Islanda: il deserto verde della lava e di Erik il Rosso

Islanda: il deserto verde della lava e di Erik il Rosso VIAGGIO NELL'ESTREMA TULE DI VIRGILIO, IL CONFINE PIÙ LONTANO E NORDICO DEL MONDO Islanda: il deserto verde della lava e di Erik il Rosso REPORTAGE Folco Portinari DESTINAZIONE: Islanda. Partenza: immediata. Aeropor�to d'arrivo: Reykjavik... Un'iso�la che più isola non si può, l'nilttma Thyle», l'estrema Tuie di Viigilio, il confine più lontano e nordico del mondo. Grande come un terzo dell'Ita�lia, toccata dal Circolo Polare artico, ha una popolazione pari a un quartiere di Torino, 250 mila abitanti, più di metà dei quali vive nella capitale. Ecco che i parameiri ai quali siamo abituati salta�no in aria ed è naturale che il Palazzo Chigi islandese sia un palazzetto auste�ro quanto modesto, di due piani, senza neppure un vigile urbano a montare la guardia. Lo slesso dicasi del Parlamen�to, sulla piazza principale, un giardino che, se il tempo e bello, si riempie di carrozzine e di giovani mamme e di ragazzini, allegri di catturare il raro sole. Non fa perciò meraviglia, allora, incontrare al bar il presidente della Repubblica. Insisto sui parametri, perché sono quelli coi quali il visitatore deve fare i conti subito, se su un territorio vasto come l'Italia del Nord va distribuita una popolazione più o meno pari a quella di Alessandria. Nel calcolo riduttivo va messa pure la seconda città, Akureyri, 15 mila anime e un'università (con una facoltà per la conservazione del pesce e un'altra di infennierislica: c'è carenza di medici e di infennieril. 0 Hùsavik, dove ci si imbarca per andare a vedere le balene. A questo punto il discrimine diventa cento, paesi con piti o meno di cento abitanti. Per fare un paese basta�no cinque 0 sei case, una chiesa lutera�na e, se va bene, un distributore di benzina. Ciò lutt'attomo al perimetro dell'Isola, percorso dall'imica stradanazionale, asfaltata ma non ancora com�pletamente. Questo è uno dei parametri coi quali ci si deve misurare. L'altro è quello temporale, storico, di una storia che toma indietro di un millennio almeno, quando qui approdarono i vichinghi. Davanti all'imponente chiesa nuova del�la capitale. Anni 00, di modernissime linee, a fonna di organo e con un campanile di settanta metri, ce un monumento dedicato al più celebre islandese, Erik il Rosso, che anticipò Colombo nella scoperta dell'America di mezzo millennio. Qui noi '200 si è scritto, in islandese, uno dei più solidi «poemi precristiani» della nostra cultu�ra, IVEdda». A Borgames, un paese sorto attorno alla fattoria dei Borg, c'è il tumulo di Egill Skallagrimsson, un poe�ta del IX secolo ancora molto popolare e amato. La disgrazia culturale dell'isola coincide con l'occupazione e la sua riduzione a colonia scandinava (divente�rà di nuovo libera e indipendente solo dopo l'ultima guerra e dopo essere siala una base militare Usai. Ecco che la parola «antico» assume dmiensioni per noi imparagonabili e improprie, specie per quel che attiene ai documenti, come dire, archeologici. L'equivalente dell'an�tica Grecia e di Roma sono i reperti, scarsissùni per altro, settecenteschi, quale il duomo luterano di Reykjavik Per il resto l'antiquariato è tardo-otto�centesco. Il paesaggio islandese, ove non sia occupato da ghiacciai (noi siamo coudizionali dalle misure del Bianco, del Rosa, dell'Ortles, quando il maggiore, da queste parti, ha le dimensioni del�l'Umbria), si presenta come un deserto verde. 0 nero. L'hanno cos�modellato una cinquantina di vulcani, ricoprendo di lava le pianure. E sopra la lava cresce spesso un soffice muschio, che intona al verde. Perché deserto? Perché si tratta di un paesaggio presso che privo di alberi, a perdita d'occhio. Niente grano e il pane che si mangia, oli uno, è imponalo. In compenso il sottosuolo è caldo per le numerosissime sorgenti d'acqua calda che l'attraversano, sim�biosi coi vulcani, una ricca fonte di energia per il Paese !l riscaldamento non è un problema. E in prossimità di queste zone le serre consentono di coltivare pomodori, frutta, fiori. Però in quella campagna si conserva il primo Parlamento popolare del mondo, al�l'aperto, presso il lago di Pingallavein, anno 900. Un deserto, dicevo, che per essere verde non è inanimato. Un numero incredibile di cavalli bradi, assai apprez�zali dai cavalieri, e di wore altrettanto brade. Anzi, dojx) il pesce, l'agnello rappresenta il piatto nazionale. Viene