Gutenberg Lo chiamammo Lebbroso per distinguerlo dal Gobbo

Gutenberg Lo chiamammo Lebbroso per distinguerlo dal Gobbo Gutenberg Lo chiamammo Lebbroso per distinguerlo dal Gobbo BLAKE MORKISON DOPO un anno o duo passa�ti per la massima parto a t remare con fratello Bonedikl, entrai nella classe d�fralollo Krhanl, un giovane (rato appena arrivato a Snnkt Viktor. Honché animato dallo stesso zelo di Insegnare, aveva un carattere meno apocalittico. Poiché si ora nutrito dolio nuovo idee d�Parigi, non gli importava che i numeri che usavamo fossero romani o arabi, purché le Mommo fossero giusto. Aveva la fissazione (logli enigmi logici. Tre uomini, ciascu�no accompagnato dalla sorella, devono atlnivorsare un fiume. Nessuno ni fida della virtù della sorella lasciala sola con gli altri, e lu barca può trasportare solo duo passeggeri iwir volta. Como possono raggiungere tutti quanti con sicurezza l'altra riva? Ci faceva anche ragionare o filosofa�re. Il suo Hcopo ora sempre lu dovoziono verso Dio, e il Dubbio doveva soinpro avere un limile, ma u fralollo Krhurd piaceva cho discutessimo con lui. Dato cho ini inturosHavano tutti gli argonienti o avovo una bocca pronta alla discussione, lu�ora soinpro ben disposto verso di ino. Amava ho miliutio lo mie ma�ni: orano a )ìlì, o secando lui orano un "dono di Dìo", Quando dovevamo copiare qualche tosto bìblico, io curavo con minuziosa attenzione la spaziatura, eh ango�li, l'altezza di ascendenti e discen�denti, i alla finn, il fòglio brandi�to in classe sarebbe stato il mio. "Ecco, ragazzi, osservate la bellezza di questa scrittura'' (lice�va fratello Èrhard, "Notato l'oleganza del tratto. E piu slmile a un arazzo che a una pergamena. Questa è una mano guidata (la Dio," Amava ancor più lo mìo mani a causa (IdIIis sue, che sul dorso erano chiazzate di porpora, come ho da bambino avesse avuto la lebbra e dovesse por soinpro \x»lare il marchio (lolla malattia. L'altro suo sogno distinUvo, dato dio piu il resto ora bionda o di saluto robusta, ora l'occhio doHtro, cho sporgevo più brillante dol sinistro, o sembrava rubato a un altro uomo, 0 liirsu a un'ultra creatura, una lepre, por esemplo. Montro l'occhio ainìslro s�muo�vevo nolla maniera usualo, il ili".un slava imiiiobilii nella sua orbita, corno so un giorno avesse (issata ((iialca»n con trn ma inten�sità o si fosso bloccato 1, incapa co di ir.uliii' sullo lo pulitobro. OuoU'occliìo mi inulto va a dira�do, all'Ideo d�staro solo con ralollo Erhard. In classi), duran�te lo discussioni, potevo guarda�re sopra d�lu�o ai lati dulia sua tosta, ma quando ora salo non sapevo d�((nulo occhio incrociare lo sguardo. C'orano anche quello inani, elio durante lo lozioni ni Mi.savaiia talvolta sulla mia spala 0, por ludunni, mi battevano la schiena. Uonché fossi folico d�rìctivoro ologi per lo mio oporo, avevo paura di ossolo toccato do quollo chiazzo purpuree. Non ho inai iKinsata cho avosso duvvora avuta la lebbra, ma i ragazzi a quoll'otà sono crudoli, e una vol�ta chu Lebbroso divonno il suo soprannomo fra noi. por distiliguorlo dagli altri frati di irUinkt Viktor il Gobbo, il Maialo, la Fornace, la Fogna o lo Talpa -, non iwtHi più scucciaro quoll'idoa. Toccarsi è un'abitudino comu�ne fra uomini o ragazzi. Anton, quandu talvolta mi chino a guar�dare il tuo lavoro (ancha so t miei occhi sono troppo deboli perché lo possa vedere con chiarezza), non ti poso una mano sulla spai�la? È un mezzo dolce e gentile di comunicazione fra gli uomini, e dona piacerò a entrambi. Ma con fralollo Erhard quel piacere era commisto allo paura. Amavo le sue lozioni. Amovo la sua mente e lo sua voce. Amavo i suoi modi gentili. Ma il suo tocco mi faceva venire la pelle d'oca. La prossima volta che mi toc�ca la mordo, giuravo. Anche so la volta soguonto mi mancava somiro il coraggio, in un certo modo 