« E noi andremo in America » di Gabriele Beccaria

« E noi andremo in America » LA REPLICA DEL PRESIDENTE DELL'ASSOBIOTEC « E noi andremo in America » Le aziende italiane pronte a emigrare Gabriele Beccaria E còsi si fa il gioco di quelle poche multinazionali che sono già avanti di 10-15 anni rispetto a tutti gli altri competitori. Il nuovo "no" che è appena arrivato dai ministri deirAmbienle ai cibi transgeni�ci taglia fuori le piccole e le medie imprese europee, cancel�la la sperimentazione e la ricer�ca, ci condanna a posizioni di perenne retroguardia». Sergio Dompé è il presidente d�Assobiotec, l'associazione che racco�glie le società biotecnologiche italiane, ed è molto allarmato. Perché questo nuovo e cla�moroso stop, secondo lei? «Mi sembra una prova di fonda�mentalismo ideologico: i Verdi di tutta Europa dovrebbero ren�dersi conto che si può fermare un prodotto, ma che non si può bloccare una tecnologia nel suo insieme. In eptesto modo chi ci guadagna davvero è l'America, proprio il nemico di tanti am�bientalisti: il ripristino della moratoria è una manna per le multinazionali statunitensi, a cui si fa lo straordinario regalo di eliminare sul nascere azien�de biotech che potrebbero infa�stidirle». In realtà, i ministri del�l'Ambiente tornano a chie�dere un supplemento di ricerca. Quindi, non do�vrebbe restare comunque uno spazio per le nuove aziende? «Di fatto no. Prendiamo l'esem�pio dell'Ualìa. La moratoria si�gnifica che da due anni non viene concessa una sola autoriz�zazione, nonostante nel resto del mondo vengano testati sem�pre nuovi prodotti». Sta dicendo che il nostro Paese è ancora più rigido degli altri governi dell'Ue? «Esatto. Siamo gli ultimi in un continente che con la moratoria impedisce alle leggi vigenti di funzionare e viola di conseguen�za lo stato di diritto. L'Europa è già in grave ritardo, non solo sugli Stati Uniti, ma anche su altre nazioni come Cina, Argen�tina e Cuba, che non posono certo essere "accusate' di suddi�tanza nei confronti di Washin�gton. Bisogna capire che la spe�rimentazione ò e resta un pro�blema competitivo: basta un piccolo stop e si accumula un immediato ritardo che si riper�cuote sul sistema-Paese e, allin�di, sia sul privato che sul pubbli�co». Rosta il fatto che governi e organizzazioni ecologiste si sono alleati per insistere su nuovi test. E intanto il Cnr fa sapere che ci vorran�no 10 anni per capire se i cibi manipolati sono davve�ro sicuri. Questa prudenza, secondo lei, non e ragione�vole? «Se parliamo di certezze assolu�te, quelle, purtroppo, non le avremo mai. Non le abbiamo nemmeno per cibi che sono in commercio ormai da decenni. Piuttosto guardiamo agli Stati Uniti: l�i cibi transgemei sono in vendita da almeno un decen�nio e si è dimostrato che non sono affatto pericolosi. La seve�rissima "Food and Drag Administration" ha richiesto tutte le analisi del caso e alla fine ha dato il suo assenso». Ma perché in Italia l'opinio�ne pubblica continua a es�sere tanto spaventata? Per�ché o ogni sondaggio la metà degli intevistati dice «no» a quelli che chiama (icibi Frankenstein»? «Per disinformazione. Si fa trop�po terrorismo e alla fine la cattiva informazione scaccia quella buona. E quando s�cerca d�fare il punto della situazione come al meeting genovese di "Tebio" fanno più notizia i dimostranti e le loro proteste colorate che i dati offerti dagli scienziati». A questo punto che strate�gia adotteranno le aziende italiane ed europee del bio�tech? «E' troppo presto por dirlo, ma una reazione ci sarà senz'altro. Forse, finiranno per emigrare altrove. D�certo, il biotech com'è stalo scritto nel "Libro Bianco" di Delors e uno tecno�logìa fondamentale per guidare lo sviluppo dell'Europa. Un esempio è significativo: a Gine�vra è stato appena aperto un grande centro di ricerca da 90 niiliardi e in Svizzera, dove un referendum popolare hu di re�cente dato luce verde allo biotec�nologie, nascono una-due nuo�ve aziende la setlimana. Da noi neanche una all'anno». -^«-^—w^^.. il ' ^ ^mm Per gli ecologisti la decisione dei ministri dell'Ambiente costituisce una grande vittoi in

Persone citate: Delors, Sergio Dompé

Luoghi citati: America, Cina, Cuba, Europa, Italia, Stati Uniti, Svizzera