Ma la morte vera sopravvive tra i poveri di Paolo Murialdi

Ma la morte vera sopravvive tra i poveri Ma la morte vera sopravvive tra i poveri Paolo Murialdi DI tutti �generi del giornalismo ce n'è uno il corrispondente di guerra che ha una precìsa data d�nascita: il conflitto che si combatté in Crimea dal 1853 al 1856. Il primo d�questi reporter che cercano di vedere, capire e raccontare un combattimento o un altro evento bellico fu un inglese che lavorava per il Times. Si chiamava Howard Russell e meritò una sepoltura nella cattedrale di St. Paul a Londra. Gli fece concorrenza un altro giornalista inglese che non ebbe riconoscimenti particolari. Per i corrispondenti fu un conflitto poco rischioso, come del resto, furono quasi tutte le guerre che si combatterono tino all'inizio del Novecento. Erano av�venturose e scomodo. Celebri, nella sto�ria del giornalismo italiano, furono le lunghe cavalcale di Luigi Barzìni per seguire la guerra russo-giapponese del 1904-1905 e per spedire i suoi articoli che i lettori del Corriere leggevano dopo settimane. Poi i rischi di rimetterci la polle sono cresciuti d�guerra in guerra se �coman�danti in capo concedevano ai giornalisti d�andare al fronte. Questa limitazione è caduta in diverse occasioni ma la censu�ra resta vigile. I reporter che pagano con la vita il loro impegno sono tanti. Più di ottanta in alcuni anni. Nelle rivolte del Centro e del Sud America fino agli anni Ottanta; in Africa e nei Balcani negli ultimi quìndici anni. Ma anche in altre contrade spesso sconosciute o quasi. A poco più di centocinquant'anni dalla Crimea «la storia dei corrisponden�ti di guerra pare vicina al capolinea», scrive Mimmo Candito a conclusione del suo ampio racconto, scritto sulla base delle esperienze e conoscenze diretto e su ricerche esaurienti. Fanno intravede�re il capolìnea l'evoluzione del sistema medìalico e gli sviluppi della tecnologia militare che le grandi potenze sono in grado di applicare Fra �resoconti e le rappresentazioni folografiche e tolevisivu di due guerre non molto lontane nel tempo si notano differenze mollo grandi. La prima è la guerra del Vietnam, racconlala da repor�ter, fotografi e cameramen di tanti Paesi e poi riproposta in molti film di notevole forza rappresentativa. La seconda è la guerra del Golfo, combattuta nel 1990, della quale s�vide e si seppe poco o nulla. eccello le immagini che Peter Arnett potò trasmettere da Baghdad per la Cnn e le reticenti dichiarazioni del portavoce del comandante in capo delle forze aliente che difesero il Kuwait e attaccaro�no Saddam. Più o meno lo slesso discorso si può fare per un conflillo in corso, quello fra i russi e gli insorti eoceni. Di guerre, purtroppo, ce ne sono e ce ne saranno ancora. ( melle che si combat�tono nei Paesi poveri non sono e non saranno «coperte» dalla nuova tecnolo�gia militare. Là soprattutto continueran�no ad andare quei reporter che non amano la guerra ma cercano di vederla e di rappresentarcela, Avranno a disposi zione strumenti moderai, proveranno paura ina si abitueranno a controllarla, come hanno fatto tanti colleghi prima di loro.

Persone citate: Howard Russell, Luigi Barzìni, Mimmo Candito, Peter Arnett

Luoghi citati: Africa, Baghdad, Crimea, Kuwait, Londra, Sud America, Vietnam