte di almeno 24 persone. Nel 1998 gli attentati dinamitardi quasi si�multanei contro le ambasciate america�ne del Kenya e della Tanzania, nei quali persero la vita quasi 300 civili, rappre�sentarono una brutale ripresa. Negli ulti�mi mesi in Cecenia questa tattica è stata adottata contro le truppe russe e ha pro�vocato diverse decine di morti. A quasi venl'anni dal suo debutto nella storia moderna, il terrorismo suicida conserva l'immagine di strumento estremo del ter�rore. Ma è proprio vero che si tratta di una tattica invincibile? Lo psicologo Ariel Merari, dell'Università di Tel Aviv, ha con�dotto lo studio finora più completo Rettolo tlelia Laudo» Schod ol Qovonvnent, Policy iiml Diplofniicy pios&o I Intw.lisciplmarv CenlM a Hm/itya In liiaolo Trorttaione ili l te/io i mscti
Persone citate: Ariel Merari, Kumaratunga, Rajiv Gandhi, Ramadan Shalah
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