Gaza in delirio per Arafat «Non hai ceduto»

Gaza in delirio per Arafat «Non hai ceduto» Gaza in delirio per Arafat «Non hai ceduto» Rientro difficile per Barak che mette in allerta l'esercito AtdqBaquis TEL AVIV Con due dita elevate al cielo in segno di vittoria, il presidente palestinese Yasser Arafat è atterra�to ieri all'aeroporto di Gaza, prove�niente da Camp David, e ha subito annunciato nel tripudio generale che il 13 settembre proclamerà lo stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est per capita�le. Due ore dopo Ehud Barak è rientrato all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. In una contrita dichiarazione trasmessa in diretta dalla televisione di Stato, il pre�mier israeliano ha convenuto di «non essere riuscito, per il momen�to» a trovare la soluzione del conflitto israelo-paleslinese. Ba�rak ha poi esortato i connazionali a non demordere e «non abbando�nare mai il sogno di raggiungere la pace». «Sono deluso: c'era una occasio�ne, sembrava vicina, e invece non siamo riusciti ad afferrarla», ha riconosciuto Barak prima di rim�boccarsi le maniche per ricostrui�re in parlamento la maggioranza perduta nelle settimane scorse. Ieri Ariel Sharon ha chiarito che il Likud non vuole un governo di unità nazionale e preferisce inve�ce andare ad elezioni anticipate. A Gaza Arafat ha trovato inve�ce un clima di delirio popolare. Le strade erano tappezzate da bandie�re nazionali e da striscioni che inneggiavano alla sua figura. « Abu Ammar (nome di battaglia di Ara�fat A. B.), Sei un eroe senza eguali ha esclamato un annunciatore della televisione palestinese hai saputo resistere agli ultimatum americano-sionisti». In una piaz�za di Gaza, qualcuno ha orcanizzato ieri un rodeo di cavalli arabi. Sulla pista dell'aeroporto di Dahanye (Gaza) si ballava la «dabka», la danza nazionale. Il Rais che è stato anche sollevato sulle spalle dei suoi soste�nitori r aveva gli occhi rossi per la commozione. «Nessuno può pri�varci dei nostri diritti nazionali, Gerusalemme Est è nostra» ha esclamato, agitando un dito verso la telecamera del giornalista che ?[li aveva chiesto la ragione del allimento dei negoziali di Camp David. Lo stato palestinese, ha confermato, sarà proclamato il 13 settembre: «E chi non fosse daccordo ha concluso, ammiccando può trangugiare l'acqua del mare di Gaza, oppure quella del mar Morto». Ai suoi collaboratori, Arafat è parso sicuro del fatto suo, deciso a peregrinare ora fra i Paesi europei e mielli arabi in cerca di sostegni politici. Ma al presidente egiziano Mubarak. Arafat ha ieri chiarito che la porta del negozialo con Israele non si è chiusa. Resta ancora un mese e mezzo in cui i contatti proseguiranno: gli ameri�cani Sandy Beiger e Dennis Ross torneranno presto nella zona, un altro vertice con Israele ha ag�giunto potrebbe essere organizza�to fra alcune settimane. Perchè ciò avvenga, Barak deve jerò disporre di un governo stabie. La settimana prossima lo atten�de in parlamento una insidiosa mozione di sfiducia presentata da varie liste di destra, indignate dalla sua disponibilità a spartire Gerusalemme con i palestinesi. Nel volo di ritorno Barak ha detto ai giornalisti israeliani al seguito di aver offerto ai palestine�si di assumere il controllo dell'88 per cento della Cisgiordania, di edificare la loro capitale ad al Quds (cioè su parte del territorio municipale di Gerusalemme), di aver libero accesso alla Spianata delle Moschee e di controllare autonomamente almeno un valico di ingresso al loro stato. «Purtrop�po il nostro partner non era pron�to ad affrontare tutte quelle que�stioni», si è lamentato. E da Washington Bill Clinton ieri ha espresso ottimismo sulla possibilità di trovare un compiomesso sull'assetto di Gerusa�lemme «ma non in 15 giorni». «Sono convinto ha detto che se l'obiettivo sia quello di proleggere gli interessi fondamentali dei pale�stinesi e degli israeliani, nonché il carattere sacro dei luoghi musulmani, cristiani e ebraici nella città santa, tutto è ancora possibile». Nell'attesa le maggiori anguslie per gli israeliani riguardano la situazione dell'ordine pubblico nei Territori «dove la frustrazione popolare può degenerare in violcnze», secondo le analisi concordanti di esperti israeliani e palestinesi. Nel timore che la situazione sia vicina a una esplosione, il segretario generale di al Fatah Marwan Barghuli ha sollecitalo ieri la pròclamazione dello slato di mobililazione nazionale e ha invocalo l'intervento dei Paesi arabi «per impedire una aggressione israeliana». Il ministro palestinese della comunicazioni Imad Faluji ha pure parlato di emergenza nazionale e ha sollecitato Hamas e la Jihad islamica ad entrare subito in un governo di unità nazionale. Barak, al suo ritomo a Tel Aviv, ha convocalo il capo di stato maggiore Shaul Mofaze gli ha ordinatoci preparare le forze per affrontare ogni situazione sul terreno. «1 nostri soldati hanno avuto ondine di non aprire in alcun caso il fuoco per primi», ha poi reso nolo Mofaz. Il rais osannato dalla folla: «Nessuno può strapparci Gerusalemme E chi non è d'accordo può ingoiare l'acqua del mare» II premier israeliano: sono deluso, ma il sogno non va abbandonato Clinton ottimista: ancora possibile il compromesso Arafat ieri all'aeroporto di Gaza, di ritomo dagli Stati Uniti: i palestinesi 'hanno osannato come «nuovo Saladino» per la ermezza con cui ha difeso le rivendicazioni palestinesi su Gerusalemme Est Soddisfano di questo rinnovato ruolo di condottiero del suo popolo, Arafat ha fatto con due dita il segno «V», vittoria: solo qualche settimana fa le sue quotazioni nei Territori palestinesi avevano toccato l punto più basso