La regia dietro le scelte di Arafat

La regia dietro le scelte di Arafat INTRIGHI E CONGIURE DIETRO IL NEGOZIATO UFFICIALE La regia dietro le scelte di Arafat retroscèna Fiamma Nlrenstain LE ultime da Camp David danno gli uomini di Clinton intenti ad invitare a Washin�gton per un'eventuale cerimo�nia d�pace re Abdullah, Mubarak d'Egitto, e gli altri maggio�renti del mondo arabo.Per la settimana prossima si prevede un incontro ad Alessandria fra Bashar Assad d�Siria e il rais egiziano. Oltre Camp David, un lavorio incredibile investe tutti i capi arabi: nessuno vuole resta�re tagliato fuori dalla prossima pace, o dalla prossima guerra per Gerusalemme. Quasi di na�scosto il presidente egiziano Hosni Mubarak è giunto ieri a Riyad: sotto l'immensa tenda di cemento ornata da uno dei più grandi tappeti del mondo ha bevuto il caflè in una tazzina d'oro che gli ha presentato Abdallah ben Abdel Aziz il principe saudita ereditario. Ma poi, ha anche visto il re Fabad. Il 29 giugno, nell'imminenza del sum�mit di Camp David, Mubarak aveva tenuto un incontro a quat�tr'occhi con il novello re giorda�no Ahi tu 11 uh. Poi, una quantità di voli rogali e ministeriali ave�vano portato a molti colloqui in galabja bianca alla maniera de�gli Emirati, oppure in giacca e cravatta, come fa Anim Mussa, il ministro degli esteri siriano. Un summit generalo ha avuto luogo a Damasco a 40 giorni dalla morte di A5sad.dove oltre a Bashar c'erano Emil Lahoud,il presidente libanese, il segreta�rio generale della Lega Araba Esmat Abdel Meguid e Egitto, Giordania, Yemen,Tunisia,Iran. Ed è uno e uno solo la questione principe: la possibile pace fra Aiafat e Israele, se assecondarla o ostacolarla al di là delle rituali affermazioni pacifiste, e,di con�seguenza, che atteggiamento te�nere su Gerusalemme. Perché Gerusalemme, sostiene il mon�do arabo, non è una città su cui possano decidere fra di loro Barak e Arafat. Poiché è la terza città santa dell'Islam, si sentono nel ruolo di giudice e di control�lore per conto di 250 milioni di arabi e un miliardo di musulma�ni. Del resto Arafat, in un giuo�co delle part�che alla fine può rivoltarglisi contro, dopo che Clinton l'aveva letteralmente supplicato di essere flessìbile quanto Barak sulla Città Santa, nella notte fra mercoled�egioved�scorso, dopo molte afferma�zioni d�principio ha chiarificato in modo molto diretto a Clinton di non poter accettare un com�promesso su Gerusalemme sen�za ricevere l'approvazione dei Paesi arabi ,e innanzitutto del suo primo tutore n custode, Mu�barak. Clinton .sapeva già benis�simo di stare pranzando con svariati convitati di piètra: e nella stessa notte ha telefonato lui stesso almeno a quattro lea�der arabi pregandoli di fornire ad Arafat un appoggio sostanzia�le por Gerusalemme, che gli consenta di essere flessibile e quindi d�fare la pace. Ma la cosa non ò cos�sempli�ce: i Sauditi sono molto compra�si nel loro ruolo di custodi dei luoghi Santi dell'Islam, ed essen�do i padroni di cesa della Mecca e di Medina hanno bisogno di una assoluta credibilità per quel�lo che riguarda le cose sacre. Si può solo sperare che gli america�ni li convincano con la promessa di vantaggi specifici, economici e militari. Per i giordani ,che fino al 67 regnavano su Gerusa�lemme Est e la Città Vecchia (che, è forse il caso di ricordarlo, è adesso per la prima volta in questione come capitale d�uno stato palestinese) e che anche dopo rimasero i custod�delle Moschee su cui hanno posto il segno della cupola ricoperta d'oro zecchino per ordine d�re Hussein, un'eventuale sovranità di Arafat segna la fine del sogno di mantenere un piede nel!' WAQF, l'autorità che sovrintende ai santuari musulmani. Quan�to agli egiziani, la faccenda è anche più controversa e intrica�ta. In due parole, la sintetizza Yaacov Bar Siman Tov capo dell'Istituto Léonard Davis tier le relazioni internazionali dell' Università d�Gerusalemme: «Una volta l'Egitto vedeva l'Iraq come il suo concorrente; adesso .soprattuto dopo l'accordo di Oslo, è Israele che gli fa concor�renza. Invece d�vedere una pace onnìcomprensova come una benedizione, gli Egiziani la vedono come una minaccia per la loro egemonia nell'area». E aggiunge Ephraim Dubek,ex am�basciatore al Cairo: «L'Egitto in realtà non svolge nessuna fun�zione di mediazione: fingendo di mediare , invece spesso eccita i palestinesi, dice loro cosa fare, gli spiega la psicologia israelia�na, gli dice come negoziare..Più di una volta quando Arafat vole�va accordarsi su l'ima o l'altra cosa, hanno tentato d'impedir�lo». Con l'aria che tira a casa sua ,con le manifestazioni anti-accordo di Hamas anche adesso che Yassin ha detto di essere pronto a una tregua ma che non riconoscerà mai Israele .mentre l'Iran tiene riunioni fra i suoi amici di Gerusalemme Est per preparare un piano di resistenza armata a ogni spartizione indesi�derata ,e logico che Arafat vo�glia l'approvazione dei suoi fra�telli, anche di quelli malevoli. Non c'è che sperare nell'atteggia�mento di Clinton, stavolta un vero carro armato e nel moder�no fascino della colomba della pace.* Mubarak dirìge la diplomazia parallela musulmana perché punta a assicurarsi la leadership come ai tempi di Nasser 1 sauditi desiderano riaffermare la loro tradizionale supervisione su quanto riguarda i luoghi santi Il Papa ha lanciato un appello sul futuro status di Gerusalemme A fianco una manifestazione a Tel Aviv di appoggio ai coloniche dovrebbero abbandonare i loro insediamenti in caso di pace coni palestinesi e 59110 il ministro , ' YòssiBeilln,