Il monumento dello discordia

Il monumento dello discordia UN PAESE IN PROVINCIA DI LUCCA DIVISO SUL RICORDO DELLA BATTAGLIA DI NATALE DEL '44 Il monumento dello discordia Dedicato ai neri e ai partigiani, ma c'è chi non /o vuole liovo di |Mico. Eppure, fra questi ixiggi o (luosto gole si combatté lu servizio VIiìMMoTessOTCforl inviali) a SOMMOCOI ONIA(Lucr.a) IL profilo sbriciolalo della tor�re modicoa, il vordo intonsu doi castagni, il volto dogli uo�mini: tulio offro una sensazione ipu lei «Haltaglin di Natale», l'ultima tra al outi o nazifascisti al tli sotto (lolla Linea Colica, baluar�do (lìsporalo d�Mitlur u di quoll�di Salò, Alla paco a a chi venne divoralo du ({uolln battaglia, ai prodi, agli eroi, n quelli cho so no iindurono in silenzio ora si vuol dedicare un monumento: la roc�ca stessa ò un parco, senza lonor conto dello diviso e neppure dogli ideali. Non ft fucilo. Harga ospitò l'uscoli o ancora oggi lu sua prosonzti aloggiu ini lo Stretto vie, ma a Suni Antui d�Stuz.zonui, ilici n i a quo! picco ad occiUonlo, i lodoschi foconi scem�pio o nessuno lui dimenticato, anche so il toiii|xi spnrge i suoi colori crepuscolari. Non ò fucilo, il monumento, spiega il sindaco Umberto Sore�lli, 52 anni, docente d�storia oontèmporanea un'università di Odine, vuole essere audio «la risposta doll'Ilalìu civile n Jesolo, dove si ò dotto: "cancelliumo In storia' o s�è fatto l'osta |ior un ponionnggiu corno llnidor cho ridiìamn In lunga nullo noni doi Noveconto. Noi l.in Mino festa n chi ci ha lìhonilo dn (piolla nullo, in nomo dolio stona». Non ò fucilo. I libuniiori orano soldati della divisione Buffuio, ufficiali superiori bianchi, gli altri black soldiors, i negri, come venivunu chiamati nneno con disprezzo, peiclic non parevano capaci di comballoro, perché si dicova che avessero paura o fossero senza diaciplina. Non ora vero, natural�mente, e uno d�loro, il tonento John Fox foce una cosa dio ancora oggi dovrobbo far rinoltore, quando s�parla di colore della pelle. Lui veniva dalla Virgìnia, era sposato e aveva due figli, fisico atletico, somigliava a Jesso Owens, quello cho aveva trionfa�to alle Olimpiadi del Reich noi '36. Nella notte di Santo Stefano del '44 era sulla rocca, come osservatore. Quando i tedeschi attaccarono capi che i sessanta doi suo reparto e i venti partigia�ni d'appoggio non ce l'avrebbero fulta. ordino a tulli di alluntunarsi, poi chiamò il comando dio ora più in basso, n Gullicano, o a Olis Zachary, tolofunisiu dullu 3G()" compagnia cannoni, disse: «Spa�ralo sulla torre, allrimonli nessu�no li fonna». E.gli ubici fecero fuoco, e Zachary uìsso: «Lo vodo, vedo Fox sulln torro». Poi tulli tacquero, por un minuto, perché lo sapevano d�nvor ammazzato uncho il loro compagno. Il nemico, truppe alpino uuslriucho Millonwnld. nillonlò l'avanzata, sul fondo vallo orga�nizzarono una linon d�dìfosn. Quattro giorni dopo si cap�che ora stato tutto inutile. Erano morti quarantatre black soldiers, sette partigiani e sei civili. Non si è mai sapulo il numero dogli attaccanti. Solo noi 1997 a Fox fu data la medaglia del Congresso, ora la prima volta pei un nero, foco sonsazionc. Ma già dal '79 il suo nomo ò inciso su 'ina piccola lapido di marmo bianco idonlicu a quello cho ricor�dano i partigiani. «Tenente dell'esercito Usa», c'è scrìtto. Attaccarono