0 morsi davvero, come vodroto, tt tt 9 Non vidi molto, quegli anni, i miei fratelli. Frìolo ondò a studia�re a Erfurt. Else si sposò con Claus Vil/.lhum, e s�allargò corno un grasso pettirosso ancor primo di rimanere incinta. I miei momonli più felici orano quelli con la mio sorollaslra Polzo (che mio padre aveva avuto dal primo matrimonio), che contro la volon�tà di mia madre veniva talvolta in visito, o mi aspettavo con latto d�copro e focaccia d'avena quonda tornavo da scuola. Poiché do pìccola ora stata costretta ad abbandonare la scuola no era stola privala o dorubotu, secan�do lo sue paralo aveva un dosidorìo insoziabilo d�studiare, e sedeva accanto a mo presso il camino. Portino il Donato lo mio grammatico Ialina, siiHcitova il suo interesso. Amo, amos, ornai, amamus, amolis, amanl: cosi riKitovama insieme alla debole uno della candela o dol fuoco d�legno. C'erano anche altri verbi: non coniugavamo solo amare. Ma c'ora comunque una specie di amore fra noi. Lei diventò per me meno sorollaslra che seconda madre, montro la mìa vera ma�dre porseguitovo �serv�o giaceva a letto. Accanto a miei fuoco, leggevamo brani doi ìbri devoti che appartenevano a mio padre. Ma era il Donata il nostro libro sacro. Se i frati di Sankt Viktor aves�sero sapulo dol nostro studio, l'avrebbero condonnato, dicendo cho lo donne contaminano la conoscenza ("non fu Eva a inso�gnerò a Adamo il malo?") o che nessun libro dovrebbe passare dalle loro mani. Ma amavo quel�lo sere con Patzo il tremolìo (lolla fiamma della condola, il bagliore delle braci, il Donato fra noi o non lo ho dimenticate. m m m Ero spinto a considerare l'idea di entraro nella Chiosa. Mia ma�dre pensava d�nutrirmi al sono della Vergine. Mio padre sperava d�farmi indossare una tonaca, doto che non aveva posto por me noi suo commorcìo d�tessuti. "La Chiosa forebbo al coso tuo" dice�vano. Lo dicova anche fratello Erhard. Potevo studiare por divontaro sacordoto, o cniorico presso l'arcivescovo di Magonza. Oppure, se aspiravo a una muggtore erudizione, entraro in un monastero. Tutto questo mi veni�va spiegato con dovizia di parti�colari. Avovo una vocazione, tulli no convenivano, e por uno volta ora (lìsposta a lasciarmi convincoro. Lavoravo con impegno |)or perfe�zionare lo mio mono. Mi inginoc�chiavo por il mattutino sullo pietra fredda. Chinavo la tosto al cospetto dol Gesù dolio votrato o dulia Madre vostila d'azzurro. Cantavo lo salmodio gregoriano con tutto il cuore. Quando �frati nostri maestri innalzavano inni alla t'.lm m doi tempi passati, lo mìa ora lo voce più acuta: La vita ha ponto i color�dai tempi di Noè. Ora 1 giovani non umano sludiaro. Lo mogli non s�muntongono fedeli, l sacerdoti sono nella tovoma. Gli uccollin�spiccano il volo prìino cho venga loro insegnata. Ogni cosa è scardinata. La lorru sta traendo l'ultimo respiro. Amava cantaro. Cos�benché odiassi il NÌgnificata di quoi lamonti, e valossi anzi gridare l'op�posto (che il mondo ora appena nata, o aveva bisogno d�poppare, o con lo aire e ramare sarebbe cresciuta), nascondevo in gola il disaccordo, o intanto guadagna�vo ologi por le vacali, l'inlonaziono, la porfolta chiarezza dol mio canto. Tali ologi non mi rendevano gradito agli altri scolari. Ma jioiché alcuni di loro bramavano un futuro in convento, lo loro porsecuzioni erano blande, beffo occa�sionali invece di crocifissioni quo�tidiano. Più fralollo Erhard mi favoriva, più appariva chiara la vorilù: il povero Johann sarebbe stato accollo nel seno della Chio�sa. Il mio ingrasso sarebbe avve�nuto alla fino della scuola o dopo rimivi'imi a, ma non ora in discus�sione. Era un principio solido e fisso come la slolla polare. Ero stalo prescelto. Il libro della mia vita ora già stato scrìtto e rilega�to. Sarei finito in quella tomba. Perché alla fine quel destino mi apparve una tomba