La capitale di due popoli che non vogliono cedere
La capitale di due popoli che non vogliono cedere LO SCOGLIO CHE NON SI RIESCE AD AGGIRARE La capitale di due popoli che non vogliono cedere analisi Fiamma Nlranstetn GERUSALEMME EM difficile, è difficile, è diffi•cile» ha mormorato Ara�fat, che quando davvero vuole sottolinerare qualcosa la ripete tre volte, «E' più difficile di quando ero sotto le bombe a Beirut». Un fallimento dell'incon�tro di Camp David, è un fallimen�to per tutto il mondo: riguarda non solo l'oggi ma anche i decen�ni a venire perché invece di placare aumenta l'odio mediorentalo, apre nuovi conflitti con altri morti giovani, altre famiglie di�stratte, riguarda tutti perché fo�menta l'antagonismo islamico nei confronti del mondo occiden�tale, riaprala domanda sull'accet�tazione da parte araba dello Sta�to d'Israele, e sulla diponibilità di Israele a richieste pa estinesi ba�silari per Arafat, impossibili per un leader come Ehud Barak, che è tuttavia il più disponibile che gli arabi possano desiderare. Nel ireparare le valige ieri Barak si è asciato scappare soltanto che «Arafat non è un vero partner per la Pace» ovvero che discute solo per molivi di facciata e di rappor�ti con gli USA, sapendo già dall' inizio cho l'ultima parola è un «no». Ovvero, si tratterebbe del famoso «rifiuto arabo» pregiudi�ziale di cui tanto si è discusso negli anni 70 e '80. Arafat corta�mente è sottoposto in questi gior�ni a una pressione mai provata priiiia per proclamare in pace lo Stato il prossimo settembre, ov�vero per festeggiare con il rag�giungimento defsuo scopo procla�mato il sottantunesimo comple�anno (ad agostol deve arrivare oggi a una conclusione: d'altra parte una quantità di motivi psicologici, Ira cui la paura di essere preso per un leader anzia�no e debole, e politici lo bloccano. E sullo sfondo, c'è la storia di un'inconciliabilità basilare. La risposta di uno dei suoi ministri, Sofian Abu Ziad, è mol�to semplice: «La verità è che anche Arafat, come Barak, ha dei limiti prestabiliti che non può oltrepassare: 250 milioni di arabi guardano a Gerusalemme come alla futura capitale dello Stato palestinese, e tutto il mondo mussulmano, forse un miliardo d�persone, come a un luogo dell'anima assolutamente irri�nunciabile. Che deve fare Arafat allora di fronte alla proposta di rinunciare completamente alla sovranità sulla Città Santa? Può deludere un mondo intero, il suo mondo?» Ma la risposta degli israeliani è che Gerusalemme sin dagli inizi dei negoziati è stata dicniarata indivisibile, e che proprio per compensare Arafat, Barak ha fat�to concessioni enormi circa la sovranità sui villaggi limitrofi, la gestione amministrativa, l'acces�so alle Moschee, che si trovano dopotutto sopra le rovine del Secondo Tempio Che comunque al tempo della sovranità giorda�na la città era una tragica Berlino in cui i non mussulmani non avevano liberta religiosa, e che Arafat ha avuto in cambio tanto West Bank, strade, poteri, aiierture sui profughi e altre concessio�ni, da potere di fronte alla sua opinione pubblica tornare a casa orgoglioso. E che comunque, di fronte a un inevitabile referen�dum Barak non riiiscireblx; mai a far passare di più di quello che offre oggi al rais. Arafat ha certamente delle dii�ficoltà generali a scendere dalla alla montagna di Gerusalemme, che egli stesso denominò «capila le del fuiuro staio Palestinese» che e ora alle porte Ma ci sono anche problemi relativi alla pace slessa con gli Israeliani: l'opposi�zione è mollo forte nell'Autono�mia Palestinese e nel mondo ara�bo, che, per esempio nel caso dell'Egitto, teme la forza egemoni�ca, specie (economica, che verrebIx; a Israele da una pace comples�siva noli area. Arafat non voleva il summit, proprio perché sapeva di andare con le mani legate, un leader debole di fronte a decisio�ni fauili. Diversi membri della delegazione palestinese da Camp David, come Mohammed Datilan, l'uomo forte della Sicurezza, sono in contatto costante con Gaza e con la West Bank da dove gli riferiscono che l'opinione piubblica non si fida, suggerisco di non fan; concessioni, si dichiara pronia a sacrificare la vita Cenlo intellettuali palestinesi hanno fir�malo una petizione in cui più che chiedere inlimano ad Arafat di non superare la «linea rossa» fissala dal Consiglio Centrale dell' Olp, e anzi gli dicono chiaramen�te: «Se le oltrepassi, meglio che non torni a casa» Una delegazio�ne di controllo, che però non ò stata ricevuta, ha cercalo in tutti i modi di vistare Arafal per chie�dergli di tenere testa a Israele. Nella West Bank il suo iKirtavoce, incaricato di organizzargli una dimostrazione di sostegno, si è trovalo invece a fare i comi con una quantità di avvertimenti ag�gressivi, con dei sondaggi che danno la fiducia ad Arafat a poche frazioni sopra il 50 per cento, e al fiorire di attività paramilitari fra i giovani palesti�nesi a Gaza Comi' nota 1 esperto di affari arabi Dany Rubinsiein. già una volta Arai al ha ceduto alla spinta dell'opininne pubblica che vorrebbe tarla finita con Israele: quando decise, nonostan�te sapesse che era un tragico errore, di sostenere Saddam Hus sein nel 1900 Non osò dire di no alla pressione del pubblico, lemettà di essere rovesciato da una massa che non accetta che la pace da tanto costosa. ,-y Manifestanti palestinesi a Ramallali
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