I due destini di Tondelli: uno si compie, l'altro mai

I due destini di Tondelli: uno si compie, l'altro mai I due destini di Tondelli: uno si compie, l'altro mai HA scritto il filo�sofo russo P. D. Uspenskij che nella vita degli uomini ci sono due destini: uno elio si compie sempre e uno che invece non si compie mai. L'imma�gine calza perfettamente per Pier Vittorio Tondelli, scomparso nel 1991 a soli 36 anni. 11 destino che si è compiuto è quello dello scrit�tore, a tono o a ragione definito «generazionale», autore di un li�bro fulminante «Altri liborlinii) (1980), carico di voci, attese, im�provvisi sefuarci e deliberate ma�nipolazioni, libro che possiede un proprio timbro, una voce, a tratti alterata e artefatta ma assoluta�mente consona all'epoca in cui fu scrino e pubblicalo. Il libro, rilet�to a ventanni di distanza, insie�me alle accurate e ampie note redatte da Fulvio Panzori criti�co e custode fedele dol lascilo dello scrittore emiliano -, regge, anzi cresce, insieme al senso di disperazione, allo smarrimento, all'energia pagana che c'è dentro. Tondelli, come ha spiegalo mollo bene Aldo Tagliaferri, suo primo editore presso Feltrinelli, nello scritto «Sul motore tirato al mas�simo», è il perfetto cantore di quel patto generazionale «che si fonda sul tentativo, tuttora opeRECENMBel rante nel nostro tessuto sociale, di costruire un mondo narcisisti�co di uguali al fine di evitare sistematicamente l'F'dipo, e dun�que il penoso processo della ma�turazione pulsionale». La lettura di Tagliaferri si fonda su un libro geniale dello psicoanalista Bela Grunberger, «Il narcisismo» (Ei�naudi), ancora utilissimo per leg�gere la asocicià senza jadri» in cui viviamo, di cui «Altri liberti�ni» è uno dei pochi documenti letterari credibili. Il primo desti�no dello scrittore emiliano si è compiuto nel momento in cui egli è stato capace nei primi due libri di inventare un proprio stile per raccontare le ossessioni del cor�po, il fallimento sentimentale, la passione erotica, l'omosessualiià, e soprattutto il disagio dilagante della propria generazione. Elena Buia, in un libro dedicato all'ope�ra di Tondelli, «Verso casa» (Fernandel, pp. 127, L. 20.000), motte l'accento sul «vischioso male», che è il punto dolente e irrisolto dell'opera e della stessa personali�tà di Tondelli, «un sentimento IONE co liti sotterraneo e dolen�te, inlimo e costante» che riemerge «di con�tinuo, vanificando la celebrazione di un mondo carnevalesco, distruggondo l'utopia della non-definizio�ne, innescando mec�canismi autodistruttivi», Il desti�no che si è compiuto, Panzeri lo ricorda in apertura del suo saggio introduttivo, «Pianura progressi�va», è quello di aver dato inizio con «Altri libertini» alla nuova generazione dei narratori, segna�ta Celali docet -, dal ritorno alla «sentimentalità» e al racconto, dopo la lunga e interminabile generazione dogli scrittori intel�lettuali. Era l'epoca della «fine della |X)lilica», e anche del de profundis delle neoavanguardie, cui pure Tondelli devo molto sul piano del formalismo letterario. Il destino che invece non si e compiuto e qui il dato biografi�co, la malattia e la morte precoce sono decisivi, almeno sul piano dei crudi fatti è quello che riguarda il narratore del «vischio�so male», il narratore sentimenta�le, quello appunto del «ritorno a casa», capace di scrivere un «ca�polavoro a bocca chiusa», come «HiglietU agli amici». La definizio�ne è di Frangoise Wahl, suo men�tore insieme a Tagliaferri, e non è un caso che a capirlo in modo profondo non siano stali i suoi coetanei, bens�duo lellerali di un altra generazione. Anche «Ca�mere separale», opera per molle ragioni umiliare, è un libro bello, per quanto incompiuto, proprio come il destino del suo autore. Mentre meno convincenti risulta�no opere come «Rimini», genero�so lentaiivo di ritrovare un pro�prio posto nella saga della con�temporaneità, e persino «Un wecKend postmoderno», zibaldo�ne generazionale, indis pensabile per capire cosa è accaduto negli anni Ottanta, che non sono solo gli anni del degrado morale e del fallimento di ogni utopia politica, ma anche gli anni segnali da una disperala vitalità che Tondelli ha registrata con il fedele sismogra�fo della sua })enna. Chiedersi cosa avrebbe scritto un certo autore se fosse vissuto più a lungo non ha mollo senso, perché la letleratura, come la storia, per quanto oggi ci si sforzi di applicare l'idea dei «mondi possibili», è legata a ciò che è stato e ora non e più. Il tempo è il vero implacabile nemico di chi scrive, e la morte è l�per apporvi il suo indelebile sigillo. Il secondo destino di Pier Vitto�rio Tondelli, quello che non è compiuto, riguarda la grande no�stalgia che, prima come un rivo�lo, poi come un fiume in piena, ha comincialo a scorrere nella sua opera. Nostalgia del proprio sé passato, di un'esperienza edenica irraggiungibile, che ha il volto della Madre e della temi natale, il vero stigma della sua opera, e di cui «Biglietti agli amici» e «Camere separale» sono due re�ferti davvero straordinari. Anto�nio Spadaro, un gesuita, di dieci anni più giovane di Tondelli, ha provato a declinare questo desti�no incompiuto usando una paro�la carica di grandi significali: «attesa», «Pier Vittorio Tondelli. Attraversare l'attesa» (Edizioni Diabasis, pp.229, L 30.000). Il libro, generoso col suo autore, non riesce tuttavia a stringere l'opera di Tondelli dentro la pro�pria griglia interpretativa che cer�ca di tradurre in forme critiche l'intuizione di una spiritualità tondelliana. Tondelli e anche uno scriiiore religioso, ma non cattoli�co. La sua religione e quella del «pagus» emiliano, e di cattolico ha solo l'inclinazione al patetico, sentimento che da solo non basta a definirlo, i«.'r quanto Tondelli non sia uno scrittore tragico, bens�drammatico. Il punto è qui: l)er quanto inlelligenie e perspi caco come scrittore. Tondelli e stalo cieco verso se slesso, non ha compreso dove stava andan�do, come e perché la propria ricerai letteraria procedesse co�me un gambero, anche quando avanzava verso territori inesplo�rati dell'arte e della letleratura. Tagliaferri scrive in modo acuto che lo scrittore emiliano non si era reso conto della profondila mitica dei molivi che metteva in molo nelle pagine di «Altri liberti�ni», libro riuscito proprio perché baldanzoso e inconsapevole, che salta di slancio l'ostacolo. Ma appena atterra dall'altra parte. Tondelli non sa più chi è e cosa vuole. Vuol essere scrittore, scrive Panzeri. E' vero. Tuttavia ciuesta è solo una faccia della mec aglia poiché avanzando alla cieca «Dinner party» lo dichiara con evidenza Tondelli ha ditscritlo una zona sentimentale per tanti tratLi inedita, senza però poterla picchettare. Dello altrimenti: ha posto un segno, messo un'im iron�ia digitale, non ha compiuto l'ope�ra. Questo ce lo rende sempre giovane, o, come lui stesso diceva di sé, sempre in cammino. E' lo scrittore evergreen, come il suo amalo «Piccolo principe», di cui, giovanissmo, aveva allestito una riduzione teatrale. E" stalo con noi una volta, negli Anni Ottanta, in perfetto sintonia col proprio tempo, sarà ancora con noi nel futuro, perché per sempre fuori dal tempo. E' cos�che si produco�no i miti, a cominciare dal «milo Tondelli». RECENSIONE Marco Belpoliti BOMPIANI PUBBLICA LA RACCOLTA COMPLETA DELLE SUE OPERE. DA «ALTRI LIBERTINI» A kBIGLIETTI AGLI AMICI»: L'ITINERARIO DI UN AUTORE SCOMPARSO TROPPO PRESTO II primo è quello dello scrittore, «generazionale», il secondo riguarda il narratore del «vischioso male» il sentimentale del ritorno a casa, capace di produrre un «capolavoro a bocca chiusa» Pier Vittorio Tondelli è scomparso nel 1991 a soli 36 anni. Pier Vittorio Tondelli Opere. Romanzi, teatro, racconti, a cura di Fulvio Panzer Classici Bompiani, pp. 1223, L 29.500 RACCOLTA

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