La voglia di perdonare nell'Anno Santo

La voglia di perdonare nell'Anno Santo LA DECISIONE DELLA SANTA SEDE DOPO DUE TENTATIVI FALLITI La voglia di perdonare nell'Anno Santo La breve lettera scritta nel ritorno da Fatima retroscena Marce Tosafil CinA DEL VATICANO SIGNOR Presidente....»: un incipit molto formale per le venti righe di un Papa al Capo dello Stato italiano, venti righe che hanno permesso a un tentato assassino di uscire dal carcere, e di tornare nel suo Paese. Un atto formale, in realtà, perché la decisione operativa era stata già discussa e decisa dal ministro della Giustizia, Fas�sino, e dal Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano; ma necessaria perché il Presidente della Repubblica potesse decide�re la grazia. Una lettera breve, vergata subito dopo il ritorno dal viaggio di un giorno a Fati�ma, il 13 maggio 2000, e la parziale rivelazione del terzo segreto; ma che spiega le radici profonde della richiesta di perdo�no, e l'occasione congiunturale: l'occasione offerta «dall'Anno Giubilare porta la comunità cri�stiana a riflettere», sull'esperien�za deljperdono; esprime il deside�rio di partecipare in qualche modo alla «sofferenza» dei carce�rati, per qualsiasi ragione si trovino privati della libertà. E inoltre ed è questo il «clou» del messaggio, il Pontefice parla di un qualcosa che lo riguarda mol�to da vicino: «Vorremmo noi personalmente», dare un gesto, «un gesto d�clemenza proprio nei riguardi di chi» si rese respon�sabile di un'aggressione quasi mortale nei confronti «della mia persona». A metà maggio la lettera Hrmeta «Johannes Paulus II» è giunta all'antica reggia dei papi, ed ora sede del Capo dello Stato. Ma era solo l'ultimo passaggio di un processo che aveva proso avvio Oltretevere già da parec�chi mesi, quando il vertice vati�cano aveva cominciato ad esami�nare la strategia da seguire per il «Giubileo dei Detenuti». L'« input» di collegare questo mo�mento mondiale di clemenza, con un gesto particolarmente significativo è venuto dal cardi�nale Roger Etchegaray. Il porpo�rato francese di origine basca, presidente del Comitato per il Grande Giubileo ha consigliato al Pontefice di rimettere in moto ma questa volta in maniera autonoma la macchina della clemenza, avviatasi durante la presidenza di Oscar Luigi Scalfaro, e bloccata al tempo in cui era ministro della Giustizia Oliviero Diliberto. Ma già al tempo del ministro Flick la risposta anche se non entusiastica del Vaticano a un'eventuale propo�sta di grazia era slata positiva. In realtà in Vaticano convive�vano due lineo, o più che altro due sentimenti. Da una parte c'era chi pensava e lo pensa ancora che in realtà il «pentimento» di Agca sia stalo solo un'escamotage por uscire di gale�ra; e oltre ai recenti attaccni al Valicano, uarole di qualche gior�no fa, darebbe ragiono agli scetti�ci il suo caparbio ostinarsi a difendere i mandanti, a non sve�lare chi gli ha armalo la mano il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro. Meno di tre anni fa, nel novembre del 1997, la persona più vicina a Giovanni Paolo II, il vescovo Stanislao Dziwisz, dice�va: «Noi abbiamo fatto liuto il possibile, ma è Ali che ancora non ha dello tutto; e deve prima dire luna la verità». Una posizio�ne mollo condivisa, e che proba�bilmente avrebbe contribuito a mantenere il killer turco nella sua colla di Ancona se non fosse giunto l'Anno Santo. Infatti neanche l'incontro che l'avvocato di Agca. Marina Magislrelli, aveva avuto con Giovan�ni Paolo era servito a far si che la Santa Sede diventasse il motore della grazia. E in effotti una «spinta» e non solo un «nulla osta» formale, era necessaria a sbloccare la situazione. Infatti il Papa, in quanto persona offesa doveva offrire il suo perdono; ma anche la Santa Sede, a cui sarebbe spellalo giudicare il ten�tato assassino, se non avesse «delegato» al compito lo Stato Italiano con i Palli Lateranensi, era chiamata a prendere jkisìzìone. E' mollo probabile che se non ci fosse slato il Giubileo delle Carceri neanche la sostanziale benevolenza del Pana ll'avvocato Magistrelli dice di sapere che Giovanni Paolo li ha chiesto più volte perché Agca stesse ancora in cella) avrebbe provocato l'ac�celerazione che in qualche setti�mana ha riportato l'ex Lupo Grigio in Turchia. Doiki una prima riunione il Pontefice si è consultato a'tre volte con i suoi collaboratori, e si è falla rapida�mente strada l'idea cho sarebbe stato incongruo celebrare l'An�no Santo dei detenuti senza fanlutto il possibile per dimostrare un perdono concreto a chi aveva ferito il Pontefice. Etchegaray, grande regista di questo come ài altri eventi ciubilari, aveva con�vinto i suoi interlocutori 11 Sa p.retario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, prese contatto con il ministro di Grazia e Giusti�zia, Piero Fassino, e la pratica ili concessione di Grazia, due volte avviala in passato, e due volte arenata, prese il largo, verso il Quirinale, Accompagnata dalle venti righe decisive di Papa Wojtyla A Ciampi non è stato ililìielle, come ha confidato al�l'arcivescovo di Ancona, mons. Franco Festorazzi, prenderà unu decisione «molto velocemente». Un mese esatto il 13 Riugno 2000 dopo il viaggio del Pontefi�ce a Fatima. «Signor Presidente» in venti righe la richiesta formale sottoscritta da Giovanni Paolo II E' stato il cardinale Roger Etchegaray ad avviare il dialogo con Piero Fassino e il Quirinale

Luoghi citati: Ancona, Cina, Turchia