non sa�prai dure. Ma un giorno ebbi la possibìUtà di recitare la parto dell'eretico, e d�fìtggiro. Fratello Erharam�chiese d�aiutarlo a preparare la cappella per il vespro. I compiti erano pochi e umili, un puro pretesto lo srnlivo perché potessimo confidarci in privato. Eravamo entrambi in piedi d�fronte all'al�tare. "Quando guardi le candele, cosa vedi, figuolo?" "Vedo i portenti di Dio che splendono sul mondo." "Qualcosa d'altro?" "Vedo la purezza splendente della Vergine." "Qualcosa d'altro?" "Vedo lo spìrito del loro unico figlio Gesù Cristo, generato e non crealo, i cui miracoli sono una fiaccola per tutti gli uomini." Erano le risposte che lu�stesso aveva insegnato alla classe. Poi, lo sapevo, mi avrebbe chiesto del pane e del vino. Nella pausa prima che parlasse, dissi: "E..." "C'è ancora qualcosa, figliolo?" "E quando guardo le candele dell'altare, noto che sono dodici." "Per i dodici apostoU. Per �dodici mesi dell'anno. Hai ragio�ne." "E noto anche che le ultime candele a destra sono bruciate più velocemente delle altre, e adesso sono mollo più corte." Nella pausa che mi serviva per prender fiato, lu�disse, con un tono gentile: "E cogli in questo un significa�to divino?" "No, padre. Credo che le cande�le siano bruciate più velocemen�te perché si trovano in mezzo alla coircnte d'aria che viene dal chiostro." Lui foce una risalina nervosa. Io iliKliutai. "Perché nolo anche che le can�dele alla destra dell'altare sono tutte più corte di quelle alla sinistra. E anche se potrebbe essere stolto dare troppo signifi�cato a questo indizio, perché è possibile che s ano semplicemen�te candele più vecchie, che han�no brucialo per più tempo rispet�to a quelle di sinistra, o che per caso fossero più corte fin dal principio, la probabilità è che tutte le candele siano state messe allo stesso tempo sull'altare e fossero tutto della slessa lunghez�za." "Questi sono pensieri monda�ni. Non capisco dove li condur�ranno." 'Conducono ad altre rìfiessionì, padre. Per esempio: una can�dela brucia più lentamente in un luogo privo d�aria? E poi: data la stessa quantità d�cera, quale brucia più velocemente, una can�dela lunga il doppio e spessa la metà o una doppia d�spessore e lunga la metà? Ancora: non poso fare a meno d�notare che la quinta e la sesta candela alla sinistra dell'altare sono state po�ste per caso più vicine fra loro delle altre, e il rìsidlato è che la balaustra dell'altare sotto d�loro brilla di più in quel punto. Que�sto potrebbe suggerire che se l'abate volesse essere visto nel miglior modo possibile al momen�to della consacrazione del pane e dol vino, le candele dovrebbero essere disposte altrimenti, dato che la luce emessa da candele vicine è maggiore d�quando sono uniformemente disposto." "Le candele arno in primo luogo simboli. Il loro uso è secon�dano." "Ma usarle bene non diminui�sce il loro valore di .simboli Mentre in questo caso la loro disposizione in quanto simboli ha ridotto lo loro utilità.' "Le tue sono idee interessanti. Ma non sono sicuro che possano esserci d�profitto." 11 prò Ilio è proprio quello che mi interessa. Ali altare vedo spreco e imperfezione, cose che cu ceno sono un affronto a Dio." Traduzione di Massimo Binsitar�(S-oontinuts} Dopo un anno o due passati per la massima parte a tremare con fratello Benedikt, entrai nella classe di fratello Erhard, un giovane frate appena arrivato a Sankt Viktor. Aveva un carattere meno apocalittico poiché si era nutrito delle nuove idee di Parigi Ero spinto a considerare l'idea di entrare nella Chiesa. Mia madre pensava di nutrirmi al seno della Vergine. Mio padre sperava di farmi indossare una tonaca, dato che non aveva posto per me nel suo commercio di tessuti.

Persone citate: Chio, Claus Vil, Gesù, Gutenberg, Ilio, Mommo, Noè, Sankt Viktor

Luoghi citati: Como, Magonza, Parigi