Ulisse in galera a Trieste

Ulisse in galera a Trieste James Joyce e la città giuliana: un saggio riapre un capitolo contrastato ma cruciale nella storia e nella formazione dello scrittore Ulisse in galera a Trieste Masollno d'Amico JAMES Joyce sbarcò per la pri�ma volta alla Stazione Centrale di Trieste il 20 ottobre 1904 insieme con la sua compagna ventenne Nora Barnacle, avendo investitogli ultimi spicci in un biglietto ferroviario dopo che a Zurigo, prima meta della coppia, gli era stato negato il posto di insegnante di inglese alla Berlitz School al quale aspira�va. Appena sceso dal treno disse a Nora di aspettarlo nei giardini della piazza davanti alla stazio�ne, sotto la statua dell'impera�trice Sissi, mentre lui sarebbe andato a offrire i suoi servigi alla Berlitz locale. Ma attra�versando la Piazza Grande no�tò un battibecco con dei poli�ziotti che volevano arrestare cer�ti marinai inglesi ubriachi; fiero dell'italiano die aveva imparato sui libri, si mise a fare da paciere, col risultato di finire in guardina con loro. Fu rilasciato solo verso sera, dopo l'intervento di un poco convinto Cònsole Britannico, recu�però Nora li dove l'aveva lasciala, irò»*» im albergo per la notte. Il jiorno dopo apprese che non c'era avoro nemmeno a Trieste, ma che si sarebbe presto aperta un'altra Berlitz a Fola, e il 30 otiobro con Nora, che presentò come signora Joyce per evitare uno scandalo, si trasfer�nella città istriana, dove sarebbe rimasto sei mesi, prima di occupare alla Berlitz di Trieste quel posto che con una parentesi a Roma sarebbe rimasto suo fino allo scop�pio della Grande Guerra. A questo punto aveva messo radici a Trieste, tanto vero che dopo aver trascorso il periodo bellico in Svizzera, vi tomo per restarvi fino al 1920, quando sia le mutate condizioni della città sia gli inizi della propria reputazione internazionale Io con�vinsero a trasferirsi a Parigi. Duran�te gli anni di Trieste molte cose erano cambiate per lui Al suo arrivo Joyce aveva ventidue anni ed era solo un giovane laureato ambizioso, autore di un libretto di poesie che in seguito avrebbe spes�so tentato di ripudiare. Quando parti definitivamente, aveva tren�totto anni e due figli (coi quali parlava in dialetto triestino), e ave�va scritto Gente di Dublino, Ritrat�to dell'artista da giovane, Esuli, e buona parte di Ulisse. Una volta Stanislaus, il fratello minore scapolo che Joyce convinse a raggiungerlo e a lavorare con lui alla Berlitz (e che sfruttò in tutti i modi), disse che Trieste non aveva dato niente a Jim, aggiungendo che quell'atmosfere cosmopoBta non lo aveva minimamente ispirato: e que�sta idea è stata in seguito più o Jamos Joyce è lo scrittore che più ha rivoluzionato il romanzo del Novecento. Nativo di Dublino (2 febbraio 1882) ha fotte della città irlandese II fulcro poetico della sua narrativa, anche se ne rimase lontano. Lasciò l'isola che chiamò «Erin verde gemma» nel 1904. Visse a Parigi, a Zurigo, a Trieste e quindi ancora a Parigi. Nei suol vagabondaggi compose Gente di Dublino (1915), Ritratto dell'artista da giovane (1916) e soprattutto Ulisse ( 1922). Seguendo lo schema del poema omerico. Joyce narrava nel suo arduo capolavoro la giornata di un uomo, con echi, visioni e Incontri prevalentemente triestini meno tacitamen�te adottata da mol�li biografi. Lo slesso Richard EUmann. autore della Vita definitiva, universalmente acclamala come un capolavoro, e che svolse ricer�che anche a Trieste, dove inlervisló parecchie persone che avevano co�nosciuto Joyce di pereonn e che se lo ricordavano bene, minimizzò l'importanza che questa città aveva avuto sulla formazione dello scriiiore. Ma Ellman fu a Trieste nel 1950, quando la citta era al culmine della sua decadenza, dopo una seconda Fuerra mondiaile e un'unione con Italia che l'aveva di fatto declassa la da principale porto e terzo centro urbano dell Impero austroungarico a città di provincia. Oggi un libro, The Ve ars of Bloom James Joyce in Trieste 1904-1920 (The Lilli�put Press, Dublini di John McCourt. irlandese, irofessore di inglese aiUniversità di Trieste e diret�tore della Trieste Joyce School. costringe a riaprire lutto il discorso portando un ricchissimo numero di argomenti e di dati di fatto, e dimostrando come il coniano con Trieste fu fondamentale per Joyce e per la sua opera. Basterebbe pensare all'aspetlo linguistico. Joyce, poliglotta per vocazione ma fino a quelmomenla autodidaita, si trovò m una città a maggioranza italiana, dove la lin�gua ufficiale era il tedesco, dove una forte comunità slava si slava insediando aumentando di conti�nuo, e dove c'era un nutrito e ricco contingente greco. Era. inoltre, una citta acculturala, con una bor{hesia molto jeneslante clic faceva fun�zionare. Ira l'altro, parec�chi teatri, d'opera e di prosa; McCourt ha rintracciato i programmi dello stagioni, e sono programmi che farebbero invidia, oggi, a qualunque teatro del mon�do. Per esempio nel 1910 Joyce (che come si sa amava la lirica, e