Ronconi, guerriero tra gli ulivi

Ronconi, guerriero tra gli ulivi Ronconi, guerriero tra gli ulivi Il regista trascorre le vacanze in un casale sui colli umbri "Amo quest'aria pura e la magia dei silenzio: mi danno forza e ispirazione» SANTA Crisi ina è uno di quei luoghi indimenticabili, a mozza via fra Gubbio e Peru�gia, che servono a rammentare ai più distratti come può essere incredibilemcnte e superbamente l'Italia, specie nell'Umbria antica e verde dove grappoli di Iwrghi medievali raccontano co�me li fu possibile costruire, cat�turando l'eternità e fin miglio�rando la natura. Elevata sopra un monte, si erge una vecchia casa di contadini, semplice, linoare, «frugale» secondo il proprie�tario fiero di c|ueirautenticità. In realtà l'ha rutistomala e per due volte arredata all'interno l'architetto Gae Aulenti, con gar�bo e sapienza per salvaguardar�ne l'anima: tanto bianco, mobili seri, nessun fronzolo e prodezza di design. Ben 150 ettari con pascoli e campi ricoperti di ulivi circondando la casa. «Mi piace il posto, amo questo spazio cosi vasto intorno, l'aria pura che si respira, il verde immenso», am�mette Luca Ronconi, il regista che al teatro ha dedicato li esi�stenza, cominciando da attore al fianco di Vittorio Gassman, lui nato a Susa, in Tunisia, nel 1933, ma che si considera romano di formazione e d'adozione. Basta ricordare il suo «Orlando furio�so» che dal Festival di Spoleto nel 1969 percorse le vie del inondo, suscitante entusiasmi inconsueti per la novità dello spettacolo e il coinvolgìmento di pubblico. Oggi un Ronconi lievemente affaticato, seppur fiero dei risul�tati «milanesi» al di là d'ogni speranza, si trova nella sua casa, reduco dal Maggio Fiorentino con «L'Incoronazione di Poppea». «Un'opera meravigliosa afferma con un cast di cantanti eccezionali». Il compito più ar�duo è la direzione artistica del Pìccolo Teatro di Milano, risorto dopo decenni di attesa per i nuovi spazi e ora dotato di tre differenti sale. Ancor più stre�nua, forse, e la sfida di succedere a Giorgio Strohler che per tanto tempo ha dominato le scene milanesi, lasciando vuoto e no�stalgia. «Questa casa la tengo oca come residenza, oltre che per l'estate e il tempo libero riprende Ronconi mentre a Milano sono in affitto, qui vivo quando non lavoro. Tenfip qui tutto, documenti, libri». Riiletto per un attimo, con corta timidez�za precisa: «Lavoro moltissimo, cosi qui trascorro duo mesi d'in�verno, scappo appena posso in autunno oa estate, pcrcnò si sta cosi bone, non fa mai caldo. La mia giornata si svolge tranquilla�mente, curo la casa, mi occupo della proprietà, leg^o abbastan�za, ho parecchi amici a Perugia che dista solo 22 chilometri, l�vedo e li frequento. Non è casa degli ozi». Serve anche per lavorare al teatro, allora? «Assolutamente no ribatte un po' sollevato dalla magnifica vista intorno il mio non è un lavoro solitario, ma di gruppo. Qui cerco di ripo�sare dalle scene, anche perchd in questi anni ho cambiato spesso città, ho diretto il Teatro Stabile di Torino, poi quello di Roma, ora Milano. A ogni cambio, pas�seggio a lungo per la città, cerco di leggere la sua tradizione, per�cepire il gusto che varia nel tempoA Roma è stato più facile, percnen sono cresciuto. Cosi ho proprosto un testo di Gadda '11 pasticciaccio di via Merulana", tarautore che veniva da Milano, ma aveva saputo cogliere a fon�do il succo dello spirito roma�no». «Quanto a Torino, continua, ho voluto proporro "L'uomo diffi�cile" di Hoffmannstahl e al Lin�gotto "Gli ultimi giorni dell'uma�nità" di Karl Kraus, perchè mi parevano i testi giusti per la città, con un pubblico capace di capirne i tomi e l'attualità. Ero molto contento a Torino, è stato un periodo ininterrotto e sono rimasto legato a parecchie perso�ne. Non no avuto fastidi, nò disfatte, nò dispetti». Ronconi si guarda intomo come per riposa�re lo sguardo: «Non è stata facile la decisione di accettare Milano, l'ho fatto per ragioni personali e perchè al Teatro di Roma avevo dato tutto quello che potevo». Con aria un po' vaga e distrat�ta il regista aggiunge: «Quanto ai risultati delia prima stagione milanese, c'è da essere più che soddisfatti, la potenzialità c'era, ma il pubblico ha risposto oltre le speranze, con code lunghissi�me per tutto. Prima pUP il Pfesti* vai d'Europa, che ha registrato un successo strabiliante». Da tempo Ronooni si cimenta con il teatro d'opera, dirigendo cantanti alla Scala o a Salisbur�go. «Molti artisti del teatro musi�cale imparano a recitare, sono assai più disponibili d'un tempo, faccio meno fatica di prima. Tutto è andato bene al Maggio Fiorentino, cosi come di reconte con "Arianna a Nasso* ripresa alla Scala con Riccardo Muti con il quale collaboro da tempo con assoluta identità di vedute», Pur lontano dal teatro e da Milano, Ronconi sta pensando al programma per la prossima sta�gione al Piccolo, non vuol antici�pare troppo: «Stiamo ancora di�scutendo le prorposte, comun�que ci sarà una mia regia della sceneggiatura di NaboKov per "Lolita , pubblicata di recente. Poi si parla d'uno spettacolo su alcuni testi scientilìci di John Boarrow, adatti a Milano. Il teatro ha bisogno d'un rapporto diretto con la realtà, si deve confrontaracon essa, aggiornar�si ai temi della cultura contem�poranea. La drammaturgia può ritrovare una certa grandezza, rivedendo il rapporto con la realtà che sfugge. Anche il rap�porto con l'attore è un momento da verificare di nuovo». Poi tor�na a immergersi nella visione arcadica della sua casa: «Adesso a Salisburgo riprendo il "Don Giovanni", mi aspetta Pesaro con "Cenerentola*. Finalmente tornerò qui a riposare». Ronconi si alza, liberato dalla fatica di parlare di ciò che ama e sente cosi profondamente, saiuta con cortesia e aflabilità, e scappa nel verde , fra gli ulivi, lasciandosi dietro per qualche attimo il tea�tro e i suoi personaggi. I regista Luca Ronconi durante le prove de «La vita è sogno» di Pedro Calderon de la Barca