Prove di guerra aspettando la pace

Prove di guerra aspettando la paceRITORNO DIFFICILE PER l�DEifiOAZIONI AL DI LA' DEL SUCCESSO O DELL'INSUCCESSO Prove di guerra aspettando la pace L'esercito israeliano prepara i piani, ifedayn si esercitano GERUSALEMME SENZA la pace, potrebbe scoppiare la guerra; ma anche dopo la pace, lupierra può azzannare di nuovo. In questi giorni, alla tv israeliana e a quella nell'Autonomi^Palestinese si vede per lo più il verde piovoso e un po' melenso di Camp David, con i sorrisi tirati di Clinton, Barak, Arafat. Immagini piene di stress e di speranza. Poi, ecco che appare la polvere di Gaza, su cui si rotolano, strisciano, lottano ar�mati fino agli occhi centinaia di bambini. Imparano a usare mitra e coltelli, portano colla�ne di proiettili appesi al collo: si esercitano per la prossima guerra, mentre i leader parla�no di pace. Arafat non è partito e non tornerà, comunque vada il summit, a un'opinione pubbli�ca fiduciosa e pacificata. Poco più del cinquanta per cento ha fiducia in lui. Hamas, per boc�ca del terribile sceicco Yassin, dichiara per l'ennesima volta che la guerra contro Israele continuerà, qualsiasi acquisi�zione il rais porti a casa. Lo stesso Fatah esprime continua�mente, con tediosa insistenza, la sua sfiducia, il suo disgusto. Il mondo palestinese ha prodot�to in questi anni una tale cultura dello scontro, e in ma�niera cos�pervasiva. dalla scuo�la elementare alla tomba, che l'opinione prevalente adesso è che il capo tornerà comunque senza niente di significativo in mano, anche in presenza di un accordo. Arafat stesso paga le concessioni verbali che ha fat�to all'estremismo, soprattutto dall'assassinio di Rabin in poi. «Se poi dovesse tornare sen�za nessun accordo, allora è inutile dire che i palestinesi sarebbero disperati: potrebbe�ro, per esempio, attaccare gli insediamenti a mano armata, o lanciare l'offensiva a Gerusa�lemme su vasta scala, e allora sarebbe la guerra», dice un ufficiale dei servizi di sicurez�za. E di fatto, nei giorni scorsi, il viceministro della Difesa Ephraim Sneh (Barak è il titola�re) ha convocato una serie di incontri per coordinare i prepa�rativi di un eventuale scontro armato. Il settore della pianificazio�ne di Tzahal, l'esercito israelia�no, ha costruito varie risposte alle più diverse ipotesi. Prima di tutto si prepara il dispiega�mento, nella zona del West Bank, delle forze ritirate dal confine del Libano. Questo do�vrebbe avvenire fino a settem�bre, quando sarà dichiarato lo Stato Palestinese. Durante gli incontri segreti è stato anche previsto, nel caso di un'autenti�ca escalation, il richiamo stra�ordinario delle riserve nei ruoli di supporto, come comunica�zioni, intelligence e tecnologia. Da queste riunioni spira an�che un doppio messaggio. Il primo, che il capo di Stato maggiore Shaul Mofaz ha an�che comunicato al pubblico, è un ritegno pacifista in armonia con il processo di pace e con la sfinitezza degli israeliani di fronte alla guerra, la promessa che non ci sarà in nessun caso normale un attacco contro i palestinesi, a meno che l'eserci�to non si trovi di fronte a situazioni estreme, come l'asse�dio d�un insediamento. Il secondo è che Tzahal ha sofferto dell'infelice andamento della ritirata dal Libano e cerca una cura alla sua frustrazione nell' apprestare l'eventuale scontro, che quindi potrebbe essere mol�to più duro del previsto. Però ci sono anche elementi di moderato ottimismo. Co�munque vadano le cose, i pale-' stinesi, che puntano sull'aiuto intemazionale per il nuovo Sta�to, aspetteranno probabilmen�te fino a settembre per inaugu�rare una stagiono di lotta arma�ta; inoltre, nelle due ultime esperienze di grossi scontri. nel maggio '98 e nello scorso maggio, m occasione della cele�brazione della «Nakba», la cata�strofe della fuga e espulsione del '48, i palestinesi hanno lasciato molti uomini sul cam�po senza ottenere concreti ri�sultali: Tzahal pensa quindi che le varie organizzazioni combaitcnii non abbiano inten�zione d�percorrere la stessa strada. Abd al-Razeq-el Majaideh, il capo delle forze di sicurezza di Gaza, accusa intanto l'esercito d'Israele d�aver inzeppato Netzarim, un insediamento dentro la Striscia, di uomini e tank: gli israeliani assicurano che si tratta solo della sostituzione di un'unità dei Ghivati con una del Nahal, due tipi di organizza�zione militare. Ma è ragionevo�le sospettare che ci siano già in alto rafforzamenti di postazio�ni militari in zone nevralgiche. Probabilmente Arafat in que�sti giorni è dispiaciuto di aver lasciato che alle varie organiz�zazioni armate antagoniste co�me Hamas, si aggiungesse quel�la dei Tanzim, i giovani di Fatah che il rais ha lasciato crescere e armare fino ai denti: dedita a operazioni di guerra e guerriglia, nel tempo ò divenu�ta sempre più indipendente e aggressiva, e opera come un piccolo esercito in flagrante violazione degli accordi di Oslo. Anche i Tanzim sono una delle tante variabili dell'incer�to esilo dell'incontro di Camp David. E' come se, con la con�clusione della trattativa in vi�sta, il Vaso di Pandora stesse comunque per aprirsi: nessun leader può imprigionare in un trattato lo spirilo dannalo del Mcdiorienlo. Arafat è in difficoltà, solo metà della sua gente ha fiducia in lui. Ha dato troppo spazio ai duri di Fatah, che ora agisce come una milizia indipendente A cena insieme, dopo un giorno di negoziati a Camp David: da sinistra, il primo ministro israeliano Ehud Barak. il segretario di Stato americano Madeleine Albright e il leader palestinese Yasser Arafat Erano cinque giorni che Barak e Arafat non s'incontravano

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Israele, Libano, Oslo