la notte dopo Na�tale perché lo sapevano che gli amoricani avrebbero festeggia�to, ricordano ora. Osserva il mii daco Sereni: «E' vero, qui c'era una punta di razzismo o di di�sprezzo per i neri. Avevano fo�sloggialo? E che cosa significa? Non ha forse diritto a bere o a piangore chi sta migliaia di mi�glia da casa?». Il monumento alla pace potrà, forse, chiudere un cerchio. Non sarà facile. «Ma la paco è sempre stata conquistala attraverso la liberazione dalla schiavitù, non si possono mettere insieme op�pressori e liberatori», protesta Moreno Salvadori, 67 anni. Suo iwdre venne fatto prigioniero dai tedeschi e morì, lui ora dice che questo monumento «ò un miscu�glio di memorie a cui non voglio partecipare». Tutti insieme, isoldati di Buffalo» e austrìaci, parti�giani o quelli della divisione Mon�to Rosa, lo divise kaki e quelle grìgio. Non è facile. «Prima del '43, in Italia c'era�no quaranta milioni di fascisti, dopo quaranta milioni di antifa�scisti», dice con sarcasmo Anto�nio Nardini, 78 anni, storico. Lui militava nella Monte Rosa, è ancora fascista, dice, «na non nel significato cho gli altri danno al termine». E i nen, secondo lui, ò giusto che siano ricordati nel monumento, come i partigiani, come i suoi. Perché, dice, «la pace o c'ò per tutti oppure un monumento non ha senso». Si trovava in Liguria, con il suo reparto e seguile fasi della batta�glia dalla radio militare. «Erano gli stessi giorni di Bastogne, si pensò a qualcosa di coordinato». E invece non era vero. I tedeschi pensavano di contaro su aerei e blindati, volevano alleggerirò la pressione alleata su Bologna. Ma ormai non avevano più né aero�plani né carri armati o dopo il cannoneggiamento di preparazio�ne dovettero attaccare con i mi�tra e le bombe a mano. Nel paese, che oggi conta quaranta abitanti ma allora era fiorente, picchiaro�no con ferocia. Bonafedc Moscar�dini è insognante di francese e italiano a Taunton, in Inghilter�ra. Aveva tredici unni, il giorno della battaglia. «Comindò tutto dopo la mezzanotte, cannoneg�giarono a lungo, poi d ordinaro�no di lasciare il paese perché l'avrebbero bruciato. Non lo fece�ro. Q monumento? Giusto, ma perché non farlo prima?» I tede�schi, Nardino Nardini, lui pure tredicenne, pensava di non ve�derli più. Quando arrivarono si chiuse in casa con la madre e il fratello Giuliano, quattro anni. «Spararono una raffica contro la porta, mia madre fu sfiorata, io raggiunto da sette proiettili che ini iumno rovinato per sempre la gamba destra. Un colpo solo pre�se Giuliano: in fronte. Questo inno alla pace? Se mi avessero chiesto dei tedeschi qualche an�no fa, avrei risposto che non li volevo. Ma non ò giusto, ci devo�no essere tutti». Non sarà facile, questo monumento, ma si farà. li sindaco: «E' la risposta dell'Italia civile a Jesolo Noi facciamo festa a chi ci ha liberato, in nome della storia» Il figlio di un prigioniero dei tedeschi: «Non si possono mettere insieme oppressori e liberatori» A Sommocolonla, In provincia di Lucca, nel '44 il combatè la battagli!» di Natale, l'ultima tra alleati e nazifascisti al di sotto della Linea Gotica. Per ricordare quella battaglia Il sindaco vuole costruire un monumento

Persone citate: Di Lucca, Di Natale, John Fox, Mico, Moreno Salvadori, Nardini, Nardino Nardini, Olis Zachary, Umberto Sore