Venezia, il palazzo dei fantasmi

Venezia, il palazzo dei fantasmi Venezia, il palazzo dei fantasmi Grejptii: «Amoquestacasaperché èpasticckita, ricca di stili diversi E questa città perché è un crocevia» personaggio Fiorf Ha MiRsrvIno m Ul N lord Byron lacerato da tumulti interiori, scosso dal�le condanne morali nel suo Paese, nel 1818 trovò riparo ivilla città lagunare. Dopo di lui Vcntv.d divenne meta per gli eroi romanti�ci che 11 scelsero di vivere o morire. Per i due anni del suo intenso soggiorno, affittò uno, anzi due splendide dimore: i contigui Palaz�zi Mocenigo con terrazza sul Canal Grande. Una taiga ne ricorda il passaggio, punteggialo da amor�locali (nelle calli rammentano tut�tora l'insaziabile fame di donne che gli venivano portate la notte, dal magnifico andro�ne). La passione per Teresa Cuccioli si consumò in quel pa�lazzo. Byron non tro�vò pace e conquistato alla causa, oltre che degli italiani, dei gre�ci, se né fuggi alla fatale Missoliingi Oggi dalle gondole e traghetti le guide additano la tar^a, so�no parecchi i giappo�nesi festosi che, fra�stornati da splendo�re, acqua, rumori del�la Laguna, ammirano obbedienti la dedica marmorea, talora av�vistano sul grand;; balcone un signore dalla barba bianca e aria ottocentesca che fìssa ammaliato quella Venezia d'incanto o siede aula scrivania a tracciare disegni. Gli odierni figli dell'antico Cipanga, agitando la mano, urlano: «Good bye, Mr. Lord Byron». Vittorio Grejjotti, aduso alla cerimonia, saluta diver�tito con la bella moglie Marina e se la rìdono, forse persuasi che basta una casa per tramandare un'ani�ma. Dalla medesima terrazza si sono affacciati personaggi diversi, da Picasso con Diaghilev, a Winston Churchill con grosso sigaro in bocca. Ora gran parte di uno dei due palazzi è infatti la casa di vacanza del famoso architetto, con numero�si lavori alle spalle, compresi edifì�ci a Berlino, la PireUi-Bicocca a Milano, lo stadio di Genova; stori�co, scrittore, polemista, curioso per eccellenza, Gregotti è affetto da ansia di fare. Di case ne possie�de parecchie a Parigi vanta una delizia di appartamento a SaintGermain, a Londra un altro e anche studi il principale a Milano con 55 collaboratori . Appena può, estate o inverno, scappa a Venezia, «fin queste pareti, dove vivo le ore più confortevoli» affer�ma Gregotti Nella città lagunare veniva bambino al Lido, come le famiglie borghesi del tempo. Ci visse come direttore della Bienna�le do! 1974 al '76, imponendo con anticipo il tema «arte e ambiente»; cominciò a insegnare all'universi�tà, precisa poi: «Circa 25 anni fa mi sposai con una veneziana. Non sono un turista, Venezia corrispon�de in tutto al mio modo di passare le vacanze. E' città, ma con andiri�vieni continuo, un crocevìa». Come architetto, continua, si è abituato a quella speciale bellezza e la vive dall'interno'. «Arrivo qui, sto chiuso per tre giorni, sento la città e la vedo. In questa casa c'è tutta Venezia», con compiacimen�to elenca le ragioni. Fu Palladio a schizzare i disegni del palazzo, pei venne chiamato il «nemico» Sansovino come decoratore, nella galle�ria compaiono sue figure in ebano. «E' una casa frequentata dai fanta�smi», aggiunge «come Giordano Bruno il quale fu ospitato nel 1592 da Giovanni Mocenigo che voleva carpirgli il segreto delle sue capaci�tà mnemoniche. Dopo 5 mesi, vista l'impossibilità di apprendere il me�todo, lo denunciò all'Inquisizione, prima venne internato ai Piombi, poi trasferito a Roma e messo al rogo». Interviene Marina Gregotti, seduta nella bellissima sala tutta bianca (i damaschi autentici erano distrutti), con soffitti alti^oltre 6 metri e pareti decorate'in cima da dipinti del Padovaninò' a gloria della famiglia Mocenigo, e raccon�ta: «Il 17 febbraio è la data del rogo, 1600. Ogni anno, in quella notte, appare il fantasma di Giorda�no Bruno in questa casa, ma solo a donne dopo gli 80 anni. La princi�pessa Pìgnatelli che qui visse a lungo, ne parlava di continuo». «L'importante, continua Gregot�ti è avere alle spalle questi ricordi e abituarsi, è un terreno su cui cam�minare, poi passa la reverenza, ma cresce l'int imita. Io scrìvo a questo tavolo. Ho da sempre la passione della scrittura, questa stanza dà tempo e ritmo della vacanza. Posse�diamo la casa da circa 10 anni, vi ho scritto 5 libri, tra cui l'ultimo sulle tracce del Palladio. In questi spazi si ascolta la musica in modo eccezionale, nutro una passione per Haydn e trascorro tempo a sentirlo e a leggere la sua n msii ■. i :. Alla domanda se in vacanza a Venezia, incontra Bmici, Gregotti risponde: «Ho un gruppetto che vedo sempre, vengono a trovarmi, a prendere il tè. Con Massimo Cacciari, appena sindaco, ci faceva�no reciproche prediche; poi Danie�le Del Giudice, lo scrittoce, Giorgio ' Gnmbar che insegna a Verona, Sandro Bettagno. E tutti gli archi�tetti di passaggio, Frank Gehry, Arata Isozaki, Ungere. Amo questa casa anche perché è pasticciata, fatta e rifatta in epoche diyerse, ha un salone passante con pittori del�la fine '500primi '600 tagliati e rimessi insieme, questo è tipico dell'Europa, rifare e rimettere in�sieme. Passo davanti a Santo Stefa�no, mi inoltro nel gotico, e c'è Paolo Veneziano e tanti stili diversi. È una rinascenza continua, dare sen�so nuovo alle cose. Abbiamo dovu�to fare parecchi restauri, rifare impianti, risistemare le pitture. Abbiamo cercato di spegnere l'aspetto troppo monumentale, quando si entra, cosi fa meno impressione». «Qui hanno abitato Lord Byron e Churchill, Picasso e Giordano Bruno. I turisti, quando passano, alzano la mano in cenno di saluto» Uno scorcio del Canal Grande con. al fondo, la Basilica della Salute Qui sotto l'architetto Vittorio Gregotti. che trascorre le sue estati in una parte di uno del due Palazzi Mocenigo, anch'essi con t'affaccio sul Canal grande