Malpensa, il grande bivacco di Enzo Biagi

Malpensa, il grande bivacco UNA GIORNATA DA DIMENTICARE PER MIGLIAR DI VIAGGIATORI Malpensa, il grande bivacco Con il popolo dei turisti, fra ira erassegnazione servizio SI prega e si impreca, guardan�do il cielo grìgio troppo vuoto di aerai per io sciopero degli uomini radar. Prega il rabbino che il suo volo El Al per Tel Aviv lo vede solo alle 15 e 45, pregano le suoline di Madre Teresa che sgranano il rosario sulle poltrone blu della sala check-in di Malpensa e chissà cosa fanno questi con la faccia da bonzi, seduti in circolo sul tartan della sala partenze, un foglio a testa tra le dita, uno che legge per tutti e dice solo «no» con la testa, alla domanda in inglese sulla loro destinazione. Prega pure Osvaldo Gemmino, capo scalo delle compagnie stranie�re, immobile davanti ai tabelloni con gli orari virtuali dei voli: l'Az 7962 per Cagliari delle 11 e 20 che parte due ore dopo, il Uritish Ai�rways per Atene alle 14 anziché alle 11 e 40, il Sas per Stoccolma delle 12 alle 15, giusto un'ora pri�ma dell'Alìtalia per Detroit che era previsto però alle 9 e 40. Niente a confronto del New York che deoolla solo alle 19, con otto ore e 40 minuti di ritardo, praticamente quanto una trasvolata oceanica. Osvaldo Gemmino prega, e qua�si ringrazia il Dìo di Malpensa: «Poteva andare peggio... Sapevamo che l'adesione alio sciopero sareb�be stata alta e cosi per evitare lunghi bivacchi, abbiamo preferito imbarcare subito i passeggeri, an�che a costo di lasciarli ad aspettare sulla pista... Comunque il SO'K dei voli intercontinentali e i collega�menti con le isole sono stati garantiti». Anche alla Sea, dicono che poteva andare peggio: su 857 movi�menti previsti ne la giornata, alla fine sono slate cancellate solo 55 partenze e 44 arrivi, mentre 20 voli sono stati rischedulali a dopo le 14, al termine dello sciopero. Tante preghiere, quasi s�perdo�no negli smoccolamenli di tutti gli altri. Che poi sono il popolo deUe Samsonite rìgide, degli zaini a tra�colla, delle vacanze che iniziano con un parcheggio in aeroporto, dei telefonini «guarda che non so quando parto...», degli sguardi persi come questo signore in occhialini che si avvicina al banco delle infor�mazioni: «Mio cugino Anthony è arrivalo regolare alle 7 con il volo Alitalia da New York... Aveva la coincidenza per Lamezia Terme... Non parla neanche italiano... Sape�te niente?». Ovviamente n n sanno niente. Né sa dire quando potrà partire Sergio Marchesottì, italo spagnolo con due figli piccoli e la moglie appresso, chirurgo a Madrid, atte�sa in sala operatoria. O questa banda di liceali milanesi che alle 12 e 25 dovevano partire per Barcello�na e che alle 18 avevano la coinci�denza per Jerez de la Frontera. Seduli sugli zaini giocano a carte e rivedono i loro programmi: «S�parte alle 16 e 40 per Barcellona, ma per la coincidenza si va a marted�alle 18... Fanno ventiquattro ore in aeroporto, meno male che ci sono le Ramblas, p«»rò,..». Però rìdono per non piangere. Come �tanti che pur sapendo dello sciopero, hanno rischiato come a una roulette. «Perchè qualcuno comunqueparte... che tanto funziona tutto all'italiana...», dice un signore in polo bianca, sbracato, che già immaginava il sole della Tunisia. Tra quelli che partono c'è Renzo Arbore, occhialoni da sole, giacca blu e camicia fluo. Va all'Avana, s�imbarca in orario: «Tutto bene...». Mica come Enzo Biagi, destinazio�ne Mosca per la Scala al Bolshoì, che aveva l'aereo al mattino, s�imbarca alle 15 e fa i paragoni: •Negli Usa �contrullor�di volo in sciopero sono stali licenziati». Che è più o meno l'aspirazìono gìusiizìalisla di quelli che s�sono visti sfumare la partenza tra cui sci senegalesi, operai in Brianza, che tornavano a casa. O di questi tre ragazzoni griffati die speravano già ieri sera di essere al «Q» d�Ibiza e invece se ne parla per oggi. Per non dire della tamìglia d�tunisini che sono salili in acreo e subito rìdìsces�per l'inizio delio sciopero. O di questa coppia d�milanesi diretti a Valencia, che l'aereo l'han�no perso perchè in autostrada c'era�no code per incidenli. O dei tanti che seduti per terra, guardane n vuoto o dentro l'ultimo thriller, lungo mezzo migliaio di pagine, destinato alla spiaggia e iniziato in questo aeroporto azzoppato dallo sciopero. Dove il lavoro triplo lo fanno le signorine del banco ìnfonnazioni, che non sanno più a che santo votarsi per far fronte alle tropi» domande dei troppi appiedati che giurano di non essere stati avvisati che c'era lo sciopero, che il diritto alla prolesta degli uomini radar non lo contestano e quindi pure loro, almeno per oggi, alzano la voce. Ricevendo in cambio un sorri so. Seguito da uno sguardo al cielo, quando nessuno le guarda. Arbore passa, Biagi no e dice: in America li hanno licenziati Appello al «check-in»: «Mio cugino ha perso la coincidenza, non parla italiano, dov'è?» Il rabbino prega in attesa del volo per Tel Aviv, il chirurgo avvisa Madrid: non aspettatemi in sala operatoria. Il record: 480 minuti di ritardo Renzo Arbore (nella foto) ieri è stato tra i pochi vip passati indenni alla Maìpensa: si è imbarcato in orario per l'Avana Enzo Biagi invece è rimasto alungoaterra