anzi a Trieste prese lezioni da un famoso maestro di canto, pagandole con prestiti dal solilo fratello Stani�slaus) potè ascoltare, tra Politeama Rossetti e Teatro Verdi, Traviata, Tiiats, Rigoletto, Madama Butter Jly. Nozze Istriane (di Sinarcglia), La Vestale, Marion Lescaut, Boris GoduhoVi Ut Oio conda. Il crepuscolo degli Dei e il Faust di Gounoud. Nel solo ilicombro 1913, mentre slava concependo Esuli, Joyce potè ascoltare tutta una serie di lavori recenti sul tenui del triangolo borghese: ixt porw chiusa e Ui moglie ideale ili Marco Praga, 1a2 seconda moglie di Pinero, Candida di Shaw e II marito uman W della mocilie di Ciacosa (poi direiianiente riecheggiato da Joyce nel suo racconto irieslino Ciocomo Joyce). Insegnando l'inglese, il giovaniJoyce entrò in contatto con molti triestini imeressanii. uno dei quali fu ovviamente Ettore Sdimitz, più noto come Italo Svevo: e questo in un'epoca in cui altrove pochissimi iiuelleutiuìi italiani provavano cu�riosità iwr la cultura e x-r la lingua d'oltremanica, Tra co oro che co�nobbe cosi vi fu Roberto Prezioso, che lo invito a scrìvere articoli in italiano sul «Piccolo*, dove Joyce parlo tra l'altro della questione irlandese. A Trieste battagliaroDO i Futuristi (e McCourt indica puntua�li accenni al futurismo in {/lissel; e gli irrcdeniisli dibatterono il sociali�smo con una passione che Joyce non sottoscrìsse ma che non fwlé non interessarlo Tra l'aliro, il suo primo e detestato su jeriore alla Berlitz, tale Giuseppe Bertelli, che poi scappo all'estero con i soldi della scuoia, era autore di un [)amphlet socialista intitolato Chi sia�mo e cosa \-oqUdiiM McCourt ha trovato molti echi della lingua ita liana e anche di1! dialetto triestino in [/fìsse e Finnegans Wake, ma naturalmente più cospicuo di lutti è il personaggio, nel grande roman�zo, dell'ebreo Leonold Uloom. in pane modellato sul succitata Sve�vo (mentre Stephen Dedalus è Joyce stesso: la t inerenza di età è uguale). Sull'ebraicità di Bloom qualcuno ha sollevato riserve, per esempio Henry Roth, lo scrittore ebreo newyorchese di Chiamalo sonno. In Una roorw /x-r tuffarsi nello Hudson ( 1995), m cui rielabo�ra e amplia parte del romanzo giovanile. Boi i riesamina la sua infatuazione di uno volta per Joyce e per Ulisse e si indigna perché gli sembra di scoprire una totale imliClerenza dello scrittore verso quan�to è veramente ebraico, .Joyce fa di liloom un ebreo perché gli ta como�do, dice; ma non si prende il disturbo di entrare veramente nel�la sua psiche ebrea. In Ulisse non c'è una parola di yiddish, non si parla di Yom Kippur. di l'urini, di Hamantshem, non c'è niente di veramente ebraico Ma Joyce, ap�punto, aveva in mente gli ebrei di Trieste come Svevo grandi borghe si internazionali, magari con mo�glie cattolica, aperti sul mondo e ben poco interessati alle proprie radici lontane comoiFinzi Contini di Bassani, non come le famiglie descritte da Singer o da Cbaim Potok. Non ultima attrattiva del bel libro di McCourt, la ricostruzione dell'atmosfera delia dna i lie Joyi e conobbe. Non tanto delle sue bellez�ze fisiche, alle (piali l'autore di Ulisse fu notoriamente indifferente (non per nulla odiò Roma; e descrì�vendo in una lettera una gita a Brìoni, quell'isola incantata, tutto quello eie trovò da lodare fu il iormaggioi ma i luoghi, le strade. le piazze, e non ultime, le osterie, d�cui Joyce fu cliente appassionato anche so non sèmpre solvente, e i cui nomi, non proprio tutti scom�parai, fanno sognurv ancora. Oste�ria alla città di l'aren/.o. Ristorante Honavia. Trattoria Viola. Ai tre jximpieri. Ai dvie Dalmati. Ai due Leoni. Osteria al Bon Citadin. Andemo de Toni. Andemo do Nini, Andemode Pepi... Il 20 ottobre 1904 sbarcò alla Stazione Centrale Assistette a un battibecco tra poliziotti e marinai inglesi: volle intervenire per mettere pace col suo italiano studiato sui libri mafin�in guardina Inltaliafinoall920 frequentò i teatri, entrò nell'ambiente ebraico e maturò le esperienze che avrebbero nutrito la sua opera. Ultima sorpresa le osterie, di cui fu cliente appassionato Inltaliafinoall920 frequentò i teatri, entrò nell'ambiente ebraico e maturò le esperienze che avrebbero nutrito la sua opera. Ultima sorpresa le osterie, di cui fu cliente appassionato Ulissein galera a Triesta città di provincia. Oggi un libro, The Ve ars of Bloom James Joyce in Trieste 1904-1920 (The Lilli�put Press Dublini di citta acculturaJly. Nozze Istriane (di Sinarcglia), La Vestale, Marion Lescaut, Boris GoduhoVi Ut Oio conda. Il crepuscolo degli Dei e il Faust di Gounoud. Nel solo ilicombro 1913, mentre slava concependo Esuli, Joyce potè ascoltare tutta una serie di lavori recenti sul tenui del triangolo borghese: ixt porw chiusa e Ui moglie ideale ili Marco Praga, 1a2 seconda moglie di Pinero, Candida di Shaw e II marito uman W della mocilie di Ciacosa (poi direiianiente riecheggiato da Joyce nel suo racconto irieslino Ciocomo noprBpodephmtrliinnè zopvJuqeesonragine sletoliddlacpHvpTsgbrddP