MUSEHOLLYWOOD di Bruno Ventavoli

MUSEHOLLYWOOD Mercoledì, negli spazi ridisegnati della Mole, debutta il nuovo Museo del cinema MUSEHOLLYWOOD Bruno Ventavoli CHE cosa c'è di là nel buio? E' divertente? Fa paura?» Si chiedeva Baudelaire al co�spetto d'una delle tante macchine ottiche che trovavano ospitalità nelle fiere dell'Ottocento. Lui, poe�ta di fiori maligni e di paradisi visionari, non era dissimile dalla massa di spettatori che si lasciava�no sedurre da immagini artificiali. Che si mescolavano con prestidigilalori, mangiatori di fuoco, maghi. Perché il cinema, dai primordi «portentosi» ai dinosauri di Spiel�berg, è sempre stato un miracolo di effetti speciali, uno spettacolo di popolo, un mito collettivo da celebrare gomito a gomito con altri fratelli di stupore, nel rumo�re, tra palatine e pop com, in mezzo a baci rubati. E il Museo del cinema di Torino, che si inaugure�rà mercoled�nella Mole Antonelliana, racconta proprio questo, in una vertiginosa esposizione di og�getti, manifesti, feticci, allestita dallo svizzero Francois Confino. Ci sono voluti anni e duelli prima di traghettare le collezioni cinefile nella Mole. Ma ora che il Museo apre non si può non.plaudire alla messinscena. Vertiginosa come una comica di Busler Keaton o un volo nel canyon di Will E. Coyote, sospesa nel vuoto, attorci�gliata sulle pareti della cupola. Con ogni dettaglio dell'edi�ficio che doveva essere una sinagoga riempito e suturaràjf\ lo da un fotogramma, un L""" manifesto, dalla dolce ro�tondità di una star. Dentro, ordinalo su cinque livelli, c'è lutto quanto ha contri�buito a fare spettacolo. Il bustino di Marilyn, il bi�glietto d'una proiezione otlocentocsa, il vetro colora�to d'una lanterna magica. Ma anche frasi ridicolmen�te antiprofeliche, come quella dei Lumière che sen�tenziavano: «il cinema è un'invenzione senza futu�ro», a dimostrare che la storia del cinema è una gioiosa carrellata caotica, dove i capolavori si alterna�no alle fesserie, le fortune alle miserie. I visitatori del Musoo partono dall'«archeologia». Otto aree tematiche per prendere confidenza con i marchingegni che hanno permesso la nascita del ci�nematografo. Maria Adria�na Piolo li scovava tra sof�fitte polverose, rigattieri, e mercotini delle pulci. Nella sua esposizione «spettaco�larizzato». Confino li fa fun�zionare, per far rivivere al pubblico di oggi le emozio�ni di allora. Posando per esempiol'occhio sui kinctoscopi si spia, voyeuristicamente, in scatole buie dove ballano discinte donnine. Al primo piano della Mole sfilano alcuni secoli di mac�chine antiche che attraver�so lenti, luci, trucchi abi�tuavano l'occhio umano al�la vertigine del'film. Mentre gli scienziati studiavano il microscopioo il telescopio, impresari traflìconi, seguendo le stesse leggi della fìsica, creavano arnesi ottici che stupivano l'umanità barocca. Poi, le lanterne magiche secentesche, portate a spalla nei luoghi più remoti, magnificate da un padre gesuita, queU'Athonasius Kirclier amato da Eco, spettacolo tristo o portentoso che ha deliziato il seco�lo dei lumi, fino a Proust. Poi le immagini in movimento dell'Ottocento ottenulo trumiio Uiuniairopi, fenachisiiscopi. stroboscopi, zootropi, prassinoscopi. Fino ai vari esperimenti che hanno anlicipalo la serata dei Lumière: perché il 28 dicembre 1895 fu proceduto da proiezioni, scoperte, brevolli, tra�dimenti, furti di idee (nel Museo, lo stupore di allora è suggerito da una grande locomotiva). Il cinema moderno viene cele�brato nel cuore della Mole. Sono disposte 80 chaLses longues per distendersi e guardare in aito, in fuga verso il delo, immagini che si frantumano sul sufTitto della cupo�la, oppure duo brevi filmati «Il cinema muto a Torino» e «Uno sguardo Tsulla storia d'Italia» di Lizzani. Domina tutto una rico�struzione del Moloch di Cabiria, omaggio allo Torino belle epoque, che fu capitale mondiale del cine�ma. Intorno, nel mancato tempio ebraico, dica cappelle dedicate al culto dello schermo, al generi cinematografìd, ricolme ili oggetti e suggestioni. Dall'Animazione a! Vero e falso. In quolla doll'Assurdo. por esempio, s�guardano im�magini assisi su gabinetti, comi! in Bunuol. Nel luogo doll'Amore e Morte si può invece osservare un film che scorre sul soffitto, adagia�ti su un letto. Nell'Horror si passa sopra una bara di scena, che accol�se Vuiudierose Bela Lugosi, inDra cu/a. il più fortunato dei film di paura, Poi, un enorme frigorifero, un salotto, un gioco di specchi, un laboratorio, suggeriscono nello al�tre cappelle alin generi cinemato�grafici, accompagnali a sequenze celebri e piccoli feticci. Il viaggio internitivo del Museo prosegue dirigendosi al centro del film, attraversando tulle le fasi di lavorazione. Dai contralti allo story board, dai camerini degli attori alle cineprese, dalle sceneg�giatura al trucco. Si rendo omag�gio naturalmente al regista. Il misterioso demiurgo capace di cre�are un film dalla confusione dei set, dalle bizze delle star, dalle rivendicazioni dei tecnici. In Effet fo Notte Truffaut faceva dire che girare un film è come condurre una diligenza nel West: «all'inizio si suora di fare un bel viaggio e poi, molto rapidamente, ci si comincia a domandare so si arriverà mai a destinazione». Arrivare all'ultimo ciak è come salvare una nave in pericolo. Fellini scrive: «La regia è sempre il comando della ciurma di Cristoforo Colombo che vuole tor�nare indietro. Tutt'intomo hai le facce degli elettricisti, il loro muto interrogativo; "Dotto', e che volemo fa' tardi iure stasera?"». Per Hitcìcok gli attori orano «bestiame». Per Herzog, esseri umani da mettere alla prova in circostanze estreme. I sentimenti degli amori di fronte al loro capita�lo più costoso sono sempre stali ambivalenti. In ogni caso le star sono il tassello fondamentale della macchina. La cerniera di Rita Hayworth o la sigaretta di Bogart, le gambe accavallalo di Sharon Sione o il ciglio gladiatore di Rus�sai Crowe concniisiano milioni di spettatori. Lo tacevano all'inizio del secolo, quando lo sguardo del�le platee era ingenuo. Ma lo fanno ancora osgi, nell'era della scaltrez�za e della secolarizzazione. Che1 cosa trasformi una capigliatura bionda o una quarta di reggiseno in un'icona, non è facile scoprirlo Eppure gli indumenti sotto vetro trasmettono un po' d'aura. Un biLsiino nero e un bracciale di conchiglia hanno inguainato il cor�po di Marilyn. 11 costume da tore�ro, appartenuto a Joselit.o, e poi usato in Saui/ui' e arena hanno fallo perdere 11 lume della ragione a reggimenti di donno. Ma anche oggetti inanimali, semplici balocc U creali da artigiani fantasiosi, se ripensati sullo schermo evoca�no meraviglia; le maschero per ii Pianeta iMìe scimmie, l'uovo exiraierresiro di Alien, il casco di RoÒOCDp, un betTardo Gromlin, la testa dello «Squalo» ili Spielberg. C'è un contratto in apparenza ferreo tra Rko e Orson Welles per il budget dell'Origliò degli Ani berson. Poi. probabilmente, viola�to. Le sceneggiature di Quarti) potere, di Psycho, del Padrino sono tormentate da notazioni au�tografe, scarabocchi, improvvisa�zioni. A dimostrazione che il |)ercorso dai set tumultuosi al capola�voro di celluloide é semine tor�mentalo, pugnace, drammatico. Il regista deve trasformare parole e idee in immagini. Domare le mae�stranze. Ma anche vedersela con i produttori, cui è, giustamente, de�dicata una tappa nel Museo. Go�dard, conio tutti gli autori, li disprezzava: «Il produtiore diceva è un tale che compra un libro e vuole subito costruirci un affare 11 maio è che non avendo il più de le volte gusto compra brutti libri». Invece noi bone e nel male sono loro che hanno costruito la storia del cinema. Dagli onnipoten ti tycoon hollywoodiani, come Lasky, Goldwin. i Warner. Zonuck (t|iia.si tutti ebrei, quasi tutti immi�grali dall'Est Europa con grandi sogni nelle novero uuichel, ai mece�nati alla Gualino, a Pomi e De Laurentiis, ai trafficoni tiberini che.si barcamenavano tra cambia�li i! minimi garantiti. Il cinema, ricco di sogni e di denari, è stato spesso una sirena munifici per altri ortisii. Che partecipavano talvolta schizzinosi, talvolta affa�scinali all'avventura dei set. E cosi ci sono il copione «iella Giotxin da autografalo da D'Annunzio, i bozzelli di Carlo I^vi per il Pietm '«fioca di Vergano o i figurini di Cremona por Lu monaca di Mon�za di l'acini; gli schizzi por Via col vento o La corona di ferro, jier Ben Hurc�Ivan il terribile. L'ultimo percorso suggerito nel�la Molo, è un'ascensione sulla rampa olicoidalc. nel vuoto, al cospetto dei manifesti. Si parto da Traìn de spectre si approda al Conformista. Ogni suizione è un altare all'idolatria delle immagini, a donne dal corpo statuario, a j nst de fumanti, a sguardi galeotti. »er gli antichi esercenti popolari erano carta straccia, che foderava magazzini o contine, prima di finire al macero o nei cassonetti. Per ! ( ineììli e i couoiùùiìisii aODO oggi colorati oggetti del desiderio da contendere nelle aste a suon di milioni. Anche questo è un segno della caotica storia del dnema. Una messinscena fantastica ripercorre la storia caotica della settima arte dalla lanterna magica alla cerniera di Rita Hayworth al bustino di Marilyn

Luoghi citati: Adria, Cremona, Europa, Italia, Marilyn, Torino