I Sette Grandi minacciano i paradisi fiscali di Maurizio Molinari

I Sette Grandi minacciano i paradisi fiscali I Sette Grandi minacciano i paradisi fiscali E Tokyopropone maxiprestito per dare Internet ai Paesi poveri Maurizio Molinari inviato a OKINAWA 1 Sette Grandi minaccumu i paradisi fiscali ed ammoniscono i signori del petrolio: la prima giornata del summit di Okìnawa si è conclusa con un documento che paventa sanzioni con�tro i paesi che tollerano il riciclaggio di danaro ed esprime preoccupazione per la perdurante instabilìià del mercato del greggio. E' stato il capo dell'Eliseo, Jacques Chirac, nelle vesti di presidente di turno dell'Ile, a riassumere al termino dei lavori le conclusioni a cui sono (irrivaii i Capi di Stato e di Governo dei Sette paesi più industrializzati (Slati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone, Italia e Canada) durante la sessione del summit dedicata a temi economici e finanziari. «Abbia�mo di fronte a noi un'emergenza ha detto Chirac porre fine ai crimini finanziari com�messi nei paradisi fiscali». «Fermare chi con�sente o tollnra il riciclaggio è un imperativo raorale, una battaglia perla pace e la stabilità. Serve a combattere il trafhco di droga» ha aggiunto, puntando il dito contro «quei luoghi e quei paesi dove sappiamo che questi crimini finanziari hanno luogo». Né Chirac né la dichiarazione finale dai G-7 li nomina chiara�mente ma il richiamo evidente è alla lista di « 15 paesi e territori cho non collaborano nella lotta al crìmine finanziario» già contenuta nel rapporto dell'Osco sul ridclagpio di ouest'anno e richiamata dalle conclusioni del recente Consiglio Europeo di Feira in favore dell'armo�nizzazione fiscale fra i Quìndici e doll'abolizinm; del segreto bancario; dai territori d'Oltrema�re nei Caraibi al Prindpato del Lussemburgo, dallo Isolo del Canale a Monaco, alla Svizzera, «Questi Stati è la richiesta del G-7 di cui Chirac si è fatto portavoce devono adottare leggi contro il ridclaggio o abolire quelle che lo consentono e se non lo faranno adotteremo delle sanzioni, come l'annuliamento delle no�stre operazioni fuianziarìot. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, si è detto d'accor�do: «L'adoziono di sanzioni finanziarie mi sembra un'ottima idea». Il testo approvato dai Sette è esplicito: «Per proteggere il sistema finanziario globalizzato dobbiamo evitare che sia minalo da ricìglaggio, nociva competizione fiscale e carenza ai regole. Siamo quindi pronti ad agire assieme per mettere in atto misure contro questi Paesi e Territori che non collabo�rano, a cominciare dalla diminuzione del sostegno da parto delle istituzioni finanziario internazionali». Alla vera e propria dichiarazione dìguerra contro i paradisi fiscali i Setto hanno affiancato un più diplomatico, ma non meno energico, monito diretto ai paesi produttori di greggio. «Siamo preoccupati per gli effetti nocivi sulla cresdta economica mondiale dovuti ai recenti sviluppi sul mercato del greggio» affermano i Grandi, sottolineiamo la necessità di una maggiore stabilità dei. prezzi «per aiutare a sostenere la cresdta e la prosperità tanto dei paesi produttori che di quelli consumatori». E' stato il presidente della Commissione Euro�pea, Romano Prodi, a sottoporre ai Sette l'importanza del tema-greggio ed il suo invito è stato raccolto. «Il prezzo sta andando verso la diminuzione commenta Amato però si è innescato un meccanismo di mercato per cui le variazioni sembrano dipendere non solo dalle quantità prodotte ma dai meccanismi di mer�cato per cui basta un minimo di cambiamento di aspettative e il mercato ne risente a prescin�dere dalle quantità esistenti». «Stiamo attra�versando una fase di crescita rispetto ai timori di due anni fa ma la questione del petrolio ci preoccupa» riassume Chirac. La presa d'atto della «crescita in carso» porta anche i Sette a delle raccomandazioni per Eurolandia: «Ora è tanto più importante mettere in atto vigorose riforme strutturali dirette ad aiutare l'espansione degli investi�menti e dell'occupazione». La fase positiva consente comunque ai Sette di «moltiplicare gli sforzi per centrare gli obiettivi fissati sulla riduzione del debito dei paesi in via d�svilup�po». «Dobbia.nc ammettere che non abbiamo mantenuto i nostri imperni dice Chirac rispondendo alle obiezioni del Terzo Mondo ma guardiamo con maggiore fiducia ai prossi�mi due anni». Nella discussione sulla cancella�zione del debito si ò fatta laigo la richiesta italiana di unirla all'apertura dei mercati per i prodotti del Tento Mondo. Una proposta ambi�ziosa è stata avanzata ieri dal Giappone: prestiti per 30miia miliardi di lire ai Paesi in vìa di sviluppo per aiutarli 9 entrare nella muova economia», dando a essi gli strumenti e la tecnologia per collegarsi a Internet. L'obietti�vo non è solo commerciale, ma è di evitare che si crei una «separazione digitale» tra i Paesi ricchi e quelli poveri, tale da creare una distanza irrecuperabile. Oggi il G-8 entra nel vivo e i Sette attendono la formulazione della richiesta russa per la cancellazione 0 riduzione del debito eredita�to dall'Urss. Un aigomento che scotta. «Sentire�mo cosa dirà Putin ha detto Chirac metìondo le mani avanti ma su questo tema anche la Francia, amica da sempre della Russia, deve prima ascoltare il paese che vanta maggiori crediti, la Germania». Monito anche ai signori del petrolio «Gli aumenti possono mettere in pericolo la crescita mondiale» Consensi alla proposta italiana per aiutare il Terzo Mondo Chirac: ammettiamo di aver fatto poco