macellato ima volta all'anno, all'inizio dell'inverno, e conservato nei surgelato�ri. Cos'altro si mangia? Gran pesce, soprattutto merluzzi e sogliole, e halibut, il più fino. 0 gamberi. Per ovvie ragioni le minestre, che sempre compa�iono in menu, sono il trionfo di Knorr, Campbell, Maggi sono cioè tutte in busta o in scatola. Se però si è gastrono�micamente curiosi, come lo sono io, al ristorante Prir frakkar di Reykjavik, l'unico credo, si può mangiare carne di balena. Dopo averla assaggiata una volta, scaloppine con salsa al pepe, tenerissima come il miglior filetto, ci sono tornato altre due volte, sperimen�tandola anche cmda, tagliata a dadini. alla giapponese con salsa di soia, eccel�lente. Pure giganteschi scampi, ma non le aragoste, perché li pare non siano apprezzale. Ma l'Islanda la si può definire «bel�la»? Certamente, di una bellezza inusua�le. Tutto ciò che essa offre al visitatore si esaurisce nel suo paesaggio, incomin�ciando dalle case, perché la sua storia sembra concentrarsi tutta nel presente, nel cosi com'è. Fin dal primo saluto. La strada che dall'aeroporto va in città attraversa un limare deserto lavico lungo il mare Ne Reykjavik dà l'impres�sione di una capitale. Tutte case basse, in legno (importato se non ci sono alberi! rivestito di lamiera ondulata e verniciata in vivaci colori. E' lo stile dell'isola, questa qualità cromatica, ed è ouclla che caratterizza le basse case e ella via Laugavergur. delta la Montenapoleono islandese. Una Montenapoleone dei semplici Poi si esce dalla città e ogni gusto è lascialo all'occhio, die non ha se non da spaziare, da cogliere una melanconica natura. 11 lenuometro va dai 2' ai 15', quando splende il sole estivo. Malinconici sono i fiordi, meno profondi dei norvegesi. Ne meno malin�conico, non triste, è il Lago di Myvatn. pieno di ogni tipo di anitre ma pure d'ogni sorpresa paesaggistica, appena se ne incominci la circumnavigazione. Isole, anse, concrezioni laviche monu�mentali, invenzioni della natura che unita l'arte. Si passa dal nero lavico di un vulcano, al rosso d'un angolo «inter�nale» coi mobili fumi dei soffioni sulfu�rei. C'è un cratere che dopo l'ultima enizinne si è riempito di un'acqua di limpidissimo azzurro profondo, e ci sono le Borgaras, mastodontiche concre�zioni di lava raggrumate in varia fonna, un castello, una chiesa, mura, in un percorso allucinatorio, Qua e là oche e cigni selvatici, beccacce artiche, prima di far visita ai puffins. i pulcinella ili mare, nell'isola di Dyahòlaey: grossi come un galletto, sembrano un giocatto�lo bianco e nero, con uno strano becco variopinto in rosso e giallo, quieti e senza paura por gli estranei nidificano a centinaia nelle rocce a strapiombo sul man(quasi mi vergogno a confessare d'averne mangiato i filetti, squisiti!. Ho lasciato per ultime le cascate che umiliano quelle del Niagara. Sono molle e rompono 1 uniformità cui l'occhio si è saziato e abituato nel deserto venie e nero. Ognuna ha un suo stile, un suo linguaggio, l'agilità dello Svartifoss iper raggiungerlo bisogna camminare per un ora] con la «cascata» di basalto che l'accompagna, scure canne d'organo che precipiiano verso il piano accanto: la cascata del Gilsa. la strepitosa Culifoss, la cascata d'oro, davvero sconvol�gente per le sue dimensioni, distribuita SU due balconi, a precipizio verso un canyon nascostoda una nuvola di polve�re d'acqua E infine la più maestosa, la Dèttiflòss, un volo di sessanta metri. Il paesaggio è completamente occupato da ghiacciai. Ma, attenzione: noi siamo condizionati dalle misure del Bianco, del Rosa, e dell'Ortles. Da queste parti, il maggiore ha le dimensioni dell'Umbria GRANDE UN TERZO DELL'ITALIA, TOCCATA DAL CIRCOLO ARTICO, HA UNA POPOLAZIONE PARI A UN QUARTIERE DI TORINO, 250 MILA ABITANTI, METÀ VIVE A REYKJAVIK MUSEI E PANORAMI a Non ci sono gli Uffìzi ma il Museo Nazionale d'Islanda, il Thjòdmìnjasfnid, con gli artisti moderni islandesi, rappresenta una felice sorpresa. O l'Arfoaer Folk M ti soum, all'aperto. Merita una passeggiata nel gran parco in cui è situata, la Nordic House, di Alvar Aaho, Infine il campanile della chiesa nuova, sul colle più alto della città: vista eccezionale. Il paesaggio islandese, ove non sia occupato da mare e ghiacciai, si presenta come un deserto verde o nero cosi modellato dai vulcani che hanno ricoperto di lava le pianure. La capitale, Reykjavik.

Persone citate: Alvar Aaho, Borg, Folco Portinari, Maggi