Lavoro nero, è pronto il piano del governo di Roberto Giovannini

Lavoro nero, è pronto il piano del governo Lavoro nero, è pronto il piano del governo Dallo Stato un aiuto ai salari bassi e sconti alle imprese Roberto Giovannini ROMA Meno tasse sulle imprese, sostegno al reddito di chi lavora ma guadagna poco. Le aziende risparmieranno, perché non paghe�ranno più i contributi per gli assegni familiari, con un cospicuo «sconto», pan al 2,48^ó del costo del lavoro complessivo; i lavoratori con redditi bassi (fino a 18 milioni annui lordi, 1.100.000 lire al mese per tredici mensilità) riceveranno una inte�grazione salariale (una «imposta negativa», per la precisione) a carico dello Stato che aumenterà il loro potere d'acquisto. Sono misure elaborate dal ministro del Lavoro, Cesare Salvi, un progetto che costerà relativamente poco: circa tremila miliardi l'anno. L'operazione riguarderà alla fine tutte le imprese italiane (si comin�cerà però da quelle del Sud), con l'obiettivo di aumentarne la competitività e favorire l'emersione, e si tradurrà in un discreto aumento di reddito per oltre due milioni e mezzo di lavoratori a basso salario. Il progetto che il nostro giornale è in grado di anticipare nei dettagli è stato messo nero su bianco al dicastero del Lavoro, dopo un confronto che ha visto anche la partecipazione della Presidenza del Consi�glio: a tempo debito, Salvi presenterà il pacchetto detassazioni alla discussione collegiale del governo. Dunque, un'ipotesi di lavoro che fa parte del menu della Finanziaria: ma al ministero di Via Flavia si è convinti che la proposta ha molte chance di superare il vaglio di parli sociali e ministri. Vediamo�ne i dettagli. La prima misura punta ad alleggerire come richiesto dalle imprese il carico fiscale e parafiscale su l'economia e la produzione. Già nel patto di Natale del '98 si prevedeva una ampia fiscalizzazione di una serie di contributi «impropri» che gravano sul costo del lavoro. Alcuni (Tbc, Enaoli) sono già stati cancellati, adesso si intende abolire (ovvero, porre a carico dello Stato, senza toccare le prestazioni) l'aliquota del 2,48,X) sul montesalari com�plessivo che serve a finanziare il fondo per gli assegni familiari. L'intervento costa 4.500 miliardi, in ragione d'anno: l'idea è quella (a seconda delle effettive disponibilità finanziarie) di far andare a regime questa detassazione nell'arco di tre anni. Si potrebbe comincia�re dal Sud, azzerando da subito l'aliquota perle imprese situate nelle aree depresse, e poi nel triennio estendendo l'agevolazione all'intero paese. Una «astuzia» che l'Unio�ne Europea potrebbe accettare: certo, la misura favorirebbe U funzionamento delle imprese meridionali, ma in realtà si tratte�rebbe solo di un'anticipazione di una riforma complessiva, ben presto operativa su tutto il territorio nazionale. La seconda speculare misura interes�sa i lavoratori dipendenti, ma anche i «parasubordinati» (il popolo del IO-IS'Ki) con retribuzioni modeste: sono i cosiddetti working poors, ovvero coloro che pur lavorando portano a casa buste paga infe�riori ai 18 milioni annui, meno di 1.100.000 lire al mese. A loro verrà versato un «credito fiscale», una integrazione del sala�rio a carico del fisco, corrispondente ìul'8% della retribuzione lorda (più o meno, 80mila lire nette in più per un milione di stipendio). A scalare, il credito fiscale sarà ridotto in proporzione per chi ha un salario lordo di 25 milioni (1.500.000 al mese per 13 mesi). Secondo il progetto governativo, l'intervento riguarderà circa 2,3 milioni di dipendenti, oltre a un cospicuo numero di «collaboratori». La filosofia del «credito fiscale» risponde a precise richieste formu�late dall'Ue: interventi per i salariati (o i disoccupati) a qualifica e retribuzione più bassa, paradossalmente costosi (al lordo) per i loro datori di lavoro e con buste paga troppo modeste per vivere bene. Per aiuta�re queste persone non servono detrazioni d'imposta, ma vere e proprie «imposte negative». Un meccanismo simile esiste nella Francia di Lionel Jospin, ma anche in Svezia e in Olanda. Il senso è quello aumentare il potere d'acquisto e i consumi, alleggerire le imprese, combattere il nero e favorire l'emersione. Sarebbe, evidente�mente, una misura mollo popolare, specie nelle aree più deboli del paese. F una risposta (diretta o indiretta) alla proposta lanciata dal leader di Confindustria Anto�nio D'Amato. E secondo i tecnici del Comitato per l'emersione del lavoro nero di Palazzo Chigi, potrebbe affiancare altro misure per combattere il sommerso: l'aboli�zione del divieto di cumulo tra le pensioni di vecchiaia e le retribuzioni da lavoro, oneri fiscali a forfait per liccolissimi imprenditori, utilizzo degli studi di settore. Un'operazione da tremila miliardi l'anno pensata prima per il Sud e poi da estendere ovunque IL PROGETTO DEL GOVERNO AIUTI ALLE IMPRESE ; Costo del lavoro delle imprese: sgravi per 4500 miliardi nel triennio. Il datore di lavoro non pagherà più l'aliquota (2,480zi) per gli assegni familiari. Questo contributo è immediatamente abolito per le imprese del Sud, poi nel resto del Paese nel giro di tre anni. AIUTI Al LAVORATORI Il piano riguarda i salari più bassi e consiste in sgravi per 1300 miliardi annui. La retribuzione ds�lavoratori con salari fino a 18 milioni lordi annui viene incrementata di una «imposta negativa» pari aH'SVo del salario lordo. Per esempio, chi guadagna su 13 mensilità 1.100.000, avrà un aumento di 88.000 lire al mese.

Persone citate: Cesare Salvi, Consi, D'amato, Lionel Jospin

Luoghi citati: Francia, Olanda, Roma, Svezia