La fine dell'esilio, una storia infinita

La fine dell'esilio, una storia infinita f1 rr : ~ r" LA «QUESTIONE MONARCHICA» FRA LE CRONACHE ROSA (E NERE) E Gli ATTI PARLAMENTARI La fine dell'esilio, una storia infinita Un caso che ha attraversato cinquanfanni di Repubblica analisi PlerfcjglBsttlsìa A storia infinita del rientro in Italia dei Savoia (maschi! e [ella modifica o abrogazione ioni court della XIII norma transi�toria che ne vieta l'ingresso nel territorio italiano è stata persegui�tata dal troppo o dal troppo poco. Dal troppo di sentimenti monarchi�ci ancora vivi e potenti che nei primi anni del dopoguerra chiuse la questione a causa dell'evidente fragilità di uno Stato repubblicano talmente debole da impedirgli di rischiare ogni genere di riconcilia�zione con la corona e i suoi simbo�li. Dal troppo poco dell'interesse pubblico degli ultimi anni per le vicende della dinastia, buone forse a titillare i rotocalchi e la cronaca rosa (e talvolta, purtroppo, nera} ma non a suscitare correnti di opinione sulla sorte degli eredi Savoia (maschi}. Nei manuali di storia dell'Italia repubblicana re�sta cruciale l'epiaodio celeberrimo dell'abbraccio di Arcinazzo tra Giu�lio Andreotii e Rodolfo Oraziani: arano della rilevanza della «que�stione fascista» nell'Italia antifa�scista nata dalla Resistenza. Ma nessun abbraccio, pubblico o segre�to, si può registrare come simbolo dell'irrisolta «questione monarchi�ca». Troppo o troppo poco, appun�to. Certo, la mitologi» e la dietrolo�gia, quando amvareono e si fondo�no nella Grande Dicerìa, sono in grado di alimentare leggende im�permeabili agli influssi del princi�pio di realtà. Si è sempre vocifera�to, ad esempio, di un misterioso «carteggio» segreto tra Bettino Cra�xi. socialista e garibaldino, e Vitto�rio Emanuele. Nessuna prova, ma indiaci sufficien ti per spiegasi l'at�tivismo, sebbene non frenetico, del leader del Garofano, dello stes| to leader die aveva portato a buon fine la revisione del Concordato, sul fronte del rientro dei Savoia in Italia. Si è sempre vociferato di una debolezza «perdonista» addi�rittura di Sandro Pertini, in virtù della solida amicizia tra Maria José e il Presidente socialista della Repubblica. Ma mai che i big della Democrazia cristiana siano scesi in lizza per promuovere la rìconciliezione con casa Savoia e il capito�lo delicatissimo della riconciliazio�ne. Nel 1990 fu un democristiano a promuovere un progetto di legge che la commissione Affari costitu�zionali della Camera approvò addi�rittura in sede referente. Ma il democristiano in questione era un democristiano molto anomalo co�me Luigi Russi di Montelera e chi lo appoggiò più volonterosamente furono i missini e i liberali. La cosa si esauri in un fuoco di paglia e il confine italiano per i Savoia, tra l'altro nell'occhio del ciclone a causa dei colpi di fucile sparati da Vittorio Emanuele nell'isola di Ca�vallo, continuò a restare ermetica�mente chiuso. Sarà in seguito un post-democristiano anomalo, il mi�nistro ctegli Esteri Lamberto Dini, a rischiare un nuovo approccio incontrandosi con il Savoia in ac�quo che se non erano proprio italiane potevano essere quasi ita�liane. Si discusse e si almanaccò sullo pseudo-sconfinamento. Ma la realtà non è stata all'altezza della leggenda e la situazione dei discendenti (maschi) dei Savoia è tutt'altro che risolta. E pensare che ai tempi del «troppo» l'istituzione monarchica, anche dopo la disfatta del 2 giugno del '46, godeva di ampie e autore�voli simpatìe. In fondo aveva vota�to monarchia un presidente della Repubblica (Luigi Einaudi), si era espresso per la monarchia il re dei filosofi italiani (Benedetto Croce), e anche il nuovo principe del giornalismo italiano (Indro Monlanellil. Ma quel capitale ben presto si esaur�e quel poco che rimase fini nelle mani di eredi che forse non seppero gestire al meglio il loro patrimonio. Patrimonio idea�le, beninteso. Perché su quello materiale intervenne con una cer�ta perfidia lo stesso Andreoiti quando in un passaggio di Opera zione via Appio aveva alluso alle ingenti somme depositale a Lon�dra grazie all'intervento del Lloyd londinese a seguito dell'assassinili di Umberto I. Sintomo di una ' freddezza che ancor oggi grava sulla sorte «italiana» dei discenden�ti Savoia e forse anche sulla recen�te decisione dell'Europarlamento di negare ai Savoia (maschi) il diritto di «entrare senza alcun impedimento in Italia». La partila sarà riaperta con il governo Prodi. Prima di allora, metafora di un rientro che non poteva ancora essere realmente tale, la discussione verteva sulla possibilità di far nentrare le salme dei reali al Pantheon oppure a Superga. ambedue contrasiate da un repubblicano storico come Oscar Mammi. Poi la proposta di legge costituzionale che deputati del Polo, da Gustavo Selva a Stefa�nia Presligiaiomo. do Carlo Giovanardì, da Franco Frattini a Enzo Tramino, hanno suggerito per abrogare il primo e secondo com�ma della tamosa XIII disposizione transitoria della Costituzione. E infine la rivendicazione di una parte della sinislru per un prowedimenio die chiudesse la ferita dell'esilio Disse il verde Marco Boato: «L'esilio quale misura di sicurezza sociale diventa inconci�liabile con �principi della democra�zia se esso si protrae per troppo tempo. Perfino nell'ostracismo vi�gente nell'antica Credo la durata massima dell'csiiio era fissata in dieci anni, ma spesso accadeva che gii uomini messi al bando venisse�ro anzitempo richiamati in pa�tria». Nell'Italia repubblicana non è accaduto. Nel 1990 U de Rossi di Montelera presentò un progetto di legge approvato dalla Commissione Affari costituzionali Pertini «perdonista» Si vociferò a lungo di un carteggio fra Craxi e Vittorio Emanuele Emanuele Filiberto, la madre Marina Dona e il padre Vittorio Emanuele ritratti nella loro casa di Ginevra

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Savoia