La lunga notte di Camp David

La lunga notte di Camp David ALLA RICERCA DI UNA FORMULA PER CHIUDERE CINQUANTA ANNI DI GUERRE La lunga notte di Camp David Negoziato a oltranza tra schiarite e rotture AndraadiRoMlairt comspondente da WASHINGTON Con Air Force One, il jumbo presidenziale, ormai pronto a decollare per portare il presidente americano al vertice del GB in Giappone, l'esito dello storico negoziato tra israeliani e palestinesi a Camp David appari�va ieri sera ancora assolutamente incerto. Bill Clinton voleva un accordo prima di partire per Tokyo stamane, ma con l'avvici�narsi della scadenza dell'ultimatum fissato dal presidente, l'atmosfera si è incupita. Tanto che Clinton ha chiesto un incontro d'urgenza con Arafat per salvare i colloqui. Informa/.ìon i uiTiciose trapelate dal ritiro presidenziale in Maryland avevano dato la sensazione che un accordo sui punti-chiave fosse in vista. Per la prima volta si era parlato di progressi sul nodo centrale del negoziato il futuro di Gerusalemme. Gli israeliani hanno sempre considerato la città indivisibile, i palestinesi hanno sempre det�to che Gerusalemme est sarà la capitale del futuro Stato palestinese. Ma dalle indiscre�zioni sembrava che Barak e Arafat stessero facendo qualche passo avanti. Poi tutto si è inceppato. Una soluzione avanzata dalla delegazione israeliana affi�dare l'amministrazione di Gerusalemme Est ai palestinesi ma tenerla sotto sovranità israeliana è stata respinta sdegnosamente. Arafat ha cominciato a dire ai suoi collabora tori (die il negoziato era fallilo. tStava per telefonare a Kofi Annan per dirgli che era finita, quando ha chiamato Clinton chieden�do un incontro faccia faccia», ha riferito una fonte palestinese. Né Barak né Arafat voglio�no dare la sensazione di aver «perso» Gerusa�lemme. Ma un'intesa su quel nodo, si diceva a Camp David, poteva ancora aprire la strada a una rapida soluzione degli altri importanti contenziosi, dalle frontiere al futuro degli insediamenti israeliani in Ci�sgiordania, al ritorno dei prigionieri palesti�nesi. «Vogliamo un accordo adesso», ha detto un portavoce della casa Bianca, P J. Crowley. «Non ci sarà un altro momento come questo». Clinton, che ieri era andato a dormire alle cinque di mattino dopo una lunga nottata con Barak, ha detto di essere pronto a farsi un'altra notte insonne per facilitare un accordo. Sia Barak che Arafat sono abituati a negoziare a oltranza fino alle ore piccole. E l'impressione ieri era che se un accordo verrà, npn verrà prima dell'alba di sumane. «Ogni cammino lungo mille miglia finisce con un passo», ha ricordato Avranam Burg, lo speaker del parlamento israeliano che si è tenuto in contatto telefonico con Barak da Gerusalemme. «In Israele le soluzione mi�gliori arrivano sempre all'ultimo minuto. Con i palestinesi le soluzioni arrivano spesso anche dopo l'ultimo minuto». L'atmosfera tra i palestinesi era più pessimista. «L.j prospettiva di un accordo mi appare molto remota», ha detto Hanan Asnrawi, nota esponente palestinese. «Non prevedo un'intesa per domani. Al massimo vedremo una generica dichiarazione a favo�re di un proseguimento dei negoziati». Se non ci sarà la svolta auspicata dalla Casa Bianca, l'amministrazione vorrà co�munque consolidare in qualche forma un documento, una dichiarazione, un memo�randum d'intesa i progressi compiuti. Il timore è che altrimenti tutto ciò che è stato fatto a Camp David sarà disfatto quando i due leader torneranno in patria. E' il cosid�detto Piano B della Casa Bianca. Ma ieri sera l'entourage del Presidente continuava a sperare nella riuscita del Piano A la svolta su Gerusalemme e l'annuncio di uno storico accordo. E per ogni evenienza Clinton ha ordinato di approntare per stamane la East Boom, la stessa dove venne firmata la pace di Camp David tra Israele ed Egitto nel 1978. TUPROBCEMA OtLLA «CITTA SANTA» GERUSALEMME E GLI INSEDIAMENTI: I DUE NODI-CHIAVE gli iN5EBiKWENPrrmsfcóssr Gerusalemme è il principale luogo sacro per gli ebrei e II terzo per �musulmani. La parte antica era sotto il controllo giordano fino alla guerra del 1967, quando venne unificata con i settori più moderni sotto l'autorità Israeliana dopo che questi conquistarono la Cisgiordanla IstmI* non ha mal formalmente annesso I territori occupati nel '67. ma ha progressivamente costruito ^ , c^ degli insediamenti sulla terra confiscate ai palestinesi. . Oggi 155.000 israeliani vivono nelle colonie della Cisgiordania e altri 6000 in quelle di Gaza La parte Est della città deve diventare la capitale del loro futuro Stato e va ristabilita la divisione tra settore arabo e settore israeliano COSAJ Gerusalemme deve restare capitale «eterna» dello Stato di Israele, mentre vanno garantiti i diritti di tutte le confessioni religiose ihii.iii,uh,.ihi«hiuuii wmiuhu'hi-'"i l'iwunumm^muiiijtmi uiu inimnnm^wm in Non accettano il 'gioco al rialzo* offerto da Barak. Per questo rivogliono la loro terra, ma temono che una concessione sul territori possa rappresentare contemporaneamente il pretesto per uno 'scambio' (magari su Gerusalemme) in ■,ii»MftLniuiUMi»iii«ui»n u.». ,.w»».m.i»,,,i,,iiL ,,ji i in., •tif.nvmmi cosa vcKìMoqo.^M iSff^MMr L'esistenza degli insediamenti agevola la possibilità di un controllo delle forze di sicurezza. Israele insiste sul diritto dei i coloni a restare, senza togliere la protezione dell'esercito Barak. Clinton e Arafat passeggiano nella tenuta